giovedì 25 luglio 2013

Maccaroni e brocciu mustiu - Pasta con ricotta (mustia)

Spesso, molto spesso, assaggiando certi prodotti tipici fatti a dovere sono rimasto come un cretino, con gli occhi persi nel vuoto, la bocca e la cavità nasale colma di sapori e aromi celestiali a ripetermi, in un sussurro: "Allora è questa la..."
Aggiungere ai puntini la scoperta del giorno, prego.
Non parlo di cose che per pigrizia non avevo mai assaggiato prima (e parlo dei fegatini di pollo e di molte, troppe verdure, ahimé...) ma di cose che conoscevo fatte in un certo modo e che così fatte non mi entusiasmavano poi molto.
"Sì, la ricotta affumicata è sfiziosa e bella carica di sapore, però..."
Mai giudicare al primo morso, mai.
Tanto più se si conoscono certi prodotti solo nella versione industriale, snaturata di tutto tranne che per l'abuso di un nome che non dovrebbe appartenere loro.
Quando assaggiamo una ricotta affumicata da supermarket dobbiamo tenere in mente che quell'affumicatura è chimica.
Stimo molto il chimico Dario Bressanini tanto da aver ormai imparato che la chimica è ovunque, che tutto è composto di molecole, e che spesso neppure un gourmet dei più raffinati riesce a riconoscere la differenza tra la vaniglia in bacca e quella di sintesi (ci sono interessanti studi in proposito, cari miei naturisti-a-tutti-i-costi e li riporta il chimico nella sua rubrica, qui).
Questo per dire che non sono refrattario alle innovazioni, e che ritengo la parola naturale un artificio culturale dei più biechi, con la quale si può anche sostenere l'abiezione di un essere umano che non sia conforme a certi dettami.
Ma questo è un altro discorso...
La ricotta mustia "chimica" è proprio chimica. Non ha nulla di piacevole.
È solo molesta, come un botolo ringhiante che si finge un alano e che ricorda solo da lontano la comune origine canina (e casearia, nel nostro... caso).
La ricotta affumicata chimicamente, semplicemente, non è tale.
Chiamatela pseudo-ricotta-fumé o quasi-mustia, e lasciate il nome a questo capolavoro della sapienza popolare:

È fatta di solo latte di pecora, è morbida e delicata, e ha un aroma affumicato che può sembrare troppo rude e invadente.
Poi, appena la poggi sul pane, lei si sente più a suo agio e dà il meglio di sé.
Aveva solo bisogno di conforto, poverina.
È insomma, un cibo finto-coatto.
Sembra aggressivo e troppo soverchiante, ma solo perché non lo si prende nella giusta maniera.
Come tutti noi, del resto.

Come gustarla al meglio? Ma con la pasta, che domande!
Pipe rigate (la morte sua) che blo-blo saltellano allegramente nell'acqua, nel mentre la ricotta si ammorbidisce a crema con la forchetta; poi poca acqua di cottura delle pipe per diluire la consistenza e un pugno di pecorino (sardo, più delicato) per accompagnarla al suo soave destino: l'incontro con le papille nostre gustative, una delle nostre zone erogene più trascurate.


Detto inglese (e universale) del giorno
Never judge a book by its cover
Non giudicare mai un libro dalla copertina

Oggi ascoltiamo
Le onde del mare...

2 commenti:

  1. questa ricotta da consolare per troppa solitudine mi strugge

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  2. Sì, è davvero commovente, come lo sguardo delle (poche) verdure lasciate da sole in frigo in attesa di chissà quale fine...
    Ma tranquilla, la ricotta ha avuto il suo posto d'onore nell'ecosistema!

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