martedì 12 giugno 2012

Cischecco Uòtz Amèrican

Com’è la cucina d’oltre Atlantico?
Noi italiani, cresciuti non solo a pranzi domenicali fatti rigorosamente a mano e preparati fin dalle otto del mattino (dico solo una cosa: ragù! Ecco…) ma anche con la cura quotidiana per il pasto più semplice (anche un veloce piatto di pasta da noi si fa in un certo modo, e viene sempre bene) valutare la cucina di un paese che non vanta in questo una cultura articolata come la nostra è spesso imbarazzante.
Si rischia di cader nel provincialismo, nel lasagnacentrismo, in quella spocchia fastidiosa che fa dire, guardandoli cucinare (anche in tv): “Ehi, no! Così non va! Verrà una ciofeca!”
Invece loro, imperterriti, mischiano, intrugliano e provano. Almeno provano.
Noi italiani, c’è da dirlo, in cucina siamo conservatori: è forse una delle cose in cui siamo intimamente sicuri di noi stessi. Al sugo di pomodoro e basilico non metteremmo mai lo yogurt… spero.
… No, Leppagorre, non mi guardare in quel modo: questa nemmeno sotto tortura te la avvallo…
Certo, vedendo il boss delle torte che prepara le lasagne ci viene l’istinto di evocare lo spirito del buon Pellegrino e fargli tirare i piedi la notte, però è simpatico e lo lasciamo fare… tanto poi se le magna lui e le sue belle sorelle buzzicone!
Di fronte alle torte di marshmallow (c’è un negozietto a NY che vende solo questo…) c’è solo da dire una cosa: oh my ghost! Poi, senza nemmeno andare tanto lontano, con la pazienza e l’indulgenza che bisogna avere per chi, poverino, non ci arriva, si scoprono cose di cui non avremmo sospettato la bontà, la semplicità, la genialità.
Ecco, il cheesecake è qualcosa che viene da lontano ma il cui sapore ci parla di biscotti morbidi di burro, di uno strato di spugnosa pannosità, di un’agra o pastosa copertura.
Ci parla di cose che conosciamo già, in una lingua diversa.
Il cheesecake ci fa fare pace con il cattivo gusto degli americani, con i loro eccessi, la cura smodata alla spettacolarità e alla forma piuttosto che alla sostanza.
Perché questa stupida paura di rischiare, di mischiarsi e perdersi nell’altro?…
Vale sempre la pena rischiare, provare e conoscersi. E riconoscersi...
Assaggiando questa delizia diciamo loro, con la parte più intima del cervello e della coratella, titillata da tanta bontà: thank you guys…

Fondo
200 g     biscotti Digestive o similari
100 g     burro
Sbriciolare i biscotti, meglio ancora tritarli, unire il burro fuso e distribuire sul fondo di una teglia, meglio se con cerniera. Far rapprendere in frigo per almeno 15 minuti.
Corpo
500 g    formaggio cremoso tipo Philadelphia
200 ml  panna (anche da cucina va bene)
150 g    yogurt (un vasetto)
150 g    zucchero
3           uova
Questo è il plain cheesecake, quello liscio e basico, ma capite bene che potete avere una scelta smisurata sugli aromi e i sapori da aggiungere a questo dolce: cioccolato, caffè, frutta, menta, nocciole, caramello… chi più ne ha più ne metta.
Vedremo come, qui c’è Leppagorre che già scalpita…
Lavorare le uova con lo zucchero, aggiungere lo yogurt, la panna, il formaggio.
Preparare il bordo della teglia con delle strisce di carta forno inumidito che farete aderire alle pareti prima di versare il composto sul fondo di biscotti.
Una teglia con cerniera da 26 cm di diametro andrà bene, sennó anche più piccola, l’importante è che allora abbia  i bordi alti…Ah, Monsieur Lapalisse…

Cuocere a 180° per 50 minuti almeno. Sformare una volta che sia ben freddo



Topping
O “er sopra” come diciamo qui.
Potete sbizzarrirvi anche qui: o solo frutta fresca, o una crema o una salsa, o una coulise…
Per una coulise di frutti di bosco preparare un bello sciroppo di acqua e zucchero (50 ml e 50 g, fatto bollire per circa 3 minuti) a cui vanno aggiunti 250, 300 g di frutti di bosco (usate pure quelli surgelati, lo so che annate de prescia…).


Per una salsa al limone fate bollire il succo filtrato di 3 limoni a cui avrete aggiunto 50 g di zucchero e la buccia grattugiata di uno di loro, unire un bicchiere d’acqua fredda (150 ml ca) in cui avrete sciolto un cucchiaino di farina. Fare bollire mescolando per far addensare un po’, quel tanto che abbia raggiunto una consistenza gelatinosa.


Mh… sennó?…
Preparate il solito sciroppo di acqua e zucchero (50 ml e 50 g, fatto bollire per circa 3 minuti) in cui sciglierete 50 g di cioccolato fondente. Mescolate bene per amalgamare il tutto.
E mo’ viè er bello
Prendete la casseruola con salsa al limone e quella con la salsa al cioccolato.
Guardatele attentamente: vedete come già si vogliono bene?
Sarebbe un crimine non provare a farli conoscere, unire, far loro provare l’ebrezza dell’amplesso…
Quando Leppagorre chiama rispondo quasi sempre, come la bava dei cani di Pavlov al suono del campanello…
Uniamo a mano a mano la salsa al limone in quella al cioccolato.
Dico questo perché la dose tra le due varia a seconda dei gusti, che preferiate prevalga la pastosità del cioccolato o l’agro del limone. A gusto mio una buona proporzione è 2/3 salsa al cioccolato e 1/3 salsa al limone. Ma, si sa: de gustibus



Detto inglese del giorno:
The early bird catches the worm

Chi dorme non piglia pesci

Oggi ascoltiamo:
Tracy Chapman - Baby can I hold you

http://www.youtube.com/watch?v=kjRo_CHSdt0

P.S. Ah, lo sapete che Checco in romanesco è il diminutivo di Francesco, vero? Do sempre un po' tutto per scontato. 

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