mercoledì 2 maggio 2012

Rigatoni... No, no: Torta alla ricotta!

In uno spot pubblicitario del 1985 (diretto, tra l'altro, da Federico Fellini...), si vedeva una giovane coppia, bella e raffinata, seduta al tavolo di un ristorante lussuoso, di quelli fuori da ogni "Guida del viaggiatore", uno di quelli che non basterebbe un'intera costellazione a segnalarli.
Mica da Giggetto er buiaccaro (colui che prepara il rancio, ossia la buiacca, per i soldati)...
Un lampadario prestigioso, che da solo varrebbe il mio appartamento e quello del mio vicino, mandava una luce ferma ma soffusa. 
Tutti erano presi da una partecipata convivialità unita ad un misurato contegno.
Lei in un abito luccicante come una distesa di neve sotto la luna (e due spalline da Duran Duran inguardabili, ai nostri occhi di oggi..), con un'acconciatura classica (da Nicoletta Orsomando che legge i concorrenti del Sanremo 1966, per capirci) e due occhi non si sa se da fata o da strega, chissà...
Lui, un azzimato giovanotto in smoking, con la faccia di chi deve aver scoperto il Viagra o la fusione nucleare, con due baffetti da sparviero e un aspetto da gentiluomo uscito da un romanzo di Schnitzler, la guarda estasiato e placidamente sicuro di sé, felice di avere tutta sua la bellezza che ha davanti...
Il maître di sala in persona, avvolto da un nugolo di attempati professionisti (di quelli che mai, nella loro vita, metterebbero un pollice nella zuppa portandovela al tavolo), con voce calda e soave accoglie la coppia con un: "Buonasera, Signora... Dottore... Vorrei permettermi di suggerire: Consommé d'Orleans, Potage Souassonaise o Crêpe Burie. Bouches-à-la-Gauloise, Dartoi-à-l'orange, (il tutto mentre i due flirtano come due che abbiano appena collaudato il letto dell'albergo ottenendone una condivisa molteplicità orgasmica...), Marmite Lyonnaise, Soupe Colbert, Gelée de Bouillon, Bouillon royale, Crêpe Valesca-à-la sauce supreme...".
A questo punto la maliarda dagli occhi stellati si volta verso il cameriere (ossia verso di noi che la guardiamo dalla tv) e con un sorriso da fata sussurra: "Rigatoni..".

Mamma mia, pare passato un secolo...
Tutto questo per dire che spesso non servono grossi effetti speciali, che l'altisonanza dei nomi nasconde spesso una natura molto più prosaica (le crêpe non sono che le nostre crespelle, o cianfagnoni, lo sapevate?... ah, ah, vedremo, vedremo...).
Questo per dire che spesso la semplicità di una ricetta è quell'equilibrio perfetto che fa dire: "Beh? Tutto qui? E funziona così bene?"
Insomma: in un libro dal titolo "La cucina sarda", redatto da Alessandro Molinari Pradelli, compare così, come di straforo, questa simpatica ricettina:
300 g ricotta 
300 g zucchero
300 g farina
3        uova
1 bustina di lievito, la buccia grattugiata di un limone.
Lavorare a crema la ricotta con lo zucchero.
Quando si avrà un composto bello liscio e omogeneo, aggiungere i tuorli facendoli assorbire mescolando con una frusta.
(Ehm, io ho usato una forchetta tutto il tempo e mi sono trovato benissimo... che dirà adesso il Maître?...).
Unire la scorza del limone, la farina e, infine, il lievito.
Ora montate a neve ferma gli albumi e, con molta grazia, aggiungerli al composto senza smontarli. Ammorbidite magari l'impasto con una cucchiaiata di albume a neve per renderlo maneggiabile e pronto ad accogliere la neve restante.
Imburrate e infarinate una teglia di 24 cm. Versarvi l'impasto, livellandolo con cura.
Cuocere a 180° per 40, 45 minuti.
Appena sarà freddata la potrete liberare dallo stampo e così, adagiata come una sirena sul suo scoglio, la imbiancherete con dello zucchero a velo.


Il libro afferma che questa ricetta nella Sardegna centrale è arricchita da uvetta, noci, mandorle, scorza d'arancia candita a cubetti...
Ma noi ci potremmo mettere del cioccolato a pezzetti (sostituendo la buccia del limone con quella di un'arancia), dello zafferano (come dice l'Enciclopedia dei dolci edita da Repubblica...), insomma: qualsiasi cosa la mente ci spinga a fare (No, la mortadella a dadini proprio no... Leppagorre, stà bbono, non ce la posso proprio fà!).

Non so spiegare com'è intrigante la consistenza e il sapore di questo dolce:
è morbida ma non unta, come sarebbe invece una quattro-quarti (e lo credo: c'è la ricotta mica il burro! Per questo i dietologi la prescrivono senza timore: la ricotta è l'unico formaggio davvero light!).
Ed è saporita, spugnosa ma non sbriciolosa... Insomma, è ottima per accompagnare tè, latte e caffè. Qualcosa di davvero fenomenale. E io che faccio ciambelloni da più di trent'anni a casa mia ne ho provati mooolti...
Questo ha qualcosa di speciale, e so cos'è...
Si chiama semplicità.

Detto sardo del giorno:
Su qui non queres pro te, non lu facta a nuiunu.
Ciò che non desideri per te, non farlo a nessuno.

Oggi ascoltiamo:
Carmen Consoli - La semplicità

Capita che tutto non basta
perdere tutto ciò che resta

capita che qualcosa resta
e non sai cosa voglia dire

la semplicità,la semplicità
nelle cose che ami
per le cose che ami
mille strade cieli aperti
sopra la realtà

capita quando sei vestito
credere di spogliare il mondo

la semplicità,la semplicità
nelle cose che ami
per le cose che ami
mille strade cieli aperti
sopra la realtà

la semplicità, la semplicità
la semplicità, la semplicità
nelle cose che ami
per le cose che ami
nelle cose che ami
per le cose che ami

......e non sai cosa voglia dire
la semplicità, la semplicità per me

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