giovedì 24 aprile 2014

Spaghetti alla sgualdrina

Tutta colpa della suoneria del cellulare.
Ognuno, si sa, ha la sua.
Eclettica, fantasiosa o anche piattamente banale, ma pur sempre personalizzata.
Non sia mai che non la sentissimo, perdendo così chissà quali preziose opportunità.
La mia, per i messaggi di testo, è Franca Valeri che esclama: “Scostumata!”
Dunque, quel pomeriggio arriva un sms e la sora Cecioni m’avverte dell’evento.
La ragazza che lavorava accanto a me alla cassa come promotrice delle carte fedeltà del punto vendita scoppia a ridere e poi fa: “Ma chi è?!”
E io: “Franca Valeri, no? La sora Cecioni che viene apostrofata chissà come dalla centralinista di turno del servizio informazioni e…”
E lei: “Franca Chi?..”
Se le avessi detto “Arakakhjija Valazdagelustsje” avrei sortito lo stesso effetto di stupore sul sul visetto chiaro e pulito da ventenne.
Lì per lì ho avuto la tentazione di sentirmi un vecchio bacucco (1) di quelli che rievocano personaggi di ere geologiche passate di cui nessuno ha ormai ricordo.
La bimba, povera piccina, non conosceva non solo Franca Valeri ma nemmeno Aldo Fabrizi (e la sua affannata: “Allora famose ‘na pasteffacioli!…”), Raimondo Vianello (ah, il suo humor nero, così inusuale nei nostri climi mediterranei) o Ugo Tognazzi (nemmeno nella versione pop de “Il vizietto”…)
Insomma, una tragedia.
Come potevo rimediare, mentre passavo gli articoli da pagare nelle buste di pseudo-plastica delle signore bene di quel quartiere?
Ovvio, facendo qualche pezzo “a canovaccio” delle telefonate della sora Cecioni alla madre o in giro per Roma in cerca del marito.


“Pronto, mammà? Sì, ho fatto er purè de camomilla ai pupi...”
“Ah, annamo bbene!” (con tutto il rispetto, più lezioso e meno pastoso e sguaiato di quello della sora Lella).
“Mo esco. Devo portare la pupa a pijare aria”
“Pronto, professore? Proprio lei? Senta, sarebbe 'na colinquilina. Siccome che co quello de oggi sò nove i limoni che jò prestato..."
O al guardiano dell’obitorio, cercando il marito che ancora non rincasa: “Pronto, obitorio? Er sor Mario? Senta, so la fija de la sora Agusta, quella maritata Cecioni. Che c’è niente pe noi?”
E, appunto, alla centralinista del 110: “Senta, signorì, me potrebbe dì de ‘n locale notturno indove ce potrei trovà ‘n omo?… Scostumata!”

La "ragazzina bellina, col suo naso garbato, gli occhiali con la vocina” ride e sembra un ruscello perso nel sottobosco, gli occhi si stringono e io con tenerezza penso: “Ha l’età che potrebbe avere mia figlia, se solo ne avessi una”
Poi, ripresasi, anche perché sono le cinque passate e i clienti aumentano in maniera considerevole, mi fa, a sorpresa: “Voglio cercarla su YouTube, voglio vedere tutti i video che posso trovare della sora Cecioni!”
E queste, signora mia, sò soddisfazioni…

La ricetta di oggi è di Ugo Tognazzi, uno dei nostri attori più grandi, quelli che potevano recitare senza battere ciglio sia ruoli drammatici che sketch comici con la stessa maestria e professionalità.
Molti di loro erano bravissimi persino nelle réclame (2), fossero anche di formaggini o di dadi da brodo.
Nel librino “L’abbuffone” troviamo gustosi (in tutti i sensi) episodi di vita intrecciati a ricette di cucina.
Scopriamo così un giovane Ugo che lavora nel reparto contabilità di un grande salumificio di Cremona, dove gli venivano assegnata settimanalmente, assieme allo stipendio, una lingua di maiale.
O conosciamo il nonno che faceva il venditore ambulante di latte col suo carrettino per le stradine della città vecchia e che le nuove leggi sanitarie mutarono in un carbonaio.
O "il giovane" cinquantenne della bottega di legna e carbone che veniva pagato con sette scodelle di minestra giornaliere, e di cui si riusciva a vedere il viso solo quando il vapore della minestra bollente gli portava via lo strato denso di fuliggine.
E anche molte delle ricette preparate dallo chef di "Fochon" à Paris, e che gli attori de "La grande abbuffata" vennero "costretti" a mandar giù da Ferreri durante le riprese del film.

Pari pari dal prezioso libretto prepariamo quindi il saporitissimo sugo per gli:

Spaghetti alla sgualdrina
Variazione ed elaborazione di un piatto che comunemente viene chiamato alla puttanesca.

Ingredienti per 6 persone:
500 gr di spaghetti
4 cucchiaiate di olio
2 spicchi d'aglio
un peperoncino
una scatola di pelati
una scatola di tonno
4 o 5 filetti di acciuga
2 etti di funghi coltivati
una manciata di capperi
un pugno di olive nere
origano e poco sale.
Operazioni preliminari: sbriciolare il tonno. Pulire e affettare i funghi. Tritare i capperi. Snocciolare e tagliare a pezzettini le olive. D'accordo? Proseguiamo.
Grande padella di ferro: oglio, aglio, peperoncino.
Togliere l'aglio quando è rosolato e il peperoncino. Buttare il tonno. Dopo un po' le acciughe, mescolare; poi buttare i pelati, lasciar cuocere e assorbire l'acqua per circa cinque minuti. Aggiungere i funghi, lasciar cuocere per altri cinque minuti, aggiungere i capperi e le olive, mescolare e alla fine una buona spruzzata d'origano.


E se anche non fossero spaghetti ma fettuccine, il buon Ugo non se adonterebbe di certo.
Specialmente se poi sono preparate dalle manine sante del caro vicino-amico-cavia.
Nonché, a suo dire, sgualdrina.

Detto romano del giorno
Chi nun pò menà er cavallo batte la sella


Oggi ascoltiamo
Stadio - Chiedi chi erano i Beatles
https://www.youtube.com/watch?v=NzF1Vf5Ro9E&feature=kp

NOTE
1) Povero profeta Abacuc, ricordato unicamente per locuzioni quali "vecchio bacucco" o "vecchio come il cucco"...
2) Come si diceva una volta (Ai tempi miei!…) Oggi sono detti spot, visto che durano appena due millisecondi.

2 commenti:

  1. chiedi alla tua signorina cosa si festeggia il 25 aprile e poi fai in modo che vada a cercare pure quello in rete

    buon 25 aprile :)

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    1. Non ho il coraggio... Se putacaso non lo sapesse sarei capace di aggredirla.
      E non è bello.
      È, appunto, da sgualdrina.
      Buon 25 aprile ;-)

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