domenica 7 dicembre 2014

Kranz al papavero

Ah, se non ci fosse Internet!
Sarei perso in un deserto d'ignoranza.
Tante volte mi dico: ma come facevo anni fa - A belli, pochi eh? Mica sono una carampana... - a cercare tutte le informazioni che mi servivano?
I principi di narratologia, i lineamenti di linguistica cartvelica, o semplicemente come si fa una pâté a bombe... Come?
Nelle biblioteche, ovvio. Quindi libri e riviste, quando c'erano. E nient'altro.
Il mondo dell'informazione è cresciuto in maniera così esponenziale da lasciare allibiti, tanto che la vita prima della Rete globale sembra impensabile. Abbiamo più informazioni in un mese di quanto nostro nonno ne avesse in vent'anni.
Ah, come faccio con Internet?
Sono sommerso in un oceano di dati, ai quali assegnare una rilevanza è l'operazione più difficile.
Certo, meglio troppo che niente, si dirà, ma spesso è difficile districarsi nella selva delle informazioni discrepanti, se non spesso divergenti.
Ad esempio, riuscire a farsi un'idea di quello che accade in qualche parte "calda" del mondo non è così facile, a dispetto della quantità di notizie disponibili. Propaganda, rumore di fondo, "troll" in azione, tutto contribuisce a non aiutarci ad avere una visione chiara delle cose.
Figuriamoci poi a cercare delle ricette...
Sembra che la Rete sia nata solo per le chiacchiere tra amanti virtuali e le innumerevoli pagine culinarie.
Come scegliere? Dove scegliere?
I motori di ricerca non aiutano, a volte. Sono ancora goffi, stupidi, si basano sul principio che la domanda più digitata sia effettivamente quella cercata da chiunque...
Se uno, per esempio, inserisce Kranz, non appare questo:


... come sarebbe da aspettarsi chiunque abbia un minimo di senso culinario - e in aggiunta anche un gattodemone nella panza, direi...
Spesso appare in prima battuta questo:


Visto che Kranz, in lingua tedesca è effettivamente "corona".
Oppure può anche accadere cha appaia questo:

Karl Kranz

E allora che fai? Alzi gli occhi al cielo e ti metti di buzzo buono, con santa pazienza a falciare i rami secchi dei dati inutili, a svicolare tra i cul-de-sac informativi, a evitare i tranelli delle false indicazioni.
Fino a riprendere la buona vecchia enciclopedia di casa, tanto vituperata, ma che almeno ha, nero su bianco, una parvenza di certezza.
Scherzi a parte, è stata la necessità di utilizzare la quantità industriale di semi di papavero che il mostro m'ha spinto sconsideratamente a comprare che m'ha potrato a cercare ricette in cui fosse presente questo delizioso quanto insolito - per noi mediterranei, almeno - ingrediente.
E quindi finalmente ci sono arrivato, anche se, devo dire, anche il cartaceo ha le sue falle.
Non è così chiaro e limpido. Bisogna interpretare, anche qui.
L'entropia, tesori cari, si nasconde subdola ovunque...

Kranz al papavero

Per l'impasto
300 g farina
50 g zucchero
30 g burro
20 g lievito di birra
1 uovo
un bicchiere di latte
1 pizzico di sale

Per il ripieno
200 g semi di papavero macinati
75 g uvetta
20 g burro
75 g zucchero
1 cucchiaio di rhum
2 cucchiai di miele
1 bustina di zucchero vanigliato
1/2 cucchiaino di cannella
scorza grattugiata di mezzo limone
1 pizzico di sale
farina q.b

In una terrina mettere la farina e formarvi un incavo al centro.
Sciogliete il lievito nel latte intiepidito con un cucchiaino di zucchero - se usiamo quello disidratao va lasciato riposare per un quarto d'ora, almeno fin quando si formerà un'abbondante schiuma, segno che i fermenti del lievito si sono svegliati... - quindi versate il tutto nella farina.
Impastare bene, quindi far riposare una ventina di minuti, in luogo caldo e coperto (anche nel forno con la sola luce accesa).
Riprendere l'impasto, unire lo zucchero, l'uovo, il burro fuso, una presa di sale e impastare bene gli ingredienti.
Lavorare la pasta finché sarà liscia ed elastica e tenderà a staccarsi dalle pareti del recipiente formando una palla.
Farla quindi lievitare al caldo per 30 minuti.

Per il ripieno mi sono infine convinto: è meglio macinare i semi del papavero, sia per una questione di consistenza (i semini sono divertenti da sgranocchiare ma te li ritrovi dappertutto, soprattutto tra i denti...) sia perché il sapore è nettamente migliore.
Un macinino da caffè servirà egregiamente allo scopo.
Come ben sa chi mi segue, io ho Amanda, il macinino storico di casa...
Ma come, mi si chiederà, non odoreranno di caffè 'sti benedetti semi di papavero?
Be', sì, ma basterà far andare nel macinino un paio di cucchiaini di pangrattato, che pulirà gli ingranaggi dalle scorie di caffè.
Operazione che si potrà ripetere alla fine della nostra ricetta, se vogliamo riutilizzare l'Amanda... ops, il macinino, con altri ingredienti.
Mettete i semi di papavero tritati a bagno in una tazza d'acqua bollente per 5 minuti.
Quando si saranno ammorbiditi scolarli in un telo di cotone e strizzarlo un po' per togliere l'acqua in eccesso.
A parte far ammorbidire anche l'uvetta, in poca acqua tiepida, quindi scolarla e asciugarla con della carta da cucina.
In una ciotola mescolare lo zucchero con lo zucchero vanigliato, una presa di sale, la cannella, il miele, la scorza di il limone grattugiata, il rhum e il burro fuso.
Unite i semi di papavero e l'uvetta.
Stendete la pasta in un rettangolo, non troppo sottile come ho fatto io... - diciamo 30 x 50 cm,


e distribuirvi sopra il composto, formando poi  un rotolo che chiuderemo a ciambella.
Trasferire sulla placca del forno coperta dall'apposita carta o imburrata e infarinata, quindi praticare sulla superficie dei tagli - coltello a lama liscia, per favore... - profondi un paio di centimetri circa, e spennellare d'acqua.


Far lievitare ancora almeno venti minuti, al coperto.
Cuocete a 180° per 20 minuti.

Le tempistiche di lievitazione e di cottura, voglio ripetermi, sono sempre indicative.
Le prime dipendono dalla temperatura ambiente della zona di lavoro, le seconde dal tipo di forno.
È bene dirlo perché non bisogna MAI seguire pedissequamente le ricette d'altri.
MAI.
Questa, per esempio riportava, testualmente: "220° per 40 minuti".
Che, nel mio forno avrebbe significato estrarre un tizzone carbonizzato al vago sentore di papavero.
Mai fidarsi ciecamente delle ricette altrui, ma guardarle sempre con occhio disincantato valutando se siano o meno plausibili e/o fattibili.


Se vogliamo glassare il nostro Kranz - no, non Karl... - mescolate 100 g di zucchero al velo con un cucchiaio di rhum e uno di acqua e con questa glassa spennellate il dolce appena sfornato, lasciandolo raffreddare su una gratella.


Molto meglio, detto tra noi, di una corona di fiori, anche se di rose, o d'un "merluzzetto" teutonico senza arte né parte.
O no?...

Detto tedesco del giorno
Man muss die Feste feiern, wie sie fallen.
(lett. "Si deve fare festa come capita")
Bisogna cogliere le buone occasioni come vengono.

Oggi ascoltiamo 
Ute Lemper - Die Moritat von Meckie Messer
https://www.youtube.com/watch?v=SHFXEPYU0FQ

6 commenti:

  1. però anche del Karl una potrebbe fare un boccone :D

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    1. Signora Amanda, contegno! Si contééénga!
      Guardi che il tipo in questione non va consumato a bocconi... Non solo, almeno.
      Lo sapevo, sei proprio una ghiottona!
      E poi certe cose almeno dividerle, no?
      Egoiiist! ;-)

      P.S.
      Come si condisce un "merluzzetto" teutonico per renderlo più saporito e appetitoso? Il mio palato greve e corrotto è consono a ben altri più decisi sapori.
      Resto in attesa di un tuo cortese suggerimento.

      P.S.II
      E sbrigati!

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  2. ah le Amande funzionano sempre BENISSIMO

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    1. Verissimo!
      Se non avessi avuto LEI non avrei saputo come fare a macinare quei semetti piccoli, lisci e dispettosi, che scappano per la cucina senza farsi toccare.
      Le Amande, cara mia, sono indispensabili.
      TUTTE!
      Baci

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  3. Karl viè qua, va, mentre i due se litegheno di là, noi con una bella fettona appiccicosa se divertimo...Come? Che vor dì "carampana"?Cafone! Bacimatanti

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    1. Ma che kafonen questo Karl!
      Meglio il Kranz magnereccio, almeno sa di qualcosa...
      BBBBBBBBBBBBaci

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