lunedì 18 agosto 2014

Spaghetti al caffè

No, la Rete è ancora lontana dall'essere la panacea di tutti i mali che i tencofili più ottimisti continuano a (pre)vedere.
Molti passi ancora mancano a che la websfera diventi qualcosa di più di un'enorme bacheca informatizzata.
Gli smart agents sono, tutt'oggi, la squadra di "Chips" - o, per chi è meno agée, quelli di "Cobra 11".
Alla faccia del buon professor Negroponte.
Il fatto è che la tecnologia, da sola, non basta: dobbiamo crescere con essa, altrimenti resteremo la stessa vecchia umanità cialtrona.
Come quelli che hanno il rosario nel telefonino o i discorsi dell'imam sul tablet.
O quelli che conoscono i vantaggi della domotica ma non hanno mai, dico mai, sfogliato un libro, neppure in forma digitale.
O anche coloro che usano la Rete come la tangenziale, ma non per correre più veloci sulla via della conoscenza, no, ma solo per lanciare feroci improperi alla razza/fazione/partito/squadra diversa.
Per quanto mi riguarda sono molto ottimista.
Credo molto nelle possibilità della websfera. Sull'umanità, invece, continuo ad avere ancora qualche riserva...
Certo, solo in Rete avrei potuto leggere "Cartvelian languages" senza andare alla Biblioteca Nazionale - che, con tutto il bene che le voglio, dubito che ne possegga una copia, cartacea o meno.
E solo in Rete la mia vocazione cialtrona ha trovato 'na marea di informazioni con cui saziare la mia iguaribile omnicuriosità.
Solo grazie alla Rete ho potuto fare come er poro conticino de Recanati, e da autodidatta imparare cose che altrimenti avrebbero richiesto anni e anni di ricerche. E di risorse.
E sono solo all'inizio...

In campo culinario, per esempio, tutto quel che so mi viene dalla lettura e dall'esperienza, e dubito che senza la Rete avrei potuto avere la stessa massa d'informazioni.
Serve imparare a fare la Bavarese?
Click, click, clik... ecco una ventina di ricette - e fermiamoci, qui, perlamorddeddio - da confrontare e da valutare.
Quando mai?
Comunque, ripeto, la Rete, da brava bacheca informatica, coniene solo quello che vi viene inserito.
E spesso anche in maniera frammentaria.
Faccio un esempio.
In un mercatino dell'usato trovo a un prezzo più che vantaggioso un vero tesoretto: "Estro e fantasia in cucina", di Tonino Franchini, edito da Vallardi nel 1978.
In meno di duecentocinquanta pagine cento ricette di spaghetti, cinquanta di maccheroni e altrettante di tagliatelle, e lasagne, e risotti, e sformati, e arrosti, manzo e cacciagione.
La quarta di copertina dice:
Ferrarese di nascita, Tonino Franchini è sulla cinquantina e ha l'aspetto, con i suoi occhiali d'oro a stanghetta e il camice immacolato, di un bonario medico di famiglia. È nel mestiere da trent'anni, ha lavorato in prestigiosi ristoranti e non ha perso, esercitando un mestiere stressante, il buonumore e la passione delle cose naturali né il bisogno di rinnovarsi continuamente.
Dentro di me faccio: "Amo quest'uomo, devo sapere tutto di lui!"
E cosa trovo in Rete? Quella Rete a cui rivolgevo fiducioso la pargoletta - insomma...- mano?
Due righe messe in croce, come si dice, e tutte relative alla presentazione a Ferrara d'un libro dal sapore agiografico, "Testimone di valori", scritto nel 2009 dalla nipote di Franchini, Gianna Vancini.
"Novanta pagine bozze, manoscritti e  dattiloscritti dello zio"
E basta... la Rete tace.
Oltre, in un'altra pagina:
La notorietà di Tonino Franchini fu consacrata alla fine degli anni '60 quando a Milano, nel ristorante che gestiva, frequentato da noti calciatori, scrittori e attori, propose un piatto innovativo come gli spaghetti al caffé [il neretto è mio, eh?].
La sua genialità veniva proprio dalla sapiente unione che sapeva creare con ricette tradizionali e l'accostamento di ingredienti nuovi, frutto della sua creatività e del suo estro.
Nacque così una "cucina nuova, moderna, sociale che pur si richiamava alla saporita cucina dei ducati rinascimentali e che egli riprese e continuò in veste moderna codificandola in ricette dal linguaggio asciutto, essenziale, in cui lasciava volutamente spazio alla libertà di esecuzione della massaia che aveva così la possibilità di agire con fantasiosa indipendenza, pur sotto la guida".

E basta.
Solo un lontano frinire di cicale, lo sfrigolio dell'energia dal traliccio vicino e una brezza che fa frusciar le fronde.
Ma come, dico: qui s'incensano delle emerite pochezze e si trascura una personalità così interessante?
Le cinquecento - 500, mica venti! - ricette del libriccino parlano di fantasia, di coraggiosi accostamenti, di capacità di fare con pochi ingredienti piatti gustosi e non eccessivamente elaborati.
E questa è la Cucina Italiana di cui tanto si parla, e straparla.
Ma di Tonino Franchini in Rete non c'è altro, e per chi non voglia rompere gli zebedei alla nipote o alle persone che a Milano hanno frequentato il suo ristorante, rimane difficile sapere altro.
Servirebbe soltanto per riempire di dettagli una carente biografia - si riesce a sapere solo che è nato a Porotto nel 1925 ed è morto a Livorno nel 1991. Il resto è solo un frinire di cicale...
Ma, a ben vedere, il libro, le ricette, parlano da sole: oltre ai piatti più semplici e comunque gustosi ecco gli "spaghetti al cacao", i "maccheroni alle fragole", il "risotto con gli zoccoli" e via dicendo.
Come si fa a non amare una persona così?
In suo onore proviamo questi famosi e insoliti Spaghetti al caffè, così come li ha riportati lo stesso Franchini:

Spaghetti al caffè
Per quattro persone
400 g    spaghetti
50 g      burro
50 g      prosciutto cotto
500 ml  panna
1 cucchiaio di mascarpone e 2 cucchiai di parmigiano grattugiato
mezzo cucchiaino di caffè macinato a persona [oppure, meglio ancora, secondo me, un cucchiaino scarso di caffè solubile sciolto in poca acqua di cottura, Nota mia].
sale e pepe q.b.
In una padella, a freddo, mettere il burro, il prosciutto tagliato a cubetti, il mascarpone, la panna e il caffè.
Far amalgamare la salsa a fuoco dolcissimo.
Scolare la pasta una volta cotta e mantecare in padella con parmigiano grattugiato.
Portare in tavola ben caldo.


Se non si esagera col caffè - ed è facile, da profani del gusto, sfiorare il limite e ottenere un "cappuccino solido al parmigiano". Propongo in ogni caso più di una prova... - si ottiene un piatto delicato dal vago sentore di caffè, quel tanto che stuzzica la fantasia, oltre che il palato.
E in Rete le ricette di Spaghetti al caffè sono assai diverse, per ingredienti e per procedura di preparazione.
Questa, siamo certi, l'ha scritta Franchini stesso, senza palinsesti.
E vai cor tango!

Detto ferrarese del giorno
Al gat inguantà an ciapa brisa i pontag.

Il gatto con i guanti non prende i topi. 


Oggi ascoltiamo
CCCP Fedeli alla linea - A ja ljublju SSSR

https://www.youtube.com/watch?v=0-bfykEuW-0

2 commenti:

  1. "Spaghetti, ( pollo, insalatina
    e (una tazzina di) caffè
    a malapena riesco a mandar giù
    Invece ti ricordi
    che appetito insieme a te..."
    Caro Chef Fred, proprosta insospettabile ma godibilissima. . La prossima sarà con gli spaghetti al cacao, veeeeeeeeeeeeero? Grazie

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    1. Mi conosci troppo bene, ormai, laulau, veeeeeeeero?
      Certo che sì, Tesora.
      Devo ancora provare, provare pov...ah...are, provare....

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