lunedì 9 luglio 2012

L'umiltà nel piatto

Ovvero: Panzanella di fagioli

La settimana scorsa ho preparato la crema di fagioli con code di mazzancolle, ma non ho poi spiegato perché insistevo nel fatto che l'acqua di cottura dei fagioli (come delle verdure in generale) non venisse buttata.
Per farlo devo raccontare qualcosa di me... no, non temete, non farò un monologo alla Agrado.
Non sono mai stato camionista. E non sono (ancora...) una puttana.
La mia è una storia, in fondo, semplice e comune, quella di una persona nata a metà degli anni Sessanta, in pieno boom economico, con il suo delirio del consumismo alla portata di (quasi) tutti, con il suo proliferare degli oggetti in plastica, con la nascita di nuovi bisogni che solo la produzione spinta sembrava poter soddisfare.
Quando mangiare la carne più di una volta alla settimana cominciava a divenire l'insana abitudine per esorcizzare povertà passate; quando le cose fatte in casa erano subdolamente minacciate da nuovi preparati dipinti come più veloci, sani e nutrienti; quando fare le vacanze non era ancora Santo Domingo ma, nella migliore delle ipotesi, San Benedetto del Tronto...
Ho vissuto quel periodo come se fossi immerso in un'altra mentalità, più da osservatore che da sfrenato consumatore, dato che i miei erano di una generazione che alle suadenti lusinghe del consumismo cercava in primis la stabile certezza di poche cose ma sicure.
Una famiglia semplice, di estrazione che in un gergo caduto quasi in disuso si sarebbe detta proletaria.
Famiglia credente ma strenuamente convinta che il progresso, il riscatto e la giustizia fossero dalla parte del popolo.
Famiglia di idee piccolo, piccolissimo borghesi, come molti del popolo, e molti di quella generazione; con il senso d'inferiorità e di inadeguatezza di chi "non ha studiato", le idiosincrasie e quel "senso del decoro" un po' alla buona, a portata d'una classe modesta.
Roma (anzi, la perferia romana) non era più quella di "Poveri ma belli", semmai lo fosse stata mai; era sempre di meno quella di Pasolini e delle borgate che oggi ci apparirebbero sterminate baraccopoli (sì, anche noi abbiamo avuto le nostre favelas, e ora chi lo dice a chi vagheggia di una fantomatica età dell'oro anni Cinquanta?); né era quella stralunata e onirica di Fellini che pochi, in quel periodo, hanno vissuto davvero.
Si mangiavano le stesse cose di sempre, le ricette imparate dalle madri e dalle nonne.
Si faceva così perché si era sempre visto fare le cose in quel modo, e non era semplice avere anche solo l'idea di cambiare. Anche perché poi il cibo era cosa preziosa, e non ci si potevano permettere esperimenti gastronomici. Si andava sul sicuro, insomma.
Anni di merende con fette di pane, olio e sale o, se proprio si scialava, pane, burro e zucchero.
Le creme spalmabili erano merce rara, da spalmare stringendo la fetta per far durare di più il barattolo, nascosto in credenza come nemmeno gli ori di famiglia.
E quando si lessavano i fagioli, per una minesta o una pasta e facioli, restava sempre qualcosa per una cena veloce a base di pane (anche del giorno prima, perché no) imbevuto del sugo saporito e torbido, accompagnato da qualche cucchiaiata di fagioli e un filino d'olio, quello bbono.



Ognuno di noi ha la sua maddalenina, come il Marcel de "Il tempo ritrovato" di Proust...
Può essere il ragù domenicale, quello che iniziava alle otto del mattino per avere la sua apoteosi giusto all'ora di pranzo; può essere la sfoglia tirata abilmente a mano da una nonna, che la lasciava ad asciugare sulla spianatoia, sorvegliando che i pupi non la sbocconcellassero pezzetto per pezzetto; può essere la crema che ci veniva preparata in occasioni speciali, e che sembrava un prodigio della tecnica e una prodezza senza pari quel ricavare da quattro cose scomposte una delizia così sublime...
La mia maddalenina ha il sapore del pane imbevuto nell'acqua di cottura dei fagioli, il pizzicore sottile dell'olio sulla lingua, la sensazione di mangiare niente di che, ma qualcosa di rassicurante e familiare. Come quando mi poggiavo sul tavolinetto piegevole davanti al televisore grande, e in tv trasmettevano "Hai visto mai?"(1)...

Aforisma del giorno
Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, e nulla più.
Oscar Wilde

Oggi ascoltiamo:
Tim Curry - I'm Going Home - Rocky Horror Picture Show
http://www.youtube.com/watch?v=L1Xn-DWHuuM

(1) varietà del 1973 condotto da Gino Bramieri e Lola Falana.

2 commenti:

  1. pane e fagioli che mi hai fatto ricordare!!!!!!!!!!!! lo faceva sempre mamma mia quando cuoceva i fagioli. veramente buono.

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  2. Grazie, Angelì.
    Sono contento che i miei ricordi non siano solo elementi di un lessico familiare troppo ristretto.
    Mi sa che a breve m'invento un pranzo dei ricordi... vediamo.

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