mercoledì 29 ottobre 2014

Conchiglie peperone e gorgonzola

Già reduce del precedente esperimento con le pesche, il mio famigerato ospite ha pensato bene di doppiare con altri arditi accostamenti.
- Eh... E con le clementine?...
- Allora ciariòchi! (1)
- Uff... E con le mele? Si può?
- No, Leppagorre, manco morto!
- Mh... no... Allora... con il dulce de leche?!
- Ho capito, dovrò chiudere il blog per la vergogna. Che ne sa la gente di un tizio come te che mi spinge giù dal dirupo della decenza? Loro hanno solo il loro duodeno a cui prestar ascolto. Io invece sono inchiodato a un demone magnone e chiacchiereccio che mi sveglia la notte per dirmi cos'ha pensato di mettere in pentola il giorno dopo. Ma si può?
- Ah, se vuoi puoi anche dirmi di no, eh? Tanto lo fai sempre!
- E infatti! Pare vero! Comunque con gorgonzola oggi ci voglio qualcosa di più "ortodosso".
- Sì, magari un peperone, no?
- Ecco, bravo, proprio a quello stavo pensando! E magari anche giallo. Perché non fai un salto a vedere se c'è, visto che è pure clamorosamente fuori stagione?
- Già fatto... C'è.
- Cioè? Già sai che sta sul banco del mercato?
- Ehm, già sapevo che me l'avresti chiesto e così mi sono avvantaggiato...
- Non dirmi... che l'idea me l'hai trasmessa... tu!
- Ehm... Ebbene sì... Ma dài, che è tardi e poi saltiamo il pranzo, su. Non pensare a 'ste brutte cose...
- Cioè, tu fai tutta sta manfrina sapendo già dall'inizio come sarebbe andata a finire?
- Beh... sì. Un minimo di parvenza di libero arbitrio ci vuole, no? O no?
- Libero... arbitrio? Quello che adesso mi farà mandare giù un bel bicchierone di Sambuca, vero?
- Nooo! Aiutooo! Fermatelooo!
- Ma come, non era una parvenza, quel tuo "libero arbitrio"? Venite a me Anisetta, Ouzo, Mistrà, e Sambuca! Adesso ci penso io!
- Ahhh! Guarda che la Sambuca col gorgonzola non s'accorda!
- Adesso t'accordo io, t'accordo! Anice stellato a mazzi e via!
- Ahhh!!!

Poi, come al solito, come diceva pure il buon conticino: "Passata è la tempesta / Odo augelli far festa..." e la fame impone più sereni proponimenti, tipo cucinare e pranzare, visto che è già tardi.
Quindi, in definitiva:


Conchiglie peperone e gorgonzola
per due, anche se l'altro è un demone, aggiungo io.
Anche se l'altro è cattivo, N.d.L. (2)
200 g   conchiglie (perché per meno non vale la pena, N.d.L.)
100 g    gorgonzola piccante
un peperone giallo di media grandezza
Una noce di burro, olio, sale e timo q.b
Far fondere il burro in un tegamino, dove s'andrà a posare zio Peperone, tagliato a dadini piccini picciò.
Farlo cuocere fintanto che inizierà ad ammorbidirsi, rigirando spesso.
Aggiungere quindi una spruzzata di timo, mescolare e spegnere.
Meglio che non perdano del tutto la loro consistenza.
Tafliare a pezzetti il gorgonzola e lasciarlo sciogliere nella verdura ancora calda.
Condire con questa salsa la pasta una volta cotta.
Si può aggiungere pure una spruzzata di parmigiano grattugiato, anche se secondo me non è necessario.
Mangiare subitissimamente!

E non venitemi più a parlare di libero arbitrio! 

NOTE
1) Ariocàrci, ovvero insistere, tornare a fare un'azione. Ma che ciariòchi?
2) Nota di Leppagorre, manco a dirlo.

Detto romano del giorno
Qann' a tordi e quann' a grilli, disse la madre a li su' fiji.

Quando si intraprende qualcosa a volte si ottiene un buon risultato, altre volte poco e niente. 

Insomma, bisogna accettare quel che la sorte dà, visto che è imponderabile.

Oggi ascoltiamo
Otis Redding - (Sittin' On) The Dock Of The Bay

https://www.youtube.com/watch?v=rTVjnBo96Ug

sabato 25 ottobre 2014

Crostata cioccolampona

"Porti tu il dolce?" è una domanda che mi inorgoglisce e, al contempo, mi mette un po' d'ansia.
Non solo perché da sempre ho scarsa o nulla fiducia sulle mie capacità, ma anche per una questione più sottile.
Fare un dolce ad hoc, sia per un compleanno o una qualsiasi ricorrenza, è per me portare qualcosa di nuovo, di diverso da quanto abbia preparato prima.
Quando ancora non lavoravo mi limitavo a disegnare biglietti d'augri personalizzati, dove il festeggiato si trovava bonariamente preso in giro o incensato in modo originale.
Le torte, invece, non dovevano essere come "le altre". Ognuno doveva avere la "sua" torta, diversa anche solo per una virgola da una ricetta comune ma diversa. Sua.
Che portare?... Il dilemma è ogni volta tormento e stimolo.
- Porta un tiramisù, e fai contenti tutti, no?
- Leppagorre, no. Volevo qualcosa di diverso. Ma cosa? Come dice giustamente Morricone la musica è stata già composta tutta. Stessa cosa per me vale per la cucina. Un tiramisù è pur sempre un tiramisù.
- Sarà. Per me la cucina è un labirinto senza fine, e non ha solo sette (o dodici) note ma infinite, tante quanti sono gli alimenti. E le sostanze commestibili...
Come farei senza di lui? Gastro-gatto-demone pusillanime e cicalone, invasore delle mie viscere ma ispiratore continuo di mille e mille fantasie. Solo culinarie, ovviamente, ma va già bene così.
- Niente tiramisù al peperone, però, te ne prego!
- E se prepari una crostata?
- La solita banale Crostata di ricotta?... Fatta e rifatta cento volte? Quasi me ne vergogno...
- Al cioccolato?
- Idem con patate. No, non la crostata, per favore...
- Cioccolato e fagioli?
- No.
- Cioccolato e zucca?
- Già vista.
- Cioccolato e 'n accidente che te spacca?
- Vada! In che consiste?
- Boh... prova a metterci della frutta. Dei lamponi, magari. Non te l'ho mai vista fare, mi sembra.
- Mh... Cioccolato e lamponi... Cioccolato e lamponi... Cioccolato e lamponi...
- Smettila di girare in tondo, mi fai venire il mal di testa!
- Eh sì, che poi ti serve "un quadruccio" di cioccolato per fartela passare, vero?
- Due, con una mi passa da un emisfero all'altro.
- Anche i gattodemoni hanno gli emisferi?
- Oh sì, almeno cinque, disposti a stella però.
- Mi stai prendendo in giro...
- No, giuro, hai presente le stelle marine? Ecco, così...
- Cerebroechinoderma dei miei stivali, ti prendi gioco di me!
- No, no. Tutto vero!
- Che sia dannato se ti faccio assaggiare la crostata!
- No, dài, no! Un pezzettino piccolerrimo. Piccinissimissimerrimo!
- Scordatelo! Bugiardo!
- Cattivo!

Crostata cioccolampona


Pasta frolla al cacao
280 g    farina
20 g      cacao
150 g    burro
100 g    zucchero
2          tuorlo
Un pizzico di sale.
Già sappiamo come lavorare la pasta frolla: meno la tocchi e meglio va.
Burro ben freddo a tocchetti, farina setacciata e vai con lo sfarinamento. Le mitiche Sorelle Simili dicono che va fatto col pollice e le altre dita il gesto "soldi, soldi" per avvolgere bene il burro con la farina. A seguire tutti gli altri ingredienti.
Per quella al cacao abbiamo già visto qui come fare.
Una volta lavorato (il meno possibile) l'impasto, lo si lascia riposare in frigo per almeno mezz'ora, e quindi si passa alla farcitura.

Crema al cioccolato per crostata 2.0
100 g    cioccolato fondente
50 g      zucchero   
25 g      farina
250 ml  latte
50 ml    panna da cucina
1 cucchiaio di cacao
1 noce burro
Fondere il cioccolato, aggiungere lo zucchero e la farina, stemperare con il latte e far addensare a fuoco basso per 5 minuti.
Togliere dal fuoco, aggiungere il burro e far raffreddare bene prima di utilizzare sulla frolla.
L'uso della panna la rende più cremosa e saporita.
E più grassotta, anche.
Ma che ce frega? Per una volta si può anche fare.

Servono, inoltre:
250 g    lamponi freschi
400 g    confettura di lamponi
succo di 1/2 limone
3 fogli di colla di pesce (15 g ca.)

Stendere la frolla sul fondo e le pareti di una teglia da 24 cm di diametro.
Tagliare la pasta in eccesso, quindi livellare bene la base con la punta delle dita.
Non scaldarla troppo per non sciogliere il burro, altrimenti diventa 'n sercio (1).
Bagnarsi magari ogni tanto le mani in acqua fredda, magari, e poi mettere la teglia in frigo per una decina di minuti.
Bucherellare il fondo della crostata, versarvi due generose cucchiaiate di confettura di lamponi e stendere bene con un cucchiaio in modo omogeneo, quindi unire la crema al cioccolato, in modo uniforme.
Far cuocere a forno caldo, i soliti 180°, per una mezz'ora almeno.
Quando la crema inizierà a gonfiarsi staremo a buon punto.
Far raffreddare bene, 

Preparare lo strato di gelatina di lamponi:
Far ammorbidire in acqua fredda la colla di pesce.
In una casseruola mescolare la confettura rimanente col succo di limone ben filtrato, quindi riscaldare senza portare ad ebollizione sempre mescolando.
Aggiungere la colla di pesce scolata e strizzata e mescolare per farla sciogliere
Spargere la gelatina sulla crostata in modo uniforme (e vedi un po'!...) quindi mettere i lamponi sulla gelatina, distribuendoli in modo omogeneo (non come me, che sono notoriamente un pecione).
Lasciare la crostata un paio d'ore in frigo per far rapprendere la gelatina.
Al momento di portarla in tavola tirarla fuori almeno mezz'ora prima, o la frolla avrà una consitenza troppo compatta.
Il tempo di cenare andrà bene.


NOTE
1) Sercio, ovvero selce, di solito quello usato per pavimentare le strade.

Detto romano del giorno
Chi nun vò puzzà' de lupo nun se ne metti la pelle.

Chi non voglia puzzare di lupo non ne vesti la pelle.


Oggi ascoltiamo
Nina Zilli - 50 Mila (versione "Mine vaganti")
https://www.youtube.com/watch?v=QV1yW-It-wg

lunedì 13 ottobre 2014

Chatwin di ciccia

- Allora, sei pronto, Leppagorre?
- Io non vengo.
- Come, non vieni. E perché mai?
- Ehm... ho una terribile calcagnite e non riesco a fare un passo senza sentire dolore.
- A parte che, casomai, sarebbe una tallonite. E poi non mi risulta che i gattodemoni sentano dolore, e alle zampe, poi. Ti sei mica scordato chi ti scarrozza da mane a sera? Hai perso di vista il tuo gastrorisció umano, forse? Su, muoviti, che è tardi e la giornata è corta corta corta.
- Oh, non farti prendere dall'isteria, eh? Io potrei anche capire che uno cammini per i venticinque chilometri dell'allestimento di una qualsiasi "Fiera del gusto". Che so: "Porchetta oggi", o "Guanciale, questo sconosciuto", o anche "L'uso dello speck nella società moderna". Allora sì che tutta questa frenesia avrebbe un senso. Ma così... non ce la faccio proprio a capire e a trovarlo, quel senso.
- Ti ripeto che non hai alcun diritto di lamentarti, mio caro tesoro peloso. Vivi nella panza di un paziente babbeo che ti porta in giro per la città più bella del mondo e tu che fai? lo sdegnoso, fai. Voglio vedere quando, tra mille anni, andrai a fà tera pe li ceci (1) che dirai di te stesso: "Sono stato nella panza d'un pigrone, che m'ha fatto vedere solo la strada per il mercato. L'unica cosa che ho visto in tutto questo tempo è il susseguirsi di dolce e di salato giù per il suo duodeno". Ecco, allora avresti sì davvero di che lamentarti, brutto mostro.
- Io non mi lamento del tempo perso in giro a bighellonare. Mi lamento solo del fatto che non mi cucini più niente di decente.
- Eh ma lo sai che non si può mica sempre stare attaccati ai fornelli, specialmente con queste serate belle calde che nemmeno d'estate ne abbiamo avute di simili.
- Tutte scuse! Dimmi che vuoi farmi morire d'inedia e basta! Ecco, non ti sono più d'alcun aiuto!...
- Veramente non lo sei mai stato...
- Uaaahhh! Ecco come finirò! Disseccato come una carruba dimenticata al sole d'agosto!
- Che poeta...
- Uaaahhh! Come una confezione di carne macinata dimenticata in frigo!
- Ecco, sì...
- Uaaahhh! Come una nocciola rotolata nello stagno, marcita e schifata persino dalle nutrie!
- Ma che ardite metafore...
- Uaaahhh! Come un torsolo di mela divorato dalle carpe d'un lago basso e fangoso!
- Quando avrai finito la sceneggiata avvertimi, che sto preparando una torta Chatwin, eh?
- Uaaahhh! Solo come l'ultimo chicco d'uva dimenticato sul graspo! Come una formica trascinata lontano dal vento, via dalle sue compagne! Come l'ultimo biscotto d'una vecchietta morta da anni!... Una torta Chatwin? E con cosa?
- Con "una confezione di carne macinata dimenticata in frigo", no? Con cos'altro, sennó?
- Se potessi vorrei morire.
- Su, zampe in spalla, che si va.
- E poi granita?
- Gelato.
- Mh... caffè?
- Cioccolato.
- Mh... coppetta?
- Cono.
- Uffa!
- Muoviti, che è quasi cotta!

Chatwin di ciccia

Per la Pasta Chatwin:
250 g      farina
12 g        lievito di birra (mezzo cubetto)
70 g        burro morbido
100 ml    latte (o anche yogurt)
1            uovo
Un pizzico di sale
In una ciotola, dove avrete messo la farina, versare il sale, il lievito sciolto nel latte tiepido, l'uovo e il burro, senza ordine alcuno e senza preferenze.
Lavorare appena il tempo per amalgamare il tutto.
Formare una palla e metterla a riparo di un canovaccio per farla lievitare per un'ora circa, fino al raddoppio.

Per il ripieno:
450 g  carne macinata, possibilmente anche mista (manzo, suino e vitello)
300 g  patate, già lessate
1        uovo
1 cucchiaino di salsa Worchester (o anche no, a piacere)
1        cipolla media (80-100 g ca.)
1        spicchio d'aglio bello grassoccio
50 g   guanciale
1 cucchiaio d'olio evo
sale e pepe q.b.
Lessare in abbondante acqua leggermente salata le patate, quindi sbucciarle e schiacciarle.
Sminuzzare la cipolla e il guanciale, tritare l'aglio e farli soffriggere a fuoco basso in un tegame con poco olio (il guanciale rilascerà il grasso che serve...)
Far raffreddare e quindi in una ciotola mescolare la carne con il soffritto, l'uovo, le patate e l'eventuale salsa Worchester.
Salare e pepare quanto basta.
Stendere in una tortiera da 24 cm due terzi dell'impasto Chatwin, distribuendola bene sul fondo e sui bordi, aiutandosi con le mani infarinate.
Bucherellare leggermente il fondo con la forchetta quindi farla rilievitare un quarto d'ora, venti minuti, prima di versare il ripieno.


Livellare con un cucchiaio e con resto della pasta formare un disco che farà da coperchio, fissandolo alla base attorcigliando i bordi a cordoncino per sigillarli.
Volendo si può lucidare la superficie spennellandola con del tuorlo d'uovo sbattuto, o anche solo con del latte prima di mettere la torta in forno.
Cuocere mezz'ora, quaranta minuti a 180°.
Quando la superficie sarà ben dorata la Chatwin sarà pronta.


Essendo una Chatwin la si può consumare calda, tiepida o anche fredda, senza colpo ferire.
Portarla a una festa, una scampagnata, una passeggiata...

- Un po' di birra, che mi sto strozzando!
- Ma che finto che sei! Tu non puoi strozzarti. Casomai io.
- Vabbè, su, un po' di birra, presto, che mi fa bene.
- Sì, immagino. La vedi questa fontana?


- Carine queste tartarughe che si arrampicano verso il vascone!...
- Pensa, una leggenda dice il duca Muzio Mattei la fece costruire in una sola notte per stupire il futuro suocero.
- Ah...
- Eh sì, al duca piaceva un po' troppo giocare d'azzardo tanto da rimanere co' du baiocchi (2), e quindi il padre della futura sposa era intenzionato a rompere il fidanzamento.
- Figurarsi, con un nobile caduto in miseria...
- Appunto, ma quando il duca chiamò il futuro suocero alla finestra questi rimase sbalordito e accondiscese alle nozze. Quindi il duca fece murare la finestra del palazzo che dava sulla fontana in modo che nessun altro potesse godersi lo spettacolo.
- O perché s'era rivenduto la fontana?
- Probabile, visto che la fontana è stata costruita circa trent'anni prima del palazzo!
- Non ci capisco più niente... Dammi un'altra fetta di Chatwin, per favore.
- E con questa fanno tre. Poi dici che non te la senti di camminare. Mi pare di trascinare un sacco di patate!...
- E un altra birra, anche. Grazie!

Detto romano del giorno
Quanno so' tanti galli a cantà nun se fa mmai giorno.
Quando sono tanti i galli a cantare non si fa mai giorno. Occorre una sola testa pensante, quindi...


Oggi ascoltiamo
Beach Boys - Wouldn't It Be Nice

https://www.youtube.com/watch?v=nZBKFoeDKJo

NOTE
1) Fà tera pe li ceci. Come anche Stirà le zampe. Eufemismo per "morire". Come nell'italiano "tirare le cuoia".
2) Rimané co' du baiocchi. Cadere in miseria.