mercoledì 16 aprile 2014

Saccoccia di melanzane

Oggi niente carne.
Ma purtroppo no, non sto diventando vegetariano.
Ammiro e rispetto i vegetrariani "etici", quelli che hanno la forza di preporre la ragione agli istinti e che decidono con serena lucidità che cibarsi di altri esseri viventi è qualcosa di moralmente inammissibile.
E applicano questo principio anche alle vongole, sì, come anche ai gamberi e alle mazzancolle.
Non è difficile capire il rispetto per ogni essere dotato di sistema nervoso.
Difficile è mantenersi coerenti alle proprie decisioni e farle divenire i solidi binari delle proprie convinzioni.
Specialmente quando la ragione e l'autocoscienza si trovano a fare i conti con la bieca, basilare e subdola animalità, della quale facciamo pur sempre parte.
Sì, in generale ammiro chi riesce a "emanciparsi dall'incubo delle passioni", anche senza arrivare a "cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male".
E spesso mi sento quasi defraudato della mia umanità quando "l'animale che mi porto dentro", con prepotenza cieca, "si prende tutto, anche il caffè".
So di essere un debole, e so che i sensi hanno in me dei richiami troppo forti a cui non so sottrarmi.
L'odore, ma finanche il suono, dello sfrigolio d'una salsiccia sulla graticola mi provoca reazioni per le quali i cani del dottor Pavlov al mio confronto diventano dei monaci sufi.
So di esser debole, ma di questa mia debolezza non provo nemmeno a farmici scudo di fronte agli striscianti sensi di colpa che m'aspettano al varco ogni volta, in macelleria.
Una ciriola imbottita di porchetta, purtroppo, prima ancora di prendermi per la gola mi prende alle spalle, anzi, mi assale dalle fondamenta (1).
Purtroppo.
Ma qualche volta, quando il richiamo della gola è meno sordido, riesco anche ad appagare il gusto e gli altri sensi con pochi accorgimenti, senza cedere, appunto, ai piaceri della carne...
Bastano poche spezie e qualche erba aromatica e anche quello che da crudo sembra avere la consistenza e il sapore del polistirolo espanso, come appunto la melanzana, riesce a diventare una pietanza appetitosa, a cui basta l'accompagnamento del pane.
Anzi, della piadina.
Con lo strutto, però...

Saccoccia di melanzane
Per la piadina, che abbiamo visto qui, ma che riassumo:
200 g   farina
100 ml acqua ca.
2 cucchiai d'olio o, ancor meglio, 20 g di strutto (2)
un pizzico di sale
Impastare tutti gli ingredienti e lavorare per qualche minuto fino ad ottenere una pasta liscia e omogenea.
Lasciarla riposare al coperto, o avvolta nella pellicola, per una ventina di minuti.
Il tempo di preparare le verdure per il ripieno.

Per il ripieno:
Una melanzana,
aglio, olio e prezzemolo.
In un tegame far soffriggere l'aglio tritato in un paio di cucchiai d'olio.
Appena s'indora aggiungere la melanzana tagliata a dadini non troppo piccoli e farla ben insaporire, quindi unire il prezzemolo, rigirare spesso e quindi aggiungere poca acqua sul fondo, incoperchiare e lasciar cuocere quel quarto d'ora che serve, girando spesso.
Salare e pepare quasi all'ultimo, quindi far riposare il sonno dei giusti.
Riempire le piadine con le melanzane trifolate, chiudendole come fanno gli amici "kebabbari": piegandone i bordi all'interno i bordi e avvolgendo la piadina col suo saporito ripieno.


Si possono anche preparare con molto anticipo e poi riscaldare in forno all'occorrenza.
Comode, semplici e sfiziose.


Detto romano del giorno
L'urtimo è ppe chi mòre.

Oggi ascoltiamo
Franco Battiato - E ti vengo a cercare

https://www.youtube.com/watch?v=8TyRHj4Ag34&feature=kp

NOTE
1) Se poi uno "er porchettaro", e magari anche di quelli storici, se lo ritrova comodo comodo, allora è la fine...
"Er buchetto" (saranno, esagerando, al massimo 15 mq di locale)  è un negozio storico di Roma (sta qui dal 1890!) si trova a via del Viminale, proprio a due passi da Stazione Termini.
Er sor Franco sta sempre là ad affettare porchetta e "a dà 'a chiacchera" agli avventori.


È stato lui a insegnarmi la dicitura da osteria per le misure del vino:
er tubo - un litro,
'a fojetta - mezzo litro,
er chirichetto - un quarto di litro.
Quindi: "Annamose a fà 'na fojetta", non è un invito a "rollasse 'na canna", ma semplicemente di farsi mezzo litro assieme, in osteria.
A trovarle...
2) È un dato di fatto: la piadina con lo strutto è davvero tutt'altra cosa, sia in morbidezza che in sapore.
Quindi chi lo ha in casa non esiti a utilizzarlo, anche se poi verranno le solite piccole Erinni suine su per le vertebre cervicali a pungolare di inutili e tardivi rimorsi.
"L'olio è l'olio, si sa, ma lo strutto ha il suo perché che la ragione non comprende", come ben diceva Blasio Pascale.

3 commenti:

  1. io pure non riesco a zittire la bestia assetata di sangue che c'è in me, comunque ottime le saccocce co la fojetta

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  2. E io lo dico sempre che si possono cucinare cose gustosissime anche senza spargere sangue! Lo ammetto, per mia fortuna non sono una grande amante della carne...ma col pesce i miei sensi di colpa devono urlare davvero forte per farsi sentire! Bona la saccoccia, me la segno in attesa di trovare le melanzane al mercato :)

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  3. Devo convincermi a provare finalmente il seitan.
    Ho brutte esperienze con le polpette di soia.
    Un mio amico però le usava come breccole (sassolini) per chiamare la sua aspirante fidanzata, lanciandoglieli alla finestra.
    In quel caso raggiungevano il loro scopo.
    Quello di evitare di mangiare altri esseri viventi è per me un traguardo lontano, difficile ma davvero auspicabile.
    Per ora cerco di limitare i danni come posso.
    Comunque niente agnelli, vitelli o maialini; quelli non ce la posso proprio fare.
    Ho intenzione di aumentare le ricette con le verdure.
    Prossimamente ho in mente un budino di broccolo romanesco.
    Vediamo un po'...

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