lunedì 30 aprile 2012

La vignarola nun va controcorente...

La vignarola non è una contadinotta della provincia romana, di quelle belle simpatiche e pienotte, bianche e rosse in viso, che "parleno 'n bo' ccosì, un boghetto guasi da burinozze"...
No, è una bella padellata di quegli ortaggi che si usa coltivare tra i filari delle vigne. Un piatto che ricorda l'arrivo della stagione più mite.
E le fave, si sa, qui si usa mangiarle il primo maggio assieme al pecorino nella classica gita "fuori porta", accompagnate da un bel fiascone di vinello dei Castelli Romani: Frascati, Velletri, Marino, Genzano... ehhh, la scelta è vasta ma senza sbagli o tentennamenti: tanto è tutto bbono.


Quindi, per la nostra vignarola:
1     cipolla
1     lattuga romana
2     carciofi, capati pe bbene (puliti e privati delle foglie più dure)
250 g fave sbucciate
150 g piselli sbucciati (o anche no... come vedremo)
olio extravergine di oliva, sale e pepe q. b.
In un tegame far appassire a fuoco basso la cipolla. Quando diventa trasparente aggiungere la lattuga romana tagliata a listarelle sottili ed i carciofi tagliati a spicchi. Mescolate bene, salate e pepate.  Coprite e fate cuocere a fuoco basso aggiungendo, se necessario, un po' d'acqua.
Aggiungete quindi i piselli e le fave. La cottura dipende ovviamente da quanto è tenera la verdura. In genere la vignarola è pronta in una mezz'ora.

Nota di zio Gianni, l'intenditore: 

"Io i piselli nun ce li metto e nun ne sento la mancanza. Quello che conta è che la lattuga sia bella verde, perché deve insaporire bbene l'artre verdure. Solo così ciài la vera vignarola, semplice e saporita. Se poi voi fà davero quarcosa de speciale a metà cottura buttece dentro un paio d'etti de straccetti de manzo, fai coce e 'nsaporì la carne cor sughetto delle verdure e poi vedi che te magni...".
Parole sante... 

Detto romano del giorno:
Ce vo' antro, Monsignore, che vvestì dde paonazzo!

Ci vuole altro, Monsignore, che l’abito rosso!

Oggi ascoltiamo:
Ponentino Trio - Tanto pe cantà

http://www.youtube.com/watch?v=OQlsyV-78X0&feature=related

Benedetti gli "artisti di strada", come vengono chiamati.
Non conoscete questo gruppo, vero? Si fermano per le piazze e le vie del centro, insidiate dall'incazzosità del traffico e della gente presciolosa (affrettata), e ricreano un momento sospeso nel tempo, in cui stornelli, scenette, canzoni della tradizione romana ci portano in un mondo che solo i nostri vecchi hanno conosciuto: senza caos, senza autoveicoli, dove ci si conosceva un po' tutti per soprannome, dove la lealtà era la vera moneta di scambio nei rapporti umani...

Un tempo che sembra perso, a prima vista, ma che sopravvive acquattato in noi, in attesa di poter finalmente riuscir fuori, stiracchiarsi ed esclamare, guardandosi attorno: "Embè? E che d'è 'sto casino qua? Basta un po'!"

Il segreto della memoria

"... Ho ancora bisogno di una tua parola, di un tuo sguardo, di un tuo gesto. 
Ma poi all'improvviso sento i tuoi gesti nei miei, ti riconosco nelle mie parole.
Tutti coloro che se ne vanno, ti lasciano sempre addosso un po' di sè. E' questo il segreto della memoria? 
Se è così, allora, mi sento più sicura perché so che non sarò mai sola".
Giovanna, Lettera a Davide - da "La finestra di fronte" - regia di Ferzan Özpetek.


Per tutti quelli che se ne vanno, ma non vanno mai via davvero, perché sono dentro di noi, per sempre...

Detto ebraico del giorno:
Chi non ha un passato, non ha un futuro.

Oggi ascoltiamo:
Nada - Ma che freddo fa

Oddio... pure loro....


Ecco, lo sapevo che non sarebbe durata...
Bubu era troppo possessivo e faceva spesso delle scenate da isterico se l'altro tardava per dare una sistemata al bar o semplicemente se si fermava a fare quattro chiacchiere con gli amici di Calangianus o di Bassacutena prima di tornare a sa tanca....
E Yoghi... Molti orsi si sentono sempre il laccio alla caviglia e il fiato sul collo; in realtà non vogliono essere liberi ma solo avere la sensazione di sentirsi tali. Con loro basterebbe tenere la catena un po' più lunga, se si fosse abbastanza accorti e scaltri, cosa che Bubu, per com'è fatto, non è stato capace di fare: l'importante per lui era fare bù e bù senza pensare alle conseguenze. Chiaro che poi anche un tipo come Yoghi si sarebbe rotto gli zebedei...
Eh beh... Così è la vita.

P.S.
Dicesi tanca "un appezzamento di terreno, recintato con muretti a secco o con siepi di fichi dIndia, destinato al pascolo ovino, con ricoveri per i pastori".

Detto sardo del giorno:
Fortza paris.

Avanti insieme.
Et si deus no lo cheres, chena Bubu puru...

Oggi ascoltiamo:
Tazenda Fortza paris

Ne voglio far di tutti i colori!...

Adesso che la mia vita è finalmente mia, che tutto è tornato al posto suo, come doveva essere, adesso mi do alla pazza gioia! Voglio fare questo, questo e quest'altro!...
Maddeché... È già tanto se riesca ad imparare a decidere per conto mio, figuriamoci!
Ma se c'è una cosa che mi dà lo sprone è cucinare. Anche solo per me.
E in questo periodo ho tanto bisogno di carboidrati. Sa, con tutti 'sti stress...
E allora mi faccio le fettuccine bianche... no, nere... no, verdi... no, rosse...
Uffa!... Decidere è una delle cose che devo imparare e già comincio male...
Sai che nova c'è? Ma io me le faccio tutte, e poi dio provede.
E che d'è 'sta roba, la bandiera di qualche stato africano?


Ah, ecco... Adesso ho capito! Un intrico di cavi elettrici tirati fuori da qualche apparecchiatura.... Non mi sto mai fermo con ste mano...


Ma no... semplicemente è bel un piatto di pasta fatta in casa...

L'avevo detto che ne avrei fatte di tutti i colori!
Ma sì, che ci vuole: si possono formare diversi impasti aggiungendo altri ingredienti a quelli canonici della pasta.
Un pugno di spinaci lessati, strizzati e tritati darà un impasto verde; una striscia di concentrato di pomodoro un impasto rosso, lo zafferano un bel giallo carico, la barbabietola rossa tritata bene un bel viola, il cacao in polvere un bel marrone, per non parlare poi del nero di seppia... Se è come penso il succo di mirtillo dovrebbe poter dare un blu oltremare bello carico, ma non ho ancora provato. Vi farò sapere!
Eh sì, con i colori si può giocare e anche usarli tutti insieme per fare delle Fettuccine Psichedeliche.
Come condimento direi niente sugo che copre i colori, niente panne, che smorzano e offuscano la vista e il palato, niente aglioni che rompono i co..ni, insomma la solita appagante, conturbate, semplicità della salvia.
Anzi, del burro e salvia.
Ah, lo sapete che esiste anche una salvia contenente una sostanza psicotropa?... Hai visto? Ad averla sul balcone avrei potuto fare fettuccine ancora più psichedeliche...
Ci manca solo la psilocibina, va!...
Così mi ritrovate a 'sto punto:
Eh sì, qui interverrebbe anche la buoncostume....

Detto inglese del giorno:
Manners make the man

I modi fanno l'uomo 
(E verrebbe da dire: appunto...).

Oggi ascoltiamo:
The Doors - Light My Fire

http://www.youtube.com/watch?v=HUm15jxuMvM

domenica 29 aprile 2012

Spezziatino medievale all'arancia

Non so perché ma quando sento di un piatto con molte spezie e dove c'è una commistione dolce-salato mi viene in mente l'antichità buia del Medioevo.Certo, all'epoca si usavano le spezie per conservare meglio le carni, e anche per dar loro un sapore accettabile quando il tempo aveva avuto la meglio.Ma oggi? Oggi sono uno sfizio, certo. Ma mica tanto...
Che sarebbe della besciamella senza una grattatina di noce moscata? Sciocca come una concorrente di un reality tv. E della torta di mele senza quella punta di cannella? Una miseria senza fine. E della cacio e pepe senza pepe? Bleah! Non ne parliamo neppure...
Le spezie non sono solo aggiunte opzionali di un piatto ma, molte volte, ne fanno vera e propria parte integrante.
Questa è una ricetta che non so se esista o meno, se qualche avo siciliano l'abbia sperimentatama, si sa, in cucina il copyright è qualcosa di pretenzioso.Chi ha inventato il prosciutto e melone? Chi gli gnocchi di patate? Boh...


Facciamo finta allora che sia una ricetta di tal Alarico Bandovinelli da Ispica (Ragusa) e riportiamola come ce l'ha tramandata lui stesso su carta pergamena di pecora morta di sonno.
500 g spezzato di manzo
1/2   cipolla
1 foglia d'alloro
1 chiodo di garofano
1 punta di cannella
2 bacche di ginepro
2 bacche di mirto + qualche foglia
1 rametto di rosmarino
2 spicchi d'aglio
2 arance
1/2 litro di vino rosso
Lasciare a macerare per almeno due ore la carne nel vino in cui avrete messo le spezie (alloro, chiodo di garofano, cannella, ginepro, mirto, rosmarino, aglio) e il succo di un'arancia e la sua scorza grattugiata.
Fare appassire la cipolla in 3 cucchiai d'olio evo e la scorza grattugiata di un'arancia.
Aggiungere la carne sgocciolata e farla rosolare per qualche minuto.
Aggiungere la marinata e far cuocere a fuoco basso per un'ora almeno, tanto finché la carne sia cedevole alla forchetta.
Volendo si possono abbreviare i tempi con la pentola a pressione (che in una mezz'ora farà egregiamente il suo lavoro).
Se occorre allungare con del brodo.
Quando la carne è cotta, toglierla dal suo sugo e passare questo al setaccio, aggiungere un cucchaino di farina sciolto in mezzo bicchier d'acqua e portare ad ebollizione per far addensare.
Versare sullo spezzatino il fondo di cottura e magnarselo senza a né ba.
Io l'ho accompagnato con patate al forno, tanto per non farsi mancare niente.
Ah, e me lo sono magnato tutto da solo... che vergogna...


Detto inglese del giorno:
Seek till you find - Seek and ye shall find

Chi cerca trova

Oggi ascoltiamo:
Patrick Doyle - Balthazar sings "Sigh no more" - "
Much Ado About Nothing"
http://www.youtube.com/watch?v=3O4xn90GoMU&feature=related

"Sigh No More"
By William Shakespeare
Sigh no more, ladies, sigh no more.
    Men were deceivers ever,
One foot in sea, and one on shore,
    To one thing constant never.
Then sigh not so, but let them go,
    And be you blithe and bonny,
Converting all your sounds of woe
    Into hey nonny, nonny.
Sigh no more ditties, sing no more
    Of dumps so dull and heavy.
The fraud of men was ever so
    Since summer first was leafy.
Then sigh not so, but let them go,
    And be you blithe and bonny,
Converting all your sounds of woe
    Into hey, nonny, nonny.

sabato 28 aprile 2012

Torta per signora

Per il compleanno di Mirella ci voleva torta “da signora”, rosa e piena di fiori.


La torta è composta da tre strati di Pandispagna:
- Pandispagna
- Crema pasticcera
- Pandispagna
- Crema al cioccolato
- Pandispagna
Con bagna al rhum, fatta bollire bene per togliere l'alcool, che non ci piaceva molto far sentire. 


I fiori col MMF sono la cosa più divertente, dato che danno molta soddisfazione e si possono preparare con largo anticipo per porli sulla torta al momento.
È servita una dose da 500g di MMF rosa per la base e del MMF verde, bianco, giallo e rosso per le decorazioni varie.
Fare una rosa con il MMF non è difficile: si parte da un conetto di pasta su cui si fissano mano mano i petali, dei dischetti di pasta sottile lungo l’asse verticale, proprio come fanno i petali di una rosa vera.
La calla si compone di un pistillo giallo su cui si avvolge un cerchietto di pasta bianca e, alla base, un cerchietto piccolo di pasta verde.
Quando poi si posizionano sulla torta li si possono lucidare con un pennellino leggermente bagnato d’acqua.
La farfalla è fatta di glassa reale. Si mette in una sac à poche con beccuccio sottile e si spalma sulla carta forno seguendo un disegno a reticolo in trasparenza.
Fatte le due ali separatamente si crea il corpicino della farfalla al quale queste possono essere fissate, una volta asciugate, con altra glassa reale; in questo caso il corpo va poggiato in un foglio piegato a V su cui si adagia e dove le ali possono assumere la giusta piegatura, come vere ali.


Il numero è fatto anch’esso di glassa reale su cui sono stati infilati, quando ancora era molle, delle perline argentate commestibili.
Tranne il vassoio da portata era tutto commestibile.
Insomma, di queste torte, come con il maiale, non si butta via niente!

 
Detto romano del giorno:
Amore con amor se paga.

L’amore si paga con l’amore.

Oggi ascoltiamo:
Madonna - The power of goodbye

http://www.youtube.com/watch?v=qgVVPupVPmA

martedì 24 aprile 2012

Pani alle erbe

Farsi il pane in casa è un rito, un insieme di gesti che richiedono pazienza, tempo e attenzione.
Molti ci rinunciano perché pensano che la spesa non valga l'impresa ma, secondo me, sbagliano di grosso.
Ci sono dei vantaggi che non sono squisitamente materiali e non si misurano con l'unità monetaria, soddisfazioni che ci riempiono l'anima con la sensazione di aver fatto davvero qualcosa di importante. E cosa c'è di più importante, basilare e atavico del cibo?
Ecco perché cucinare fa bene: ci riporta all'epoca del grugnito preistorico, in una dimensione preverbale in cui possiamo davvero esprimere la nostra corporeità, restando coscienti e ancorati al nostro mondo abituale (e usare le fruste elettriche o la macchinetta stendipasta, se serve, guarda un po'...).
Un viaggio nel tempo e qualche volta anche nello spazio, nella galleria dei gesti delle nostre bisnonne e in quelli delle nostre antiche prozie sparse per tutto il globo. Magari Lucy non sapeva ancora fare il pane, ma non ci avrebbe messo molto a capire come utilizzare quei semi che raccoglieva per nutrirsi. Furbe le donne, eh!...
Ma bado alle divagazioni: facciamoci bel un pane, quindi...


Magari uno di quelli veloci, che non richiedono impasti indiretti e ripetute lavorazioni.
Anche pani schietti e meno laboriosi si possono affrontare con facilità, ottenendo dei buoni risultati. Chissà, magari poi ci viene voglia di impastare il giorno prima e cuocere il giorno dopo, o imparare a gestire quell'incrocio tra la creatura di Frankenstein e il  laboratorio chimico che è la Pasta Madre (già il nome riempie l'anima di due cose fondamentali...):
E poi ci vuole sempre meno tempo che per riuscire a comprendersi appieno con un partner, che vi credete..

Quindi:
500 g     farina
25 g       lievito di birra
200 ml   latte
50 g       burro pomata
2            uova
1 pizzico di  sale, 1 cucchiaino di zucchero, ed erbette varie sminuzzate: basilico, origano, rosmarino, timo, prezzemolo, salvia, cicuta…no, cicuta anche no, meglio evitare…
I fase)    Il lievitino…
Sapete già cos’è vero? (lievito in poco liquido e farina q.b…).
Lasciar lievitare per 15', almeno fino al raddoppio.
In genere io scaldo a bollore dell’acqua in un bricchetto metallico poi, a fuoco spento, metto la tazza col lievitino appesa là sopra, coperta dal canovaccio. Sembra che stia facendo l’aerosol ma, tant’è…

II fase)    Impasto.
Al lievitino si aggiungono le uova (se più d'una vanno messe una alla volta e fatte assorbire bene prima di unirvi la successiva...), il burro reso morbido a temperatura ambiente (er Sor Pomata...), la farina restante e il latte. 
Stessa trafila da casalinga disperata… Picchiare duro!
Come ho già notato una volta, gli impasti non richiedono sempre lo stessa lavorazione. Alcuni vogliono un'attenta delicatezza e un insieme di gesti leggeri ma fermi. Altri, che ci volete fare, vogliono la forza bruta. Per dare il meglio di sé (in questo caso il glutine...) vogliono essere trattati male, ma proprio male, eh!... Eh sì, ci sono pure gli impasti sadomaso, signora mia... Ma dove andremo a finire?...

E dopo questa bella strapazzata via sulla teglia o, se preferite, anche nello stampo da plum cake. 
Lasciar lievitare altri 20', o almeno fino al raddoppio.
E cuocere a 180° per 30'.

Detto romano del giorno:
Nun me toccà sur vero che me s’addrizza er pelo!

Oggi ascoltiamo:
Tim Buckley - Song To The Siren

http://www.youtube.com/watch?v=UIvMGFwuSE0&feature=fvst

lunedì 23 aprile 2012

Fettuccine “Why not?…”

Ecco, lo sconforto incombe, la depressione della domenica pomeriggio si fa via via più pressante e insidiosa; per la via vedete solo un povero cane abbandonato e un cespuglio che rotola via trascinato dal vento... Insomma, la desolazione…
Embè? “Ma che, davero davero?” fa una vocina dentro, piccola piccola come un lumicino.

E che je dovemo dà ‘sta soddisfazzione? Volemo fa la fine der sorcio? Ma de che! Anche solo pe’ tigna annamo avanti! Ah 'mbè! Tsk! Guarda un po’ come so fatto!!!”. 
E il lumicino si fa fuoco rovente…

E allora che ci facciamo oggi?
Magari una bella dose doppia di fettuccine?…”Why not?”... 



 Che abbiamo qui? Vediamo un po’…
80 g       pancetta, tagliata a dadini
10-15 g  funghi porcini secchi
1            scalogno di medie dimensioni
½           bicchiere di Marsala secco, o brandy

Preparate prima di tutto una bella dose doppia di fettuccine (quindi due uova con 200g di farina, e via!) e lasciatele riposare la  mezz'ora di rito sulla spianatoia.
Fate ammollare i funghi secchi in acqua tiepida per un buon quarto d’ora, poi preparate un soffritto d’olio evo dove farete imbiondire lo scalogno. Ah, questo, come la cipolla, va fatto cuocere a fuoco lento lento, altrimenti prende una nota amara poco piacevole.
Aggiungete quindi i funghi tritati con la mezzaluna (non l’avete? fa nulla, tagliuzzateli con un coltello…) e aggiungeteli al soffritto. 

Ah, tenete da parte un poco dell’acqua in cui li avete fatti rinvenire…
Dopo un paio di minuti unire il Marsala e fate bollire per una decina di minuti. Unire, se serve, un po’ dell’acquetta fungosa (filtrata, eh?) e, nel frattempo, fate cuocere le vostre fettuccine.
Appena cotte (ci vorranno davvero tre minuti se sono state fatte al momento) scolatele e fatele mantecare con un il nostro soffritto e un bello schiaffone di parmigiano grattugiato. Tiè!
Se occorre aggiungete un po’ dell’acqua di cottura della pasta (quando la scolate non buttatela mai subito via, ma tenetene da parte una tazza, non si sa mai… E questo vale, ovviamente, per ogni pasta che cuciniate).
Ora prendete il vostro bel piattone, se avete una bella scifetta di legno tanto meglio, adagiatevi le fettuccine, fateci piovere del parmigiano grattugiato e…
Mica finisce qui…
Aprite una bella bottiglia di vino rosso a vostra scelta, accendete una bella candela, mettete un po’ di musica rilassante e sedetevi di fronte al vostro bel piattino…
Va meglio? Beh, direi proprio di sì…



Detto romano del giorno:
Chi soffia su la cennere se ne j’empie l’occhi.

Oggi ascoltiamo:
Dulce Pontes - Garça perdida

http://www.youtube.com/watch?v=I08w4N_Mlq8

venerdì 20 aprile 2012

Gavina, la pianta assassina...

 

Oh, ma guarda: chi c'è qui nel frigo accanto a Jigsaw-dalla-testa-mozza? Mah, vedo un vaso, ma non so dire...
Ma è lei: la terribile, famelica, cattivissima GAVINA, la pianta assassina!


Ah ah ah, e vi pare che potevo presentarmi solo con quella capoccetta mozza senza infamia e senza lode? Maddeché!
Qui da "Chez Mommó", a Paris, si fa di tutto e di più, parblé!
Oltre che la passione per i film noir-horror-splatter, il festeggiato ha la passione per le piante carnivore.  
Sì, lo so che pensate, ma non è un Monsieur Landru, ma una persona mite e gentile... quando dorme, ossia gran parte del tempo.
A parte gli scherzi, l'idea di una torta a forma di vaso da fiori è da tanto che me la pascolo nel cervelletto bacato ma non ho mai avuto l'occasione di cimentarmici.
"Ah, Riccà, lo sai che voglio comprare finalmente una pianta carnivora? Una di quelle belle Dionee che si pappano mosche e altri insettucoli...".
Diiing! Scatta il campanello! Ecco cosa preparare.


In primis studiare come realizzare lo stelo che regga la capoccia della malefica.
Qui mi sono venute in aiuto le realizzazioni di due sorelle bravissime, Giò e Sandry, due vere e proprie "Janas dello zucchero", le cui fantasia e manualità sono direttamente proporzionali alla loro modestia. Andate a vedere la loro La dolce rosa di monte e poi mi direte...
Bene, grazie al loro utilissimo tutorial sulla costruzione di alberi in  pasta di zucchero ho potuto sviluppare il fusto della mia pianticella mannara.

 
E cosa accompagnare a questa malefica Dionea assassina?
Beh, una mosca beffarda che se la guarda con dispetto,


un fiore impaurito da tanta ferocia,


un verme che non sa se ridere o piangere, assieme a altri fiorellini da riempimento...


Insomma un caravanserraglio, come al mio solito.
La capoccia della mostriciattola è stata costruita con il RKT, che è l'unico modo per non gravare sullo stelo e rovinare pericolosamente a terra... 


Il resto è tutto in MMF colorato. La moscaccia linguacciuta mentre riposa su un rigatone per far asciugare le alucce fissate con la glassa reale:


Per il vaso ho fatto due Pandispagna al cacao da 14 cm di diametro. Quindi:
4        uova
120 g farina
120 g zucchero
30 g   cacao amaro
1 pizzico di sale e via, come di consueto
Una volta freddati, li ho pareggiati ben bene e sagomati a forma di vaso con l'aiuto di un coltello seghettato. Ah, e ho tenuto da parte le briciole del PDS. Sapete già perché, no? Geniacci!
Per la farcitura, la stessa del pu-pazzo Jigsaw: crema pasticcera au naturel alternata alla Crema Tiremesu:
250 g mascarpone
1 cucchiaio di cacao amaro
2 cucchiai di zucchero a velo
1 cucchiaino di caffè solubile.
Una bella mescolatina e passa la paura.
Per il rivestimento del vaso ho usato del cioccolato plastico
Prima di applicarlo, come per la pasta di zucchero o il MMF, occorre spalmare la superficie del dolce con della panna montata, oppure della gelatina alla frutta. La crema meglio di no, perché può essere troppo umida e far spatasciare tutto l'ambaradam...

Sulla superficie del dolce, bella liscia e ricoperta di crema Tiremesu ho posto la Dionea-Rex (coprendo il filo di ferro con della pellicola per alimenti), ho sbriciolato gli avanzi del PDS per simulare la terra e ho aggiunto gli altri elementi della composizione.
Il fiore impaurito l'ho fissato ad uno spiedino di legno con un mezzo cucchiaino di glassa reale a far da collante e lasciata asciugare per una giornata. Le decorazioni di queste torte, essendo fatte in n gran parte di zucchero, possono esser preparate con largo anticipo e fatte asciugare bene prima di essere applicate.
Il grosso del lavoro sta tutto nell'assemplaggio, nella composizione della scena che avete in mente.

Se è piaciuta? Certo che sì, che domande! Se non gli fosse piaciuta gliel'avrei messa per cappello, mica no. Ah ah.
Ma la cosa più importante è che mi sono divertito a farlo. E anche ad aiutare nello smaltimento, direi...

Detto sardo del giorno:
Mezus conca in domo sua qui non coa in domo anzena.
 

Meglio testa (primo) in casa propria che coda (ultimo) in casa altrui.

Oggi ascoltiamo:
Collage - A Rositedda - Anninnora (Live 2001)

http://www.youtube.com/watch?v=9NJFCzsl0C8

Ah, il testo di questa famosissima filastrocca è, tranne le solite mille varianti:
Anninnora, anninnora, cuccu meu
Prama di otti, lera fizzu fizzu,
Anninnora, anninnora, cuccu meu
Tentu m’appo unu fizzu in crabu mannu
So dos sos caboddos de sa ghedda.
Folla manna niedda sassaresa
Arrosittedd’Arrosa in tundu in tundu
Si bivis in su mundu gosadie
A su timbiri timbiri timbiridona
Eja, eja, eja timbiri 


Se vivi al mondo, goditela... Ah, la saggezza di un popolo...

giovedì 19 aprile 2012

C'è chi può, chi non può... e chi stenta.

Ossia: Cronaca di un mezzo insuccesso, o di un quasi successo, a seconda dei punti di vista.
Sapete, non si dovrebbe essere così rigidi verso se stessi e pretendere di fare bene e subito le cose che ci interessa fare. Tante volte si deve provare, provare e provare fino a trovare la strada giusta. 

Sì, sembra una banalità detta così, anzi lo è ma, alla fine, quando scatta la smania del perfezionismo non è poi così ovvio, credetemi.
Normalmente non avrei riportato la cronaca di una prova, così come sto facendo. Ma la cosa serve a me, più che altro. 
È qualcosa che seda per un po' i giudici implacabili che mi vivono nella mente e che spesso mettono bocca su tutto, che non mi fanno prendere in mano una matita se non porterò a termine una seconda Cappella Sistina, e che... vabbè, basti dire che cucinare mi ha aiutato molto in questo: non ad acquisire una bieca indulgenza, cieca di ogni aggancio col reale, ma almeno la consapevolezza che sì, si può anche sbagliare e cadere, ma senza drammi e sempre con la voglia di riprovare.
Fallire no, non  mi piace questa parola, come pure non mi piaciono le parole vincente e perdente: la vita non è una gara, per niente. La vita è un palco dove ognuno balla come può, alcuni bene, altri un po' meno, alcuni da soli e altri in gruppo... 
Comunque, senza mai fermarsi, pena la stasi, che è la morte. Quella vera.
Bando all'allegria... Bene, io volevo fare questo:
Sì lo so, è brutto 'nda per tutto, ma era una sfida per me stesso e una sorpresa per una persona a cui piacciono i film della serie Saw.
Per chi non lo sapesse, questo bel tipetto appare mentre un poveraccio di turno è bello legato a quattro mandate e gli dice:" Ciao Paraponzo, voglio fare un gioco con te. Se vuoi liberarti devi... - e qui un'elenco di prove sadiche fino allo spasmo - Altrimenti morirai!".
Come diciamo qui: Ettaccitù! E non è uno starnuto...
Allora, per fare qualcosa del genere ho provato diverse tecniche, alcune valide., altre meno...

Per il triciclo:all'inizio avevo optato per una struttura di biscotto, qualcosa che, una volta montato sarebbe stato capace di supportare il mostriciattolo.  


Come Ricetta di biscotti alle spezie ho provato quella di Giallo Zafferano, che m'aveva accompagnato al cinema qualche tempo fa, ossia:
360 g farina
150 g miele
150 g burro
160 g zucchero
1        uovo
1 pizzico di sale e 1 cucchiaino di bicarbonato.
E spezie a piacere (noce moscata, cannela, chiodi di garofano, zenzero: una cucchiaiata in totale basta e avanza).
Mescolate la farina con lo zucchero, aggiungete il burro a tocchetti e amalgamate.
Unire il miele, le spezie e il bicarbonato con il sale e lavorare per ottenere una bella pasta liscia.
Fatela riposare un'oretta almeno in frigo e poi stendetela dello spessore di mezzo centimetro e ritagliatela nelle forme che preferite.
Cuocere in forno caldo a 180° per 10-12 minuti, finché saranno dorati.
Ecco i pezzi del trabiccolo:

 La ricetta dei biscotti che ho usato mi sembrava desse un bel contributo alla solidità del trabiccolo ma, come dovevo immaginare, sempre di biscotto si tratta...
Insomma, non ha retto... Forse ci voleva una dose un po' più solida? Ma io non volevo usare una ricetta da spaccadenti ma qualcosa che si potesse poi mangiare per intero.
Uffa... Come fare?
Poi un'idea, una reminescenza...
«Io ne ho viste fare cose che voi food-blogger non potreste immaginarvi.
Banane da combattimento flambé al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel microonde a riscaldare la pasta di zucchero vicino alle porte di Tannhäuser. Ho visto sculture di zucchero fondente prendere vita in strutture incredibili, belle e saporite, nelle segrete di Kho-i-Noor... E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo… come lacrime nella pioggia...
».
Ecco, una cosa simile... Il tutto detto con la bella faccia da sgrinfio di Rutger Hauer, ovviamente...
Bene, solo lo zucchero mi può salvare, ma non sono ancora capace di lavorare il caramello da dargli la forma che mi serve... e il tempo incalza, mannaggia la pupazza.
Che fare? Quasi quasi mi magno un croccantino al sesamo e ci penso su...
Scronk... scronk... Ziiing! Eureka! Ci sono! E se scaldo questo bel croccante e lo rimodello come serve a me?
Proviamo...

Le ruote e il sedile li ho lasciati di biscotto, tanto per dare un sapore diverso... Una volta ottenuti i pezzi da montare che ho fatto? 
Un bel caramello che ho usato come collante per saldare gli elementi del triciclo... Credetemi, ci sarei potuto montare anche io.
Ecco:



 


Per completare l'opera ho stuccato il tutto con la glassa reale colorata di rosso.


Certo, lo so, il signor Precisetti mette bocca e dice, con la sua vocina stridula da inappetente sessuale: "Già che c'eri potevi almeno dargli una lisciatina per farlo sembrare meno sbrozzoloso, no? Guarda che roba: pare un budino caduto dal settimo piano...".
E sta' zitto, va, che lo so io quanto ho penato...

Passiamo al pupazzo.
Per cose del genere non si può, assolutamente usare una pasta base (pandispagna, margherita, frolla, e via di seguito elencando).
No, qui ci vuole qualcosa che tenga, che sia leggero e lavorabile come serve a me...
Il RKT!!! No, non è un nuovo medicinale per malati di mente, come servirebbe a me, ma semplicemnete il Rice Krispy Treat, ovverosia: inguacchio di riso soffiato croccante!
Lo avete visto messo in opera dal Boss delle torte che lo usava per comporre grattacieli e strutture complesse che non sarebbero dovute essere troppo pesanti per stare in piedi.
Proviamo:

Ecco, una volta modellato e ricoperto di pasta di zucchero colorata, qualcosa non ha funzionato, non so che, forse la struttura è troppo complessa, forse il RKT non è adatto per forme così articolate come la figura umana, non lo so... Riproverò, cercherò, imparerò... E vi farò sapere.
Così che fare? Mentre nominavo non molto lusinghiero i nomi di alcuni martiri cristiani ho detto, beh, salviamo il salvabile... facciamo una tortina e mettiamoci su quello che si può usare... Il triciclo verrà a parte...
Quindi ho fatto una Quattro quarti al volo.
Sì, poi ve la racconto meglio, tanto non servono molte parole: il peso di un uovo ed altrettanto in peso di: farina, burro e zucchero.
Quindi: se ho 70 g d'uovo (pesato col guscio) mi serviranno: 70 g di farina, idem di zucchero e ari-idem di burro.
Lavorare il burro pomata a crema con lo zucchero, aggiungere l'uovo e amagamarlo bene. Unire la farina ben setacciata e via, in uno stampo e in forno a calore moderato. I nostri soliti 180º per la solita mezz'oretta...
Verrà una pasta bella corposa (colpa e merito del burro) ma bella saporita di per sé.
Questa delizia del palato l'ho divisa in tre strati e uno l'ho riempito con crema pasticcera soda, l'altro con (mi vergogno a dirlo, ma non ho scampo, credo):
100 g mascarpone + 2 cucchiai di zucchero a velo + 1 cucchiaio di cacao + 1 cucchiaino di caffè solubile... effetto tiramisù.
Poi ho preso la mia bella pasta di zucchero, l'ho colorata a dovere, l'ho stesa ben bene e.. pàffete!



Poi dicono che la voce dell'inconscio non conta... È proprio la fine che avrei voluto far fare allo stizzoso stronzetto fin dall'inizio... 
Tiè, beccati questo!
E se non basta, visto che mi hai fatto penare abbastanza con questa storia del triciclo e dell'RKT, faccio una bella cosa... 

Visto che il festeggiato, per una sorta di sacro rispetto,  non ha voluto magnarsi il mostro (figuriamoci, voi vi magnereste il Discobolo di Mirone?... Io sì, e con tutto il disco...) che ho fatto? 
Gliel'ho ripresentato in una veste nuova, stavolta bella splatter:
Note della regia: Il sangue non è stato estratto da nessun essere vivente. È solo gel: un bicchiere d'acqua in cui ho sciolto a freddo un cucchiaino di fecola e quindi ho portato a ebollizione per addensare, e poi ho colorato di rosso.
Beh, a sto punto se l'è dovuto magnare, sbellicandosi dalle risa per la trovata...
E se fosse sadico anche lui? Azz... fammi nascondere gli oggetti contundenti, va... 


Detto romano del giorno:
Ammazza ammazza, sò tutti 'na razza.


Oggi ascoltiamo: 

Goblin - School at Night (Lullaby - Echo version)
http://www.youtube.com/watch?v=FnXpy40Q-5c

martedì 17 aprile 2012

Ravioli al cacao al profumo d'arancia

Oh, ecco, questa occasione ci vuole proprio...
Quando gli amici vengono e ti aiutano a sentirti meno solo, a cavarti d'impiccio (che poi
magari è il solito falso nodo che ci assilla e che bisognava tirare da un'altra parte per scioglierlo...), a darti coraggio anche quando tutto sembra un enorme nuvolone nero e pare di navigare controvento.
Quando ogni cosa sembra non andare in nessun verso basta una parola, una spalla, una mano.
Beh, a queste persone speciali serve offrire dei piatti speciali, non la stessa pasta di sempre con il solito sughetto, ma qualcosa di nuovo.
Fa bene anche a noi, tanto: 'ndo scappi...
Stavolta una cosa che non ho fatto mai: dei ravioli al cacao con ripieno di ricotta al profumo d'arancia. Anvedi, aho!
Preparare una dose da due persone (2 uova, 200 g di farina, etc, etc...) come scritto qui, e aggiungere all'impasto due cucchiai di cacao amaro.
Stendere la pasta dopo la canonica mezz'ora di rito e, nel frattempo, preparare il ripieno con:

200 g ricotta
30 g   parmigiano
2        uova
scorza grattugiata di mezza arancia, sale e pepe q.b.

I ravioli sono come le ciliegie, e non dite di no.
Ma no, io ne mangio giusto tre di numero, un piattino”... 

Falsi, ipocriti, buciardi! Aprirete la bocca e non riuscirete a smettere. Sono una droga... Quella che fa bene, però.

Stendere e ricavare con un bicchiere o con l’apposito attrezzo dei cerchietti che andrete a riempire con la farcitura e, operazione importante, a richiudere con attenzione facendo aderire bene i bordi per non lasciare aria all’interno, altrimenti i ravioli si apriranno in fase di cottura... e vi sentiranno biastimare fino al settimo anello di Saturno.




Siccome non volevo abusare della pazienza altrui ho preferito limitarmi per il condimento ad un semplice burro e salvia, che va su tutto, signora mia, e fa sentire bene il sapore della pasta e del ripieno.
 


Bene, adesso sì che si può parlare di cose serie, cazzeggiare, farsi prendere dai ricordi e dai progetti...

Detto romano del giorno:
Ama l'amico tuo cor su' difetto.

Oggi ascoltiamo:
Queen - Friends Will Be Friends

http://www.youtube.com/watch?v=0AIlz08fZos&ob=av3n

venerdì 13 aprile 2012

Stendiamoci un velo (di sfoglia) sopra

Si può, si deve...
Capire di poter voltare pagina.

Che ci si è affidati per anni a qualcuno che, per ignavia, ha abusato della nostra abnegazione.
Imparare che amare non è esserci sempre, comunque, e darsi e dare fino a non sapere più chi si è e non si ha più niente altro da dare...
Capire che è possibile riprendersi la propria vita e fare qualcosa che non si era mai fatto: decidere per conto proprio, a scapito di tutti i vantaggi che altrimenti si sarebbero potuti avere, e con la sensazione costante d'essere sull'estremità del trampolino....
Perdere molto per riprendersi se stessi, per ritrovarsi, e per costruirsi.
Cambiare la propria vita si può, anche a 40 anni suonati...

E come festeggiare una cosa così importante se non con una cosa semplice, qualcosa che muovendo le mani dà il senso del fare, del muoversi, di esserci, di costruire, nonostante tutto? Nonostante non serva poi a molto, se non a noi. Hai detto niente?




Bene, allora facciamo finta che oggi sia domenica (ma anche no…) e allora via: rimbocchiamoci le maniche e facciamoci un bel regalo: la pasta fatta in casa.
Se proprio l’idea di usare il matterello vi spaventa e inibisce allora fornitevi di quella simpatica macchinetta (che molti chiamano la Nonna Papera…) e vedrete che sarà un gioco da ragazzi. Molto meno laborioso di quel che ci si agita nel capino...

Dosi a persona:
100 g    farina
1           uovo
q.b.       sale
q.b.       acqua
(per 4 persone possono andar bene anche 3 uova per 400 g farina, se non siete voraci come me, ovviamente!).
Nella farina disposta a fontana (anche se, in effetti, pare di più un vulcano)  rompere le uova e aggiungere il sale.
 
Sbatterle piano piano con una forchetta (o direttamente con le mano) e incorporare la farina a poco a poco.
Io lavoro in ciotola: si sa, ognuno ha le sue innocue manie, ma facendo così mi sporco di meno, essendo pecione (ossia, maldestro, sgraziato, approssimativo. Mia madre avrebbe detto “mani de cionna…”, ma questa non la traduco...).
All’occorrenza aggiungere dell’acqua.
E quando avrete una pasta lavorabile via sulla spianatoia.
Impasta, e stira e riporta e stira e affonda e impasta… e così per buoni dieci minuti almeno.

Se volete provare una versione al cacao aggiungere un cucchiaio di cacao amaro ogni 100 g farina e procedere come sopra.




Lo sapete, no?, che cucinare è terapeutico, che l'atto di fare dei gesti che appagano e con la semplice consuetidine della manualità ci si rilassa meglio che dallo psicologo o da una seduta di massaggio? Beh, se poi magnate come sfondati allora siete voi...

Quando avrete una pasta bella omogenea e soda formate una palla e far riposare per ½ ora in una ciotola coperta da un pannno inumidito.

Passata la mezz'ora?...
Ricavare quindi dei pezzi grandi un pugno e stenderli con la macchinetta, piegando e ripiegando le sleppe che più stringerete lo spessore più si allungheranno, fintanto che le sentirete fare… plop
Di solito per delle fettuccine o delle pappardelle arrivo allo spessore 5.
Ma ognuno si deve regolare a seconda dei propri gusti, come per ogni cosa del resto.
Eccole, loro, così belle e dolcemente allineate sulla spianatoia, che avrete spolverato di farina...
Tagliatele come volete (fettuccine, pappardelle, spaghetti, maltagliati...) e conditele come preferite.

E quelle al cacao? Che ci metto? Beh...Queste le potrete condire con:
- burro e salvia (soffriggere nel burro le foglie di sminuzzate con un pizzichino di sale)
- speck e funghi (a listarelle lo speck e trifolati i funghi, e prezzemolo fresco alla fine)
- panna e noci (tritate non troppo finemente)
- cipolla rossa e mascarpone (far appassire in tegame la cipolla a fettine, aggiungere il mascarpone e cuocere un minuto)


Detto romano del giorno:
Va in piazza e ppija consijo, aritorna a ccasa e ffa ccome te pare.
Vai in piazza e prendi consiglio, torna a casa e fai come vuoi.

Oggi ascoltiamo:
Electric Light Orchestra - I'm Alive

http://www.youtube.com/watch?v=3CR8DMFfFs8 

martedì 10 aprile 2012

Vellutata ai funghi

La giornata è stata bella: sole e aria calda, deliziosamente primaverile. Siamo a aprile, d'altronde, sarebbe anche ora.
Cos'è allora 'sto freddolino che s'avvicina col far della sera?
Un regalo della Siberia (какой подорок!) o qualcosa che nasce da dentro, da quello che m'aspetta, dalla mia inguaribile insicurezza?
Nell'incertezza c'è solo una cosa da fare: mangiarci sopra qualcosa di caldo, di rassicurante, di pieno e saporito... Una vellutata di funghi, per esempio.
Fra rinvenire in una tazza d'acqua tiepida una manciata fi funghi secchi, che sarà il nostro "brown viagra"... 
Preparate quindi una besciamella con:
50 g     burro
50 g     farina
300 ml latte
Far sciogliere il burro in una casseruola, aggiungere la farina, mescolare bene e far cuocere a fuoco medio fino a sentirla lamentarsi sfrigolando incazzosa.
A questo punto, fuori fuoco, stemperare col latte, usando un frustino per evitare i grumi e riportare sul fuoco. Quando la besciamella inizia a addensarsi, salare, pepare e nocemoscare, cuocendo per un paio di minuti.
Preparate una tazza di brodo, ma se non volete complicarvi la vita e aggiungere troppi sapori o non usare dadi, basta una tazza d'acqua bella calda con un pizzico di sale..
Ora procuratevi i funghi, champignon, e ne serviranno dai 300 ai 400 g, una vaschetta da  supermarket va più che bene. Lavateli e tagliateli a fettine.
Trifolarli in una pentola assieme a due spicchi d'aglio privati dell'anima (oddio, non dovrete mica chiamare Belzebù... basta aprirli in due longitudinalmente e togliere il germoglio interno, che è troppo pesante. Altro che Damien...).
 
Aggiungerei funghi secchi sminuzzati e un poco dell'acqua d'infusione (attenti al fondo melmosetto, eh?) e fate cuocere per una decina di minuti.
Salate e aggiungete del dragoncello (non ce l'avete fresco? E va bene, non formalizziamoci, usiamo pure quello essiccato).
Ora aggiungere la besciamella e tritare il tutto col frullatore a immersione.
Allungare col brodo (o l'acqua bella calda) e fate sobbollire. Plof...plof...
Controllate la sapidità e regolatevi prima di impiattare e servire con dei crostini d'accompagno.
Tutto qui? Embè? Che ce vò 

Detto romano del giorno:
Chi cià er pane nun cià li denti, chi cià li denti nun cià er pane.


Oggi ascoltiamo:
Band - The weight

http://www.youtube.com/watch?v=3LAcP_v-j3I

sabato 7 aprile 2012

Pizza di Pasqua

È d’uso a Roma, la mattina di Pasqua, fare una colazione molto ricca a base di questo lievitato accompagnato da: pizza sbattuta (una sorta di Pandispagna molto più consistente), colomba, salame corallina, cioccolato, uova sode spolverate di sale. 
Ah, certo, c’è anche chi ci aggiunge un bel bicchier di vino… in attesa del pranzo!
Una commistione dolce-salato che fa resuscitare la gioia di vivere.
Sarà per questo che si usa a Pasqua?

Questa è la pizza pasquale che si usa in molte zone dell'Italia centrale in due versioni: dolce o salata (al formaggio pecorino... una delizia!).

400 g    farina (200 g Manitoba + 200 g farina 00)
40 ml    latte
25 g      lievito di birra
120 g    zucchero
40 g      burro pomata (ovverosia ammorbidito a temperatura ambiente)
4           uova
1 pizzico di sale, 1/2 cucchiaino di cannella, scorze grattugiate di un limone e di un’arancia.

Fase 1) Lievitino.
Sciogliere nel latte tiepido il lievito, unire farina q.b. e 1 cucchiaino di zucchero.
Lasciar lievitare fino al raddoppio.




Fase 2) Impasto.
Unire tutti gli altri ingredienti, le uova una ad una e il burro alla fine.
Lavorare a lungo l’impasto.
Lasciar lievitare fino al raddoppio (d'estate basta anche un'ora e mezza, d'inverno due e passa...).



Fase 3) Lavorazione.
Disporre nello stampo.
Come stampo si può usare anche una caldaina di alluminio, tenendo conto che la dose indicata: è indicata per uno stampo di 18 cm di diametro, alto 9 cm.
Lasciar lievitare fino al raddoppio.

Fase 4) Cottura.
180° per 40’.


Sondare con uno spiedino di legno per verificare che sia ben asciutta all'interno.
Ah, tanto per la cronaca, questo è un esempio di colazione di Pasqua alla romana, versione sobria…



Detto romano del giorno:
Quanno na persona te vò male, puro co’ sette camicie te vede er culo.


Oggi ascoltiamo:
Jesus Christ Superstar (1973) - Everything's Alright

http://www.youtube.com/watch?v=jkje4FiH9Qc

venerdì 6 aprile 2012

Buona vita a te...

T'auguro una buona vita, d'ora in poi,
vita senza dolore e senza affanni,
fatta di strade nuove e tenerezze,
delle risate che di te ricordo.
T'auguro di gioire dei traguardi
e di capire in tempo tutti i passi
in cui potrai inciampare forse un giorno,
perché lo sai anche tu, sei malaccorto..
T'auguro d'avere sempre attorno
persone vere, chiare nell'affetto,
non chi t'incensa glorie per usarti
come un chiavistello o come un'arma,
come un gradino per salire oltre.
T'auguro di non doverti mai pentire
delle parole o i gesti inavvertiti,
e delle lacrime non ti vergognare,
e poi, cosa che a tutti pesa e brucia,
essere inascoltato, l'essere frainteso.
T'auguro buona vita, quasi amico
di sabbie, di castelli, di segreti,
d'ipotesi di vita e, nonostante
tutto, delle distanze mai colmate.
Anche se altrove rotolano i giorni,
scorrono altri visi e passano altre lune
t'auguro davvero buona vita,
mio quasi amico, parte di me perduta.

Detto romano del giorno:
Anni e bicchier de vino nun se contano mai.


Oggi ascoltiamo:
Elton John - Song for guy

http://www.youtube.com/watch?v=BrtFrXERu2Q

giovedì 5 aprile 2012

Torta per Massimo, appassionato di radio

Questo blog sarebbe dovuto nascere due anni fa, in occasione di questa torta di compleanno. 



Poi le cose della vita, l'accidia, la depressione mi hanno frenato... fino ad oggi!
Due anni fa ho imparato a fare questo tipo di torte decorate per l’occasione del compleanno di Max; quindi ore e ore sul web alla ricerca delle dosi e delle tecniche più adatte, fino a questa prima prova. Un po’ rozza, è vero, ma molto d’effetto. 




La torta è composta da tre strati di Pandispagna. Quindi:
-
Pandispagna
- Crema pasticcera alla vaniglia (la vostra... Ne basta una dose da 500 ml di latte)
-
Pandispagna
- Crema pasticcera al cioccolato (la vostra, più 100 g di cioccolato a pezzetti a crema calda)
-
Pandispagna


Intorno alla torta è stata spalmata della panna montata per far aderire la sfoglia di MMF verdino, alla base della composizione. Su questa ho sparso della farina di cocco verde per simulare un prato; basta mettere un po' di farina di cocco in un sacchetto di plastica insieme a poche gocce di colorante verde, agitare il sacchetto e poi far asciugare per qualche ora.
Su questo prato hanno preso posto delle figurine in MMF colorato: c’è Max, una mucchetta, delle paperelle un coniglio.
La radio è una mini-torta fatta con un
Pandispagna da 1 uovo cotto in uno stampo rettangolare monoporzione e ritagliato ad hoc, farcito anch’esso con le due creme, rivestito di MMF rosso, e addobbato come fosse una radio: c’è la griglia dell’altoparlante (un wafer al cioccolato), il visore delle frequenze (una caramella alla menta sciolta a lastra al microonde) su cui ho segnato con del cioccolato fuso le frequenze, il cavo dell’alimentazione (una rotella di liquirizia srotolata per simulare il cavo elettrico) con la sua bella presa di corrente (in MMF nero e grigio).
Più varie decorazioni fatte con il cioccolato fuso (bianco e fondente) usando una mini sac à poche di carta forno.
Insomma… un bel lavoro, per essere la prima volta…
Non scorderò mai l’espressione che si dipinse sul suo viso quando la vide…
Da sola valse tanta fatica e tanto impegno.


Quanto mi piace fotografare le torte messe in frigo... A voi no? Beh, ognuno ha le sue stranezze...

Detto romano del giorno:
Poi fà, poi dì, poi mugne, ma la cerqua nun fa le brugne.

La quercia, si sa, non dà prugne…

Oggi ascoltiamo:
Queen - One Year Of Love

http://www.youtube.com/watch?v=EgVlnvARvPM&feature=related


Ah, Freddie, Freddie, quanto ci manchi!

Goodbye... You ARE best singer of all time