lunedì 30 aprile 2012

La vignarola nun va controcorente...

La vignarola non è una contadinotta della provincia romana, di quelle belle simpatiche e pienotte, bianche e rosse in viso, che "parleno 'n bo' ccosì, un boghetto guasi da burinozze"...
No, è una bella padellata di quegli ortaggi che si usa coltivare tra i filari delle vigne. Un piatto che ricorda l'arrivo della stagione più mite.
E le fave, si sa, qui si usa mangiarle il primo maggio assieme al pecorino nella classica gita "fuori porta", accompagnate da un bel fiascone di vinello dei Castelli Romani: Frascati, Velletri, Marino, Genzano... ehhh, la scelta è vasta ma senza sbagli o tentennamenti: tanto è tutto bbono.


Quindi, per la nostra vignarola:
1     cipolla
1     lattuga romana
2     carciofi, capati pe bbene (puliti e privati delle foglie più dure)
250 g fave sbucciate
150 g piselli sbucciati (o anche no... come vedremo)
olio extravergine di oliva, sale e pepe q. b.
In un tegame far appassire a fuoco basso la cipolla. Quando diventa trasparente aggiungere la lattuga romana tagliata a listarelle sottili ed i carciofi tagliati a spicchi. Mescolate bene, salate e pepate.  Coprite e fate cuocere a fuoco basso aggiungendo, se necessario, un po' d'acqua.
Aggiungete quindi i piselli e le fave. La cottura dipende ovviamente da quanto è tenera la verdura. In genere la vignarola è pronta in una mezz'ora.

Nota di zio Gianni, l'intenditore: 

"Io i piselli nun ce li metto e nun ne sento la mancanza. Quello che conta è che la lattuga sia bella verde, perché deve insaporire bbene l'artre verdure. Solo così ciài la vera vignarola, semplice e saporita. Se poi voi fà davero quarcosa de speciale a metà cottura buttece dentro un paio d'etti de straccetti de manzo, fai coce e 'nsaporì la carne cor sughetto delle verdure e poi vedi che te magni...".
Parole sante... 

Detto romano del giorno:
Ce vo' antro, Monsignore, che vvestì dde paonazzo!

Ci vuole altro, Monsignore, che l’abito rosso!

Oggi ascoltiamo:
Ponentino Trio - Tanto pe cantà

http://www.youtube.com/watch?v=OQlsyV-78X0&feature=related

Benedetti gli "artisti di strada", come vengono chiamati.
Non conoscete questo gruppo, vero? Si fermano per le piazze e le vie del centro, insidiate dall'incazzosità del traffico e della gente presciolosa (affrettata), e ricreano un momento sospeso nel tempo, in cui stornelli, scenette, canzoni della tradizione romana ci portano in un mondo che solo i nostri vecchi hanno conosciuto: senza caos, senza autoveicoli, dove ci si conosceva un po' tutti per soprannome, dove la lealtà era la vera moneta di scambio nei rapporti umani...

Un tempo che sembra perso, a prima vista, ma che sopravvive acquattato in noi, in attesa di poter finalmente riuscir fuori, stiracchiarsi ed esclamare, guardandosi attorno: "Embè? E che d'è 'sto casino qua? Basta un po'!"

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