venerdì 16 agosto 2013

Torta Chatwin alle zucchine e tonno

Ovvero - Turisti non per caso (1/2)

Amo fare il turista nella mia città: spesso prendo lo zaino con macchina fotografica, quaderno per appunti o versi estemporanei, occhiali da sole, qualche genere di conforto (acqua, frutta e crackers, ebbene sì...) e via, per i vicoli lastricati da sampietrini e le piazze monumentali funestate dai piccioni.
Spesso gli "acchiappini" dei ristoranti turistici mi confondono per straniero e mi allettano con menù a basso prezzo che non proverei nemmeno morto, e allora mi piace declinare l'offerta con un sorriso e con un: "No, grazzie, ma mmagno a ccasa!"
Noi romani, si sa, siamo orgogliosi della nostra città, ma non ne siamo affatto gelosi.
Il nostro salotto buono non ha i centrini sulla spalliera e sui braccioli, ma spesso ha ciuffi d'erba cresciuta de straforo (di soppiatto, quatta quatta) tra le pieghe di marmo dei monumenti.
Le nostre sculture disseminate per la città o nei musei sono smangiucchiate dal tempo e rosicchiate da secoli e secoli d'acqua, vento e sole. Abbiamo insomma cose uniche ma provate...
L'ho già detto, e mi sembra sempre di usare un'enfasi che può essere scambiata per boria e sicumera, ma credo che Roma sia unica al mondo per tutto quello che custodisce nei suoi strati millenari.
E noi romani ci comportiamo come chi abbia un tesoro e ami condividerne il piacere di viverlo con gli altri, e non per sentirsi superiori o migliori ma con un senso di convivialità che si può esprimere in modo lapidario ed elementare col motto: "Più semo e mejo stamo".
Sì, lo stesso delle tavolate e delle osterie che stanno, purtroppo, scomparendo.
Condividere tutto questo con chi si vuol bene è il massimo che possa capitare a un romano.
E poi metti il caso che uno abbia molti dei suoi pochi amici che vivono a non meno di cento chilometri da qui, allora condividere questa dote che immeritatamente ci è stata donata dalla sorte è, be', una gioia raddoppiata.
Attraverso gli occhi di chi non è avvezzo a tanta concentrazione artistica si scoprono aspetti che erano sfuggiti, gli sguardi consueti sulle cose si rinnovano e si impara sempre qualcosa di più attraverso la sorpresa e la curiosità di chi ti sta accanto.
Si notano squarci inaspettati tra colonne austere...


e si ride di anacronistici "centurioni d'occasione"

(foto non mia)
o anche di qualche attempata Messalina...


con la sua favolosa borsa al braccio, più da Sora Nina che da Messalina, a dire il vero...


Insomma, c'è sempre qualcosa da vedere, qualcosa su cui soffermare lo sguardo, riposare la mente o riflettere.
Ma si sa, tutti questi sforzi fisici fanno venire una fame... e mica si può offrire all'amico turista una pesca o un pacchetto semisbriciolato di crackers, no: qui ci vuole uno di quei "cibi da pic-nic", qualcosa che può essere indifferentemente mangiata calda o fredda, che sazi e non si attoppi sul piloro rovinando gli ulteriori chilometri di passeggiata che ancora mancano...
Ma sì, ci vuole una Torta Chatwin! E stavolta con zucchine e tonno, tanto per fare qualcosa di diverso.
Metti che qualcuno sia intollerante o allergico agli champignons è sempre meglio tenere un asso nella manica, una possibile alternativa da proporre, no?

Torta Chatwin alle zucchine e tonno
Quindi, per la pasta:
250 g    farina
20 g      lievito di birra
70 g      burro morbido (anche detto pomata)(1)
100 ml latte
1           uovo
1 pizzico di noce moscata e uno di sale
In una ciotola si versa la farina, il sale, la noce moscata, il lievito sciolto nel latte tiepido, l'uovo e il burro, senza alcuna preferenza di precedenza...
Lavorare velocemente, il tempo necessario per amalgamare il tutto.
Formare una palla e metterla a riposare nella ciotola, coperta da un canovaccio. Deve raddoppiare di volume.

Per il ripieno:
700 g    zucchine
140 g    tonno
2           uova
150 g    yogurt
2 spicchi d'aglio
Sale e pepe q.b.
Trifolare in un tegame le zucchine a pezzetti in poco olio e i due spicchi d'aglio tritati (o schiacchiati e poi eliminati, se la cosa è intollerabile). Basterà una decina di minuti, il tempo di veder appassire le zucchine.
Salare e lasciar freddare.
In una ciotola unire il tonno sbriciolato, lo yogurt e le uova, aggiungere le zucchine ormai fredde e salapepare a piacere. Non troppo, però.
Stendere 2/3 della pasta e foderarci il fondo e i bordi di uno stampo dal diametro di 24 cm.
Versare il ripieno nella scorza di pasta e livellarlo con un cucchiaio.
Stendere la pasta rimanente e formare un coperchio con cui si racchiuderà lo scrigno di tanto amato bene.
Premere, come al solito, i lembi del bordo e del coperchio per sigillare la torta.
A questo punto si potrebbe spennellarne la superficie con del tuorlo per farla colorire in cottura, ma non è un'operazione necessaria. A volte basta anche solo spennellarla a qualche minuto dal fine cottura con del latte che cuocendo darà una leggera abbronzatura alla nostra torta ma, ripeto, non è un'operazione necessaria di per sé.
Cuocere per la classica mezz'ora, il tempo di vederla dorare per bene, quindi farla intiepidire e toglierla dallo stampo, per evitare che si inumidisca sul fondo.

E il più è fatto. Basta preparare lo zainetto, aggiungere dei tovaglioli di carta (dei quali mi scordo sempre, puntualmente) e preparare un paio di scarpe comode.

Tappa fissa, per predilezione dei rioni Regola e Parione che se la contendono, l'amata piazza Campo de Fiori: vivace mercato il mattino, tranquillo salotto il pomeriggio e movimentato circolo di beoni la sera.
Vi è stato ambientato un vecchio film del '43 con Anna Magnani e Aldo Fabrizi, attori portentosi da soli e indimenticabili in coppia. L'esempio d'una romanità popolare tenera e rude, e mai truce o volgare.
Poi la cupa statua dedicata a fra' Giordano Bruno, che l'Inquisizione bruciò vivo il 17 febbraio del 1600, divenuta simbolo del libero pensiero e di una vivacità intellettuale senza sudditanze.


C'è ancora molto da vedere, e per fortuna la temperatura sembra essere mitigata da un alito di vento che lascia respirare e muoversi senza patire l'odiosa afa estiva.
E fermarsi un attimo su Ponte Garibaldi, per riprendere fiato e godersi il viola sincero del tramonto.


E mentre si scherza con gli amici, ritrovando le stesse scemenze che ci facevano ridere vent'anni fa, pensare agli amici che oggi non sono qui e che si vorrebbe tutti assieme a noi a passeggiare, a ridere e a goderci Roma...

Detto romano del giorno
Er vino bbono nun cia'bbisogna de frasca.

Al vino buono non occorre insegna.


Oggi ascoltiamo
Grazie alla vita - Gabriella Ferri

http://www.youtube.com/watch?v=9F2mXzQB5YY

NOTE
1)  "Er pomata" è anche il soprannome con cui a Roma viene chiamato chi ha un eccessiva cura per l'aspetto e che, appunto, usa spalmarsi i capelli con brillantina o gel facendoli sembrare sempre unti e impomatati.

5 commenti:

  1. ci dovrei tornare davvero a Roma l'ultima volta è stato con le "coticare" la prima volta che ci siamo conosciute di persona personalmente

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  2. Be', amandì, non farmi sapere che ci sei tornata senza nemmeno dirmi niente che divento come er Sor Hurk, quello verde e faccio fumo come il centurione della foto, ma non dalla boccuccia santa...
    Sarebbe bello poter conoscere chi mi segue, bontà sua, da lontano. E poi lo sai: quasi tutti i miei pochi amici sono fuori del Raccordo Anulare.
    Quindi per me che non ho l'auto ancora più lontani.
    Ma vicini nel cuore.
    Ahó, fammi sapere se ti dovesse venir voglia di capitare dalle parti del Campidoglio, eh?
    Ci conto.

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  3. mani in tasca, camera al collo, zainetto ben farcito, naso all'insù. E via assolutamente a piedi. Anche a me piace fare la turista nella mia città e devo dire che complici le nuove meches, quelle naturali, che evidentemente le donne italiane non amano, mi si rivolgono in tutte le lingue note e spesso ignotissime. E io me la godo alla grandissima, spesso inanellando risposte sorridenti in improbabili gramelot . E' la torta di Chatwin che mi manca: Ma di quella preparata ieri non ne è avanzata una fettina? Anche minuscola. ciao lau

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  4. Avanzata?... E che ti do gli avanzi, tesò?
    Te ne faccio una intera, che dici?
    (E te la devi pure magnà tutta, però, e hai voglia a camminare...)
    Oddio, la scena del gramelot mi fa morire ;-)
    Dimmi che dài pure le indicazioni stradali e faccio tombola! ;-)

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