giovedì 3 maggio 2012

Cianfagnone?... Ce sarai!

D'accordo, voi volete le crêpes... Ma se vi facessi le crespelle? O, peggio ancora, delle frittatine?...



Luisanna Messeri ne "Il Club delle Cuoche" ironizza simpaticamente sul fatto che le parole, soprattutto dei cibi, cambiano spesso la sensazione della sostanza. 
Ne parlavamo a riguardo degli altisonanti nomi che le ricette hanno in lingua francese. 
Il fatto però è che non si può prescindere da fatti storici. Poi, come è giusto che sia, ognuno si regoli col registro stilistico che preferisce. 
È un dato di fatto che la cucina francese nasce a metà del '500 grazie a Caterina Maria Romula di Lorenzo de' Medici, Duchessa d'Urbino, pronipote di tal Lorenzo il Magnifico...
Sì, proprio lei, la bastardona della strage degli Ugonotti la notte di san Bartolomeo...
Almeno una cosa di buono nella sua vita l'ha fatto: portare un po' di cultura culinaria in terra gallica quando andò in sposa (a 14 anni... allora non v'era alcuna nozione di pedofilia...) a Enrico II re di Francia. 
Quando arrivò nella sua sua nuova dimora d'oltralpe con tutti gli ammenicoli che si devono a una sovrana, si rese conto che la cucina del posto era orribile: i monsié non sapevano neppure la differenza tra cibi dolci e salati e quindi li propinavano in allegra inconsapevolezza senza alcuna sequenza (pensate sia un vezzo? Provate a immaginare un bel fritto di calamari dopo un cannolo alla siciliana e ne riparleremo...), e non conoscevano ancora nemmeno l'uso della forchetta. 
Che fece la tizia? Chiamò a sé uno stuolo di cuochi italiani (toscani, va detto...) e fece conoscere agli ignari indigeni la delicatezza dei prodotti freschi, come le verdure, introdusse nelle casseroles il fagiolo, e fondò una scuola di cucina detta "Cordon Bleu" (mica per la cotoletta di pollo, ma per il fatto che la nostra dama era chiamata "La dame de Cordon Bleu" visto che indossava una fascia blu, come segno di Ambasciatrice del Granducato di Toscana). 
Quindi le crêpes sono proprio le nostre frittatine, con aggiunta (tutta francese...) di latte e burro.
Infatti da noi erano semplici semplici: uova, faina, acqua, sale e bù... 
E com'erano dette tali delizie? Ciaffagnoni, o Cianfagnoni, come le chiama anche il mio caro amico di Frittole (ah, Frittole esiste davvero, non lo sapevate? Sta nei pressi di Firenze ma un po' spostato nella quinta dimensione: in un mondo che a prima vista pare solo un giardinetto ma poi si espande in tutto un universo...). 
Nascono come piatto tipico maremmano, di Manciano per la precisione (non sia mai che sbagli con la toponomastica: i toscani se ne risentono sempre un po'...). 
I Cianfagnoni si portano in tavola innevati da un bel po' di pecorino grattugiato oppure, nella versione dolce, con cioccolata o marmellata, proprio come le crêpes... 

Iersera le ho fatte per me solo, in santa pace... 
Quindi: 
2        uova 
50 g   farina 
250 g acqua 
1 pizzico di sale, 2 cucchiai di olio o burro. 
Per servire: pecorino stagionato grattugiato. 
In una ciotola sbattere le uova e aggiungere la farina setacciata. Mescolare bene con la frusta in modo da non formare grumi. Unire a filo l'acqua, e salare. Deve risultare un impasto abbastanza liquido. 
Fate riposare il composto in frigorifero per un'ora almeno ma anche due, se potete...
Riscaldare una padellina antiaderente, ungete con dell'olio (o del burro, anche se la ricetta originale prevede che ungiate la padellina con un bel pezzo di pancetta tenuto lì accanto al fuoco...). 
Versare un mestolino di composto e, con movimenti rotatori, distribuitelo bene su tutta la superficie della padella per formare delle frittatine molto sottili. 
Cuocere per alcuni minuti da una parte e dall’altra. 
Mettere il cianfagnone sul piatto e spolverare con il pecorino a scaglie.

Oppure preparatene un bel po' (8 uova circa) e fateci una lasagna. 
Oppure dei cannelloni ricotta e spinaci. 
Insomma, di tutto... 
Bisogna dire una cosa a favore di questo nostro piatto da riscoprire: il Cianfagnone non si scompone, non si sbriciola come le parenti francesi, molli di latte. Dopo averne mangiati due non lasciano sul piloro quella sensazione di untuosità che danno le crêpes grazie all'onnipresente burro... 
Se ne preparate sei o sette, come me, e li impilate sul piatto, non si attaccheranno uno sull'altro.
Sono indipendenti, leggeri, compatti, gustosi e versatili. 
O maremma, e che te tu ci puoi fà pure il vestitino pe' la barbie della tu' figliola?...
Volendo... Beh, un vestitino non lo so, ma qualcosa di elaborato la sua struttura lo permette. 
Per ora mi basta averli provati, e credo che li rifarò. 

Grazie Fabietto Frittolese...

Detto toscano del giorno:
Guardati da matto attizzato, da uomo deliberato, da femmina disperata, da cane che non abbaia, da uomo che non parla, da chi sente due messe la mattina, da giocar danari, da praticar con ladri, da osteria nuova, da puttana vecchia, da far quistione di notte, da opinione di giudici, da dubitazione di medici, da recipe di speziali, da eccetere di notaj, da spacci d'usurai, da lagrime di moglie, da bugie di mercanti, da ladri di casa, da nimico vecchio, da serva ritornata, da furore di popolo, da caval che scappucci (o inciampi), da odio di signori, da compagnia di traditori, da uomo giocatore, da lite con tuo maggiore.


Oggi ascoltiamo:
Ginevra Di Marco - Montesole

http://www.youtube.com/watch?v=bL8GY6zoSMM

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