sabato 16 giugno 2012

In cosa credi?...

Fukushima.
Un'ondata di melma, subdola, feroce, improvvisa, aggredisce un paese. Scende di distruzione, sofferenza, morte...
Gino De Crescenzo (Pacifico) di fronte alle scene che si susseguono nei notiziari rimane come tutti noi inerme, basito e, perché negarlo, anche incazzato. Si chiede le stesse cose che ognuno di noi s'è chiesto almeno una volta di fronte a scempi come questo: perché?... perché?...
Senza scomodare Voltaire e il terremoto rovinoso di Lisbona, né Leopardi e la lava affamata del Vesuvio.
Senza ricorrere a secoli di filosofia senza risposte...
Una canzone può nascere d'impulso ed essere viva, uticante, profonda come se fosse stata architettata per anni a tavolino, tenera e bella come solo sa essere la poesia.
In cosa credi è una domanda dolorosa che una serie di risposte coraggiose:
Credo alla stranezza del tutto,
all’ingegnosa perversione
che ci ha messo al mondo certi
ad imparare questa confusione

Lo smarrimento di fronte agli sconvolgimenti grandi e piccoli dell'esistenza non trova rifugio metafisico.
La nostra vita è qui, è adesso, e bisogna viverla, senza tentennamenti.
Facendosi scudo di piccole cose, di gesti quotidiami, di parole, di affetti.
Le nostre piccole armi.
Resistere come ginestre sul dorso della rupe che ci frana accanto. Ma vivere.
Ed essere consapevoli come Sisifo di quanto tutto sia vano, fragile, breve, fuggevole.
Eppure, nonostante tutto, meraviglioso.


Oggi ascoltiamo
Pacifico con Manuel Agnelli - In cosa credi (le nostre piccole armi)
http://www.youtube.com/watch?v=bvdSDbolw5o&feature=endscreen&NR=1

In una valle a due passi dal mare
ora galleggia un paese
in una minestra scura di ruote
di corda di navi elicotteri e case
Lo vedi che non c'è preghiera,
che non c'è muro forte abbastanza,
e non c'è altezza né distanza che basti?
E allora in cosa credi?
Non hai una frase una parola chiave,
nn altare per inginocchiarti,
una statua antica da baciare?
Credo alla stranezza del tutto,
all’ingegnosa perversione
che ci ha messo al mondo certi
ad imparare questa confusione.
Non credi che ci sia un momento
di sfuocata comprensione
al primo suono emesso da tuo figlio,
alla perdita di un genitore?
Credo alla stranezza del tutto,
all’istante fatale in cui tutto si compie,
che sia nascita, amore, morte o incontro
E le parole, tutte questa parole,
questi libri di avventura e amore,
sono tetti di paglia, rifugi, trincee
per resistere a tanto insistito dolore.
E gli abbracci, i sorrisi, e le candele accese
i pochi mezzi di cui disponiamo,
le nostre piccole armi.
E allora in cosa credi?...
Non hai una frase mandata a memoria
più duratura di qualsiasi legge?
Credo che scivola e sfugge
e quanto è breve lo capisci alla fine.
È una sfuriata e non resiste appiglio
e ricomincia tutte le mattine.
Si vive, solo questo, si vive
e non c’è altro da fare,
e dai forza a chi cade in salita
e dolcezza a chi vuol farla finita.
Ogni giorno è inaspettato
e tutto arriva senza spiegazioni,
e ti confonde con le emozioni
E ti commuove e non dà soluzioni.
E le parole, tutte queste parole,
questi libri di avventura e amore,
sono tetti di paglia, rifugi, trincee
per resistere a tanto insistito dolore.
E gli abbracci, i sorrisi, e le candele accese
i pochi mezzi di cui disponiamo,
le nostro piccole armi.
E le parole, tutte queste parole,
queste nuvole di nebbia e fumo
sono prati di neve, torrenti di poggia,
momenti di ombra e respiro.
E i sogni, le carezze ai figli addormentati
le poche cose di cui disponiamo,
e nostro piccole armi.
In cosa credi… In cosa credi...


P.S. La descrive molto bene Walter Gatti qui, nel suo articolo.

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