giovedì 4 luglio 2013

È mio, tutto mio, finalmente...

Sai quando passi ore in libreria, prendi in mano quel volume e lo apri con cautela, come per timore di rovinarlo anche solo facendogli sentire il passaggio dell'aria tra i fogli?
Poi lo guardi, lo riguardi, cerchi di studiarlo con religiosa attenzione come fosse un'immagine sacra, un'icona, come a volerne scansire con la retina, tutto il contenuto.
Poi lo giri, ma sai già che cosa c'è scritto, e non è una sorpresa. Lo è stata la prima volta, ma in fondo te l'aspettavi e, comunque, è stato un colpo al cuore.
Quelle doppie cifre sono il simbolo  tangibile d'un ostacolo, della follia, qualora cedessi, di un colpo di testa senz'alcuna redenzione.
Insomma, non te lo puoi permettere.
Allora fai un sospiro di rimpianto dolceamaro, lo riaccarezzi con delicatezza sulla copertina, cerchi di annusarlo tra le pagine senza farti vedere dalla commessa, che altrimenti chiamerebbe un immediato soccorso, e lo posi con delizatezza.
Poi asciughi la lacrima.
Sì, forse ho la vista stanca, forse qui fa troppo caldo, forse ho camminato troppo per arrivare qui, al cospetto di questa meraviglia.

Non parlo di chissà quale volume d'arte, magari uno di quelli iper-fighi dell'editore FMR (Franco Maria Ricci) di cui solo la rivista, anche a me che facevo l'edicolante, metteva sempre una certa qual soggezione. Non è insomma la bella copia anastatica di un manoscritto medievale (un erbario, magari, pieno di colori e del colore dei secoli) o la monografia del Tarocco Visconteo di New York, con annesso testo di Italo Calvino.
Non parlo del Manoscritto Voynich, legato a un secolare mistero crittografico che, anche se ormai svelato, non ha intaccato il fascino profondo di un testo incomprensibile ma bellissimo nelle sue forme allegoriche. Una sfinge che dopo secoli ha rivelato i suoi preziosi segreti ma resta comunque un'opera misteriosa ed evocativa.
Non parlo dell'Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna e stampato dal capostipite di tutti gli editori, Aldo Manuzio. Magari anche in una delle rare edizioni prestigiose (quella dell'Adelphi, che  suonava molti, molti euri) e non nella riduzione "tascabile", comunque bella e comunque cara (alla quale non ho, peraltro, saputo resistere...)
Parlo di questo:

La casa editrice Ilisso ha prodotto tutta una serie di volumi legati alle arti e alle tradizioni della cultura dell'Isola del vento.
Ve n'è uno sui Gioielli, uno sulle Ceramiche, uno sui Tessuti, un altro sui Pani (sì perché ve ne sono tanti, per chi ancora non lo sapesse) e... dulcis in fundo (è proprio il caso di dirlo) uno sui Dolci in Sardegna.
Eccolo qui.
E se l'ottimo sito della Sardegna Digital Library, patrocinato dalla Regione stessa, ha messo a disposizione moltissimi libri in formato pdf (oltre a una vasta raccolta di materiale forografico e audiovisivo), tra cui i prestigiosi volumi monografici della Ilisso, cosa poteva mancare?
Indovinato, vero?
Proprio il mio preferito.
 
Ma gli angeli esistono, ve lo dice un ateo-miscredente-anticlericale-razionalista della miglior fattura.
Non hanno vesti pastello e morbide alucce sulle spalle. Di solito prediligono i jeans, una comoda t-shirt a tutto andare e si muovono a piedi, o in macchina quando devono percorrere grandi distanze.
Non hanno capelli lunghi e biondi, profumati come il miele.
Anzi, di capelli ne hanno anche pochi, con quel tipo di calvizie detta socratica, e di quel colore che spesso è stato denigrato nei secoli quale indice di irresoluta diversità (e in un mondo di scuri mediterranei, poi...)
Non hanno modi soavi e voci flautate.
Sono anzi un po' rozzi, secondo i canoni dell'androginia cara all'iconografia di tutte le religioni, e la loro voce sembra uscire da chissà quale profondità laringea: desta sempre una certa sorpresa confrontare la poca distanza fisica effettiva che percorre la loro voce e l'effetto da basso trombone (anche nasale) che ne risulta.
Non volano dal cielo alla terra per portare agli uomini qualche missiva divina (angelo vuol dire appunto messaggero), ma casomai prendono dei comodi (!) aerei dai voli a basso prezzo per portare la gioia della loro unica presenza.
Non vivono d'ambrosia e nettari sopraffini.
Casomai, prediligono la carne alla brace, porchettata o insacca di varia natura, sempre comunque bella sapida e piccante. Oltre alla loro amata pizza al gorgonzola sormontata da una delicata e soave nuvoletta di calamari fritti, ovvio.
Sono fatti così, gli angeli, che ci volete fare?
Non guidano alla salvezza dell'anima ma alla buona conduzione della psiche nel breve e tormentato tragitto che tocca a noi tutti, spesso doloroso ma sempre meraviglioso. 
Nonostante tutto.

E qualche volta c'è data anche la gioia di vederli con in mano qualcosa che per noi era solo un sogno, un oggetto come tutti anche futile e vano, chissà, ma comunque ricco di stimoli e di puro e (sempre) benvenuto piacere estetico.
Gli angeli recano anche libri del cui il possesso si è solo potuto sognare.
Grazie.

4 commenti:

  1. per me non era un angelo, ma il solito folletto! Sai quando il libraio si accorge del dispetto...ma tu non rivelargli il segreto, eh. Ma dài Riccardo, le librerie...Profumo, odore, retina in giostra! Musica per me: meglio, ma molto meglio delle profumerie e tanto per dirla con Anna Magnani “Lasciamele tutte le rughe, non me ne togliete nemmeno una, che ci ho messo una vita a farmele!”. Ecco, appunto. Viva i libri e se nella libreria che stai annusando trovi il magico angolino stranascosto del "ribasso-fuori catalogo", la vita ti sorride. Odio invece i librifici, supermercati della pseudocultura con quei titoli irritanti:"come trovare la felicità in dieci lezioni", "come smettere di fumare in una sera", "come gestire il budget familiare con successo" però proprio per questo riescono a sorprendermi basta tanta pazienza e curiosare. Che meraviglia . Un'altra serie di librerie che amo, oltre a quelle piccoline ormai in estinzione, come la foca monaca, sono quelle antiquarie. Beh già dalla vetrina sai che deglutisco come davanti alla bruschetta perfetta..Non a caso i francesi dicono "lèche vitrine" e per questo io mi trovo con le goccioline di saliva ai lati della bocca, come un cocker goloso.. Ps "Il mio nome è Gutemberg: Lau Gutemberg!!!!!!!!!!!!!!!!"

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  2. Mh, un folletto, dici? Sì, può darsi, ma magari è uno di quegli esseri che in Sardegna chiamano janas, le fate. Uno "jano" maschio, in effetti, altro che angioletto!
    Allora vuol dire che mi ha fatto qualche sortilegio, non c'è altra spiegazione, visto che va tutto oltre le regole della logica...
    Le librerie... ma c'è ancora quella di reminders sotto la Galleria? Sono secoli che non ci vengo a curiosare.
    Sai, l'unica cosa divertente che abbia scritto De Crescenzo (l'ingegnere della IBM, non il cantante...) è la definizione di "libridine", ossia quella frenesia che prende ad alcune persone di fronte all'oggetto libro, alla sua consistenza, al suo profumo (dovresti sentire l'odore che hanno i vecchi libri sovietici...) e alla scorza invitante della copertina.
    Di fronte a queste cose dico sempre: fanculo agli e-book!
    Bello Lau Gutemberg, mi piace e a quanto pare ti si confà.
    Allora io voglio essere RiccAldo Manuzio.
    Via, via, in tipografia!

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  3. ciao Riccardo, un caro saluto dalla Sardegna, non dal mare perchè non sono ancora in ferie, ma presto ci sarò. Ti aspetto a Buggerru per offrirti i miei biscotti.

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  4. Ciao grazie, quando capiterò mi piacerebbe davvero conoscervi. Intanto mi delizio guardando tutte le belle e buone cosse che sapete fare. Un abbraccio

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