domenica 10 giugno 2012

Culurgiones a go-go

Ecco, lo sapevo: decido di preparare qualcosa e finisce che cado inevitabilmente nel ridicolo.
Non per quello che faccio, ci mancherebbe, quanto per le quantità spropositate delle porzioni...
Secondo me sono la reincarnazione di qualche prigioniero fenicio morto di stenti (in un mondo dove chi si crede reincarnato tira in ballo principesse, cavalieri e nobili sarebbe una bella novità), altrimenti non si spiega come mai inizio con delle dosi che si moltiplicano inavvertitamente per due, tre, quattro...
- E quanti saremmo, oggi a pranzo?
- Due, Leppagorre, quanti sennó?... Che fai mi prendi in giro?...
- Io?...Nooo... .... ... Ahahahahahahahahahahahahahahahha......
Così ogni volta, anche senza il sarcasmo del mio demonietto interiore.
Vabbè, su, al lavoro, che è già tardi...
Avevo parlato già dei culurgiones in occasione della mia cenetta 
- Arièccolo con gli eufemismi... Tra un po' te prenneva un infarto de panza!...
Dunque, dicevo: avevo preparato i Gorgognoni, una versione rivisitata con ripieno di patate, gorgonzola e vongole. 
Stavolta sono andato sul classico e ho provato a fare questi deliziosi ravioli di patate che tutta la Sardegna conosce come colurione, culur(r)ione, culurgione, culurzone, culurizone, gulurzone, guruglione, gururione, culurgioni, culirgioni, culingioni, cruguxoi. (dal dizionario di Lingua Sarda di Massimo Pittau)
Ecco, così non si fa torto a nessun dialetto isolano. 
Ma se i modi per denominarli sono tanti, l'etimologia sembra incerta. Pare che derivi dal bizantino kollyrha, una sorta di pane rotondo lievitato oppure da kollyrhìon, un uccello, forse il tordo, chissà...  (sempre dal prezioso Pittau di cui sopra).
Fatto sta, mentre i linguisti ancora si accapigliano per capire da dove provenga questo nome curioso, le donne dell'isola da secoli hanno preparato questo delizioso raviolo dalla forma che ricorda una spiga.
Per quelli di patate le dosi sono... Leppagorre, smettila di ridere o ti infilo nello sgabuzzino, eh?...

Per la pasta:
300 g   farina di semola di grano duro
100 ml acqua (o giù di lì)
un pizzico di sale

Iniziare a preparare la pasta nel solito modo: farina a fontana, giù il sale e a mano a mano l'acqua, fino ad ottenere un composto lavorabile con le mani. E qui a tirare, stirare, tendere e battere, con tutta la tenace aggressività di cui siete capaci, fino ad ottenere una palla bella morbida, elastica e compatta, che non si attacchi più alle mani.
Mettetela a riposare per una mezz'oretta almeno in una ciotola coperta da un canovaccio inumidito e passate a preparare il ripieno.
Ecco, per il ripieno si possono avere due alternative (due?... mille!): o solo formaggio (i culurgiones de casu) o patate, formaggio e menta (i culurgiones de patata).
Non volendo usare la menta la si può sostituire, come ho fatto io, con della salvia tritata.
I sardi non se ne adonteranno, vero?
Quindi:
1/2 kg patate
150 g  pecorino grattugiato
1 spicchio d'aglio 
1/4 bicchiere d'olio
qualche foglia di menta (o salvia...)
Lessare le patate con la buccia in acqua leggermente salata, quindi pelatele (ahio... ogni volta un tormento) e schiacciatele bene. Usate lo schiacciapatate, non esitate: ficcatecele dentro con tutta la buccia, premete e quindi gettate via la coccia... alé!
Fare soffriggere nell'olio l'aglio, quindi eliminatelo e fate raffreddare.
Alle patate ancota tiepide aggiungete il pecorino, l'olio e la menta sminuzzata.
Mescolate bene e aggiustate di sale.
Assaggiate sempre, non fidatevi mai del pecorino, è infido: sembra che non si senta e poi, in cottura rende il piatto salato. Il mio era non troppo salato e i culurgiones mi sono venuti un po' bambi, sciocchi... sciapi, insomma...
Stendete la pasta, ricavatene con un bicchiere o una tazza dei dischi che riempirete con un cucchiaino d'impasto e poi, tenendo con una mano la creatura, iniziate a unire i lembi del raviolo pizzicando prima da una parte e poi dall'altra, fino a chiuderlo completamente. Ci vuole più a dirlo che a farlo. Guardate qui. Sembra una spiga, vero?
Disponete quindi i culurgiones su una spianatoia infarinata o su una teglia foderata di carta forno:


A questo punto vi renderete conto che la dose che ho usato io (600 g di farina per 1 kg di patate) era un pochino spropositata... Avrete, poggiati in ogni dove mucchi, pacchi, cataste di culurgiones ( me ne sono venuti circa 50...). 
Che fare? 
Mangiare per tre giorni culurgiones tramutandovi in Merdùles feroci e insaziabili oppure disporli su un vassoietto di carta, coprirli con della carta forno e surgelarli.
Lessateli in acqua salata, badando a rimestarli spesso per non farli attaccare al fondo della pentola, e quando verranno felicemente  a galla sposateli a un bel sugo di pomodoro con o senza carne:





Ma anche con un burro e salvia non sfigurano mica:



A questo punto ve mettete a piedi pari, come si dice, e via, su, che se freddano!...

Detto sardo del giorno:
Sa faula bessit, o a tardu o a presse.

Ogni bugia si scopre, o presto o tardi.

Oggi ascoltiamo:
Istentales - Promissas

http://www.youtube.com/watch?v=GRKuQfDQg14


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