venerdì 6 giugno 2014

Chatwin di banane

La pasta Chatwin è una scorza soffice come una brioche ma abbastanza resistente da sopportare lo strapazzo d'una passeggiata al centro storico, una scampagnata fuori porta, o anche il tragitto di un'ora e passa (ci mettete meno? beati voi...) fino al posto di lavoro.
È una pasta ibrida, meticcia, un po' brioche e un po' brisée, poco burrosa e così neutra da sposarsi con qualsiasi ingrediente.
E poi si mangia calda, tiepida o anche a temperatura ambiente.
Insomma, la scorza ideale, secondo me, da utilizzare per una torta salata. Solo?...
Ci mancherebbe! E che non vogliamo provarla in versione dolce?


Inizialmente volevo preparare una sorta di strudel e chiamarlo Strufolone di Chatwin.
Poi, ricordando la prodigalità di sé che aveva er poro Bruce, propenso com'era alla promiscuità (come si dice qui: "A chi lo dava e a chi lo prometteva"...), e all'esito infausto che ne venne, mi sembrava di sfiorare appena appena (ma solo un pelino, eh?) il cattivo gusto.
E anche di prendermi troppa libertà con quel che Chatwin è stato come scrittore e uomo di cultura.
Ma soprattutto come viaggiatore.
Che non è prendere lo zaino e andare in un luogo lontano per vedere l'"Altro", restando sempre e comunque nei propri panni - In our own shoes, avrebbe detto lui.
"Vedere" non basta, quasi mai.
La comprensione  dell'Altro che viene dall'osservazione, dallo studio acritico degli elementi che compongono la sua cultura - come s'è sempre fatto con il nostro metodo scientifico positivista - non va molto lontano.
Compone un elenco "alla Linneo maniera" e lascia fuori gran parte dell'esperienza vera, quella empatica.
Solo immergendosi in quegli elementi fino a sentirli propri, a viverli come fossero stati tramandati nella propria cultura allarga il confine dell'appartenenza. Propria e dell'Altro.
Solo pensando come pensa l'Altro, partecipando ai suoi gesti quotidiani, si capisce davvero, e a più livelli, una banale e sconcertante verità: che l'Umanità è una, in tante forme che si sono differenziate per le condizioni ambientali ma anche per la tendenza tutta umana alla diversificazione - la nascita dei gerghi e dei dialetti ne è un esempio immediato.
Siamo tanti e diversi, come le cellule di un corpo, ma siamo lo stesso meraviglioso (o terribile, come avrebbero detto i Greci) corpo.
E Chatwin ci ha aiutato a capirlo meglio, coi propri occhi e le sue parole.

Chatwin di banane

Per la pasta:
250 g    farina
12 g      lievito di birra
70 g      burro morbido
100 g    zucchero
100 ml  latte (o anche yogurt)
1           uovo
1 pizzico di sale e la buccia grattugiata di mezzo limone
Si mettono in una terrina la farina, il sale, il lievito sciolto nel latte tiepido, l'uovo e il burro.
Il composto dev'essere morbido e appena consistente.
Lavorare il tutto appena il tempo per amalgamare bene gli ingredienti.
Non aggiungere altra farina, ma spolverarsi appena appena le mani quel tanto che serve per lavorare senza troppa difficoltà l'impasto.
Si pone quindi a riposo per un'ora circa, il tempo di far lievitare la pasta.

Il ripieno è invece dato da:
5 banane medie (o 4 grandi) non troppo mature
30 g mandorle tritare grossolanamente*
40 g uvetta (opzionale)
2 cucchiai di zucchero, un pizzico di cannella (pochissimo, un'ombra)
pangrattato q.b.
1/2 cucchiaino di zenzero fresco grattugiato
Succo di un limone e la scorza grattugiata di mezzo.
* Le mandorle servono solo a dare un po' di croccantezza e a "drenare" l'eventuale sugo di cottura delle banane. Volendo si possono anche omettere a favore di qualche biscotto ai cereali sbriciolato.

Tagliare a rondelle non troppo sottili le banane (mezzo centimetro può andare) e disporle in una ciotola, con un cucchiaio di zucchero e irrorarle con il succo di limone.
Quando la pasta avrà lievitato per il doppio del volume prenderne tre quarti, stenderla sulla base e i bordi di una teglia imburrata, quindi versare sul fondo un cucchiaio di zucchero e uno di pangrattato mescolati assieme, quindi una spolverata di mandorle grattugiate.
Scolare le banane dal succo, unire la scorza di limone e lo zenzero grattugiati e mescolare.
Cospargerle con un cucchiaio o due di pangrattato, mescolare velocemente e disporre metà delle rondelle sul fondo della torta.
Distribuire sullo strato l'uvetta (se la si vuole utilizzare, non è fondamentale), un velo di mandorle e comporre un altro strato di rondelle di banane, sul quale andrà messa la rimanente quantità di mandorle.
Con la pasta restante formare un disco con cui chiuderete la torta.
Unite i bordi, attorcigliandoli un poco, e sulla superficie formare delle figurine ritagliando la pasta eccedente.
Cuocere a 180° per mezz'ora, quaranta minuti, fino a doratura della superficie della torta.
Si può inumidire con del latte la superficie della Chatwin e, dieci minuti prima del fine cottura spolverare con zucchero semolato.


Oppure dipingervi sulla superficie con dell'orzo solubile sciolto in pochissima acqua.
È un'idea divertente, e ci si può davvero sbizzarrire. Che vo'o dico a fà?


Con un pennellino si possono formare dei motivi decorativi per accompagnare le figure che avremo disposto in superficie.
Magari, in onore di Bruce, qualcuno degli "animali-spiriti": il serpente, la tartaruga, o anche qualcosa che ricordi gli elementi della cultura degli aborigeni australiani.


Unire alla decorazione uvetta ammollata e, se serve, anche qualche pinolo.
Unica cosa che occorre sapere è che a metà cottura è meglio coprire con un foglio di alluminio la superficie della torta, per non far scurire troppo le parti non disegnate.



Se la gita, la passeggiata o l'escursione verso un qualsiasi luogo (che non sia un non-luogo) prevede una Chatwin di verdure (funghi, broccolo romanesco, zucchine e tonno, o anche broccoletti siciliani), la si può accompagnare anche da questo pratico e gustoso dessert.
Un dolce da viaggiatori.
Chissà, magari Brice se la sarebbe anche portata nel bush australiano e l'avrebbe fatta assaggiare agli amici del posto che gli avevano parlato delle Vie dei Canti.
Di certo noi l'avremmo aspettato a casa, offrendogliene una generosa fetta assieme a una calda tazza di tè.
Inglese.

Aforisma del giorno
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell'avere nuovi occhi

Marcel Proust

Oggi ascoltiamo
Pink Floyd - The great gig in the sky

https://www.youtube.com/watch?v=cVBCE3gaNxc

4 commenti:

  1. sto velo de mandorle!
    caruccia la sua Chatwina

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    1. un velo che può essere sostituito da biscotti... che dici? ti penso, che ti credi ;-)

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  2. che tenerezza il décor con gli animali-spiriti, chef Ric. Rilancio, tanto sono in corsa e anche se volessi colpirmi con 'na cucchiarella nun te po' riusci! Se invece che con le banane la facessimo diventare fra-Chatwin? Che non è un nuovo ordine monastico ma la presenza di fragolone'? Troppo umide? Biscotti o mandorle a piazer. Buona domenica

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    1. Eh, con le fragole la vedo dura, ma me la devo studiare. Non si sa mai...
      Fra-Chatwin sarebbe l'unico ordine con cui potrei fra-ternizzare, mi sa.
      Buona domenica anche a te/voi...

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