venerdì 6 marzo 2015

Crostatine al gorgonzola fraterno

Amo i contrasti.
Le sconfinate pianure piatte e senza alcun rilievo o la distesa oleosa d'un mare senza fine mi mettono da sempre una profonda inquietudine. Sembra di non poter arrivare a niente, perché non c'è nulla che diriga e attiri lo sguardo, nessun posto qualunque dove andare, e il non riuscire a scorgere mai una qualsiasi meta sembra l'epitome della nostra condizione umana.
Sembra di non esserci.
Ma anche tra i sapori preferisco le asperità. Specialmente in questi.
Quello tra dolce e salato, poi. è il contrasto principe.
Il dolce perde la sua stucchevolezza e il salato la sua aggressività, e insieme si ritrovano in un limbo dove non si distingue più né l'uno né laltro.
Solo una distesa infinita dove i sapori corrono a braccetto.
Ogni tanto un lampo dell'uno o dell'altro, come delle aurore boreali sotto cui le papille si fermano con gli occhietti sgranati - sì, ce l'hanno, è scientificamente provato... - in un'estasi stupita.


E poi il dolce e il salato è sempre stato un accostamento tra i più usati, e abusati, fin dall'antichità, come ci racconta Massimo Montanari nei suoi excursus cronogastronomici.
A noi viene subito in mente l'"ardito" prosciutto e melone, che come un duetto d'opera dev'essere composto da due eccelsi elementi, asciutto e sapido il primo e dolce al punto giusto il secondo, sennó l'accostamento si rivela una clamorosa ciofeca che merita solo il buio della pattumiera.
Il totem tra tutti i piatti dolce-salato è però di sicuro il timballo del Gattopardo, quello cioè che nel romanzo di Tomasi di Lampedusa viene servito agli ospiti estasiati dal nobile Salina al culmine del suo pranzo di gala.
La pasta frolla - dolce, manco a dirlo - si sposa amorevolmente coi maccheroni al ragù in un abbraccio voluttuoso e sensuale, dove le note della cannella e delle altre spezie sono minuti coriandoli che avvolgono il tutto e fanno festa.
Come si può non amare un romanzo così crudo e asciutto, così "siciliano" (1), fosse anche solo per la presenza di un piatto così regale?

Ma anche altri accostamenti secondo me andrebbero provati, con la curiosità e la pazienza d'un gatto.
Il mio, che supera due metri e passa e il cui girovita fa provincia, mi spinge sempre con amorevole sollecitudine a provare e riprovare. Non sia mai che si possa trovare qualcosa di accettabile, se non di buono, no?
Chiaro che anche il mio Leppagorre è consapevole di non star lì a creare dalla distesa bianca della volta una Cappella Sistina con tanto di santi sublimi e di "carni generose" (2), e che qui non siamo delle avanguardie culinarie alla Adrià.
Da bravi cialtroni dilettanti sappiamo i nostri limiti e le nostre possibilità.
E ci basta. Per divertirsi, almeno.

Se quindi nel preparare una crostata avete usato una dose troppo abbondante - ops, che sbadati! - di pasta frolla vale la pena di sperimentare e vedere cosa ne può uscir fuori.
Il formaggio cremoso, spalmabile e sapido ma non troppo da essere usato nelle cischecche - quello dell'Amorfraterno tanto per intenderci - si sposa benissimo con questi esperimenti perché basta aggiungere qualche ingrediente in più, stuzzicante quanto basta, per ottenere un buon risultato.

Preparare una frolla, quantità a piacere.
Per una decina di tartellette basterà 200 g di pasta.
In una ciotola mescolare Amorefraterno e gorgonzola piccante ab libitum.
Calcolare per ogni tartelletta un cucchiaino colmo di formaggio morbido e un pezzetto di gorgonzola, ma le dosi di quest'ultimo, come tutte le cose della vita, sono opinabili.
Se si vuole si possono aggiungere dei capperi, lavari asciugati e tritati, o del pepe, anche rosa, o pochissima curcuma.
Insomma a piacer vostro...

Cuocere una ventina di minuti abbondanti, a seconda del vostro forno, e via!


Una ne ho salvata per la foto. Una...

Detto romano del giorno
Cercà Maria pe' Roma

Ossia perdere tempo - Sai quante Marie ce stanno a Roma? Ecco... - , o anche andare in cerca di guai, cercare la lite.


Oggi ascoltiamo
Giuni Russo - Mezzogiorno

https://www.youtube.com/watch?v=XCPEwgjWUfI

NOTE
1) Di quella sicilianità così incantata e disincantata ben descritta da Manlio Sgalambro in "Teoria della Sicilia"
2) Subito mi balza alla mente la sicilianità dell'indimenticabile Giuni Russo, dove in un suo brano inedito usa un'espressione barocca e sensuale, assolata di sensazioni e di profumi, come la sua Sicilia: "La sanguinante nostalgia di un sorriso e di carni generose/ E il lieve gusto del sale che hanno il sesso e le lacrime"...

4 commenti:

  1. ah ma stiamo giocando a tris, allora? Tu crocetta e io cerchietto di ...anzi dimmelo tu, dimmelo dai, preparamelo! Grazie

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  2. E come direbbe nonno Ciro: "Dove c'è sfizio nun c'è perdenza!" quindi tris, quadris, pentadris, ecc. ecc.

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  3. tu pensa che son tre volte che faccio una torta di cui vorrei postare la ricetta e non rimane neanche una fetta per la foto!

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    1. Chi meglio di me ti può capire...
      Vedrai diverse foto "di repertorio" qui. Te ne sei accorta, vero?
      Spesso non c'è proprio modo. Chissà perché...
      Ma la ricetta della torta, certo, non mi dispiacerebbe... ;-)

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