sabato 16 giugno 2012

Monti di lavanda

Ovvero: Crema pasticcera alla lavanda.

- Hai visto Leppagorre? Siamo al Rione Monti(1), dove c'era quel bel negozietto che vende la lavanda di Venzone.
Ora possiamo finalmente prenderne un po' di quella alimentare, sei contento?
- Mica tanto...
E te pareva... Chissà da chi ha preso, eh?
- Eh, ma pensa a quante belle cosette ci potremo cucinare, no?
E qui, appena sente la parola "cucinare" si ringalluzzisce tutto, frizza come lo spumante, scoppietta come un fulmine domestico...
"Cucina" per il mio demonietto è come "pittura" per quello di Van Gogh, come "versi" per quello della Cvetaeva, come "posizione dell'ostrica viennese" per Ilona...
Insomma, a farla breve: entro in un'oasi di profumo dolce e rassicurante, in una nube lilla(2) che riposa gli occhi e il cuore.
Chi pensa che l'aroma di lavanda abbia solo funzione di antitarme o sia alla base di profumi demodé deve entrare qui e chiudere gli occhi. Ecco: una distesa immensa pettinata dal vento, l'odore di mille e mille fiori portato dalla brezza...


... poi aprirli, e sentirsi invadere da tanta delicatezza.
Prendo due sacchettini di lavanda e continuo il mio solito itinerario da "turista nativo" che tanto amo.
E adesso?...
Se ci facessi una crema? La cosa più semplice del mondo.
Ogni crema in fondo è formata da elementi liquidi (latte o succo di frutta), elementi addensanti (farina o fecola), aromi e, nel caso della pasticcera, le uova.
Vi viene in mente niente?…
Se aromatizziamo l’elemento liquido aggiungiamo altre variabili alla nostra equazione.
E poi noi... siamo cosììì, dolcemente complicatiii...
Quindi:

250 ml   latte       
60 g       zucchero
30 g       farina           
2            tuorli   
2 cucchiaini di lavanda essiccata.

Far bollire il latte con la lavanda e lasciare in infusione per circa 5 minuti.
Battere come di norma i tuorli con lo zucchero e aggiungere quindi la farina.
Stemperare con il latte e far rapprendere a fuoco basso mescolando sempre fino ad addensamento.
Se la volete più barzotta, ossia che rimanga più soda, utilizzare, invece dei due tuorli, un uovo intero.
Stesso procedimento.


Quella di soli tuorli avrà un sapore più deciso di uova e una consistenza più cremosa.
Quella con le uova intere, grazie alle proteine dell'albume che, assieme a quelle del tuorlo imprigioneranno in una rete solida il liquido (nel nostro caso il latte), resterà un po' più sostenuta e dal sapore più delicato.
Questione di gusti, di utilizzo e di demoni interiori...
Devo dirlo? Io l'ho dovuta provare in tutti e due i modi, altrimenti non avrei avuto pace.
La differenza è sottile, e di sicuro si perderebbe se la crema non venisse consumata al cucchiaio ma impiegata per farcire torte o bigné.
Leppagorre... cos'è che hai in mente adesso?...


Note
(1) Tra la stazione Termini e il Colosseo, costeggiando via Cavour, per intenderci.


(2) Si chiama infatti: l'Angolo Viola, in via Baccina 13.
E un sito che esordisce con: "In un termine polinesiano, moemoea, che in italiano si traduce in “sogno”, si racchiude la passione di Maurizio e Tiziana Candelori per la lavanda..." come si fa a non amarlo?

Stornello romano del giorno:
Fior de lavanda,
chi cià li sordi in borza sempre conta
chi cià l'amore in core sempre canta

Oggi ascoltiamo:
Pacifico con Malika Ayane - "L'unica cosa che resta"

http://www.youtube.com/watch?v=lbz0aZIoEs4

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