sabato 1 novembre 2014

Suppa malcuada alla picchiapò

Anche quest’anno è finalmente arrivato Halloween.
E anche quest’anno mi tocca sorbire gli ennesimi borborigmi dei soliti codini, dei baciapile, delle perpetue - o semplicemente degli ignoranti - che si sentono minacciati da una festività troppo, troppo smaccatamente yankee.
E star lì con gli occhi verso i cirri a ripetere che l’usanza di ricordare i defunti e di scacciare gli spiriti maligni non è americana ma pre-cristiana, e che in tutta Europa vi sono - o almeno vi sono state - usanze simili per la notte tra il 31 ottobre e il primo novembre.
Come l’uso di offrire ai propri morti del cibo, perché in questa notte fatata le barriere tra questo e l’altro mondo si assottigliano e ogni tipo di essere proveniente “di là” può agevolmente mettere piede nel nostro.
Si sa, da sempre l’umanità ha nostalgia ma anche paura dei morti.
Hai visto mai che oltre a pora nonna possano tornare a calcare la terra degli spiriti malevoli?
E poi, se tornano, non sarà mica solo per il rimpianto della vita passata, magari arrivano e si portano via qualcun altro in famiglia... In tempi dove si poteva morire per un’infiammazione mal curata questo era un timore reale.
Meglio allora ingraziarseli, accendere gentilmente un lume che li guidi verso qualcosa di buono preparato per loro e augurarsi poi che ritornino nell’aldilà il prima possibile...


- Sia come sia, io sono pronto.
- Cioè? Esci così?
- Be’? Che c’è di male? Non sembro forse un bambino umano mascherato?
- E dove s’è mai visto un gatto di due metri e passa che se ne vada in giro per le case a chiedere dolci?
- Non ti piace il mio cappello, vero?
- Fosse solo quello... Ma si può?
- Ecco, solo perché non puoi vestirti da “Corsara sei Sette Mari” o da “Agnetha la Barbuta” non vuol dire che me lo debba impedire anche a me, no?
- A parte che non ti vederebbe nessuno tranne me, purtroppo, e poi no, mascherarmi non è certo la mia aspirazione più grande.
- Sarà. Io comunque un giretto me lo faccio. Magari qualche dolcetto lo rimedio.
- Bada a non rimediare qualche scherzetto, invece. Tipo una scarpata sul muso o una secchiata d’acqua. Magari trovi anche chi oltre a vederti ti scaccia verso l'altro mondo!
- Cattivo!

Insomma, l’uso di mascherarsi per spaventare gli spiriti maligni ed esorcizzarne la presenza è un uso antico, come pure offrire del cibo ai propri morti.
In Sardegna, per esempio, l’usanza è un po’ affievolita ma ancora resiste, e con l’affermarsi di Halloween sta pian piano riprendendo vigore, per un comprenibile senso di orgoglio per le proprie usanze.
Che sia Festa de Is Animeddas a sud o Su Mortu Mortu a nord, è pur sempre la stessa cosa.
Il primo novembre i bambini girano per le case chiedendo qualcosa pro sas animas, pro su bene 'e is animas, o pro su mortu mortu (o li molti molti, in Gallura).
Invece di "dolcetto o scherzetto" si esordiva con "Seus benius po is animeddas, mi das fait po praxeri is animeddas" o "Seu su mortu mortu, carchi cosa po sas ànimas" oppure "O tzia Maria, mi dhu ona su prugadoriu?” - Zia Maria, mi dai qualcosa per le anime del purgatorio? - come a Seui, in Barbagia.
La notte del primo novembre, poi, veniva preparata una cena per i propri morti, un piatto di pasta fatta in casa e un bicchiere di vino, che nessuno in casa s'azzardava a toccare.
E se anticamente venivano esposti dei teschi - sas concas 'e mortos - per propiziare le piogge d'autunno, successivamente vennero usate proprio delle zucche, scavate e illuminate dall'interno con una candela...
Comunque sia, non certo per rivendicare delle antiche usanze ma solo per rispetto al ricordo dei nostri cari, credo sia bello preparare qualcosa pensando a loro.
Qualcosa che gli sarebbe piaciuto assaggiare.
Qualcosa di diverso, anche, perché fare qualcosa di diverso per qualcuno, anche se non c'è più, è anch'esso una forma d'amore.

Suppa malcuada alla picchiapò
Unisco quindi il mio amore per s'isola 'e su bentu e per la mia romanità unendo due ricette in una: la Suppa cuada e il Lesso alla picchiapò.
Solo che la suppa, lasciata così sul tavolo, in bellavista, ha poco di cuadu - di nascosto - ma è offerta al mondo.
A questo e all'altro, se c'è.


Per il brodo:
500 g  manzo (muscolo)
1        cipolla media
5-6     chiodi di garofano
1        carota media
1        costa di sedano
La cipolla va garofolata, ovvero infilzata con i chiodi di garofano e lasciata così, intera, a pendant della carne da brodo.
Cuocere il brodo nel solito modo (due ore a fuoco lento o 40 minuti nella PaP) e quindi procedere come segue...

Far andare in un tegame con poco olio il lesso spezzettato.
Aggiungere:
1    spicchio d'aglio tritato
1    porro
1    mazzetto di prezzemolo
Tagliare il porro a rondelle di 1/2 cm e aggiungere, dal brodo, la carota, il sedano e la cipolla (a cui saranno stati tolti i chiodi di garofano).
Unire quindi il prezzemolo, sminuzzato con la mezzaluna.

Per comporre la Suppa malcuada occorrono ancora:
300 g    pecorino fresco, tagliato a fettine sottili
100 g    pecorino stagionato grattugiato
300 g    pane carasau
Queste dosi sono sufficienti per 2 teglie da 4 porzioni (20x15 cm) oppure una teglia da 8 porzioni (20x30 cm).
Ungere il fondo della teglia con poco olio, mettere uno strato di carasau ammollato nel brodo, il pecorino fresco a fettine, altro strato di carasau ammollato, il lesso sbriciolato, il pecorino grattugiato, strato  di carasau ammollato...
E passa la viola, come diciamo qui.

Detto sardo del giorno
Amare et non esser amadu est tempus ingannadu. 

Amare e non essere amati è tempo perduto.

Oggi ascoltiamo
Portishead - Roads

https://www.youtube.com/watch?v=WQYsGWh_vpE

4 commenti:

  1. ma il tempo non est ingannadu mangiando la suppa cuada

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    1. Vero, Tesò! Il tempo speso a mangiare non è mai perso! La suppa, poi...

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  2. Ciao coco, in veneto si prepara la " supa coada" con pane brodo e piccione. Quindi, nord sud e isole comprese...Mi piace tantissimo " el less" come dicono a milano, con salsa verde o bagnet rus piemontese. Poi grazie a un tuo vecchio post ( e a zio Gianni) ho scoperto che quello che chiamavo " lesso rifatto pom e cip" si chiama "alla Picchiapò". Il nome mi diverte e mi sembra una filastrocca allegra o un suono onomatopeico. Ma non so di cosa. ciao

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    1. Non sai quanto mi fa piacere che l'Italia unita esista, anche se solo a livello gastronomico però.
      "Supa coada" poi è uno spettacolo. Spero non coi piccioni di piazza San Marco, li possino ammazzà.
      La filastrocca esiste ed è questa:

      Picchiapò, Picchiapò
      drento ar lesso se tuffò
      senza dì ne A né O
      ma che lenza, Picchiapò!

      Picchiapò, Picchiapò
      tutto er lesso se magnò
      lo zio venne e lo picchiò
      poveraccio Picchiapò!

      Picchiapò, Picchiapò
      un ber lesso cucinò
      ma un gattaccio lo magnò
      piagne ancora Picchiapò!

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