mercoledì 18 dicembre 2013

Torta al cioccolato e sale (magari alla rosa)

Il mondo dei foodblogger, la cosiddetta blogsfera,  seppur virtuale non è mica uno spazio omogeneo, anzi.
È una paesaggio dove le vette più ardite della cucina si uniscono a piatte, sconfinate pianure.
Non c'è sempre che scriva: "Oggi ho da proporvi questa meravigliosa zuppa di fave tonka, tofu alle cinque spezie e meduse saltate al wasabi".
No, per niente.
E neppure c'è sempre chi fa: "Oggi prepariamo una gustosa pasta e fagioli, proprio come la faceva mia zia Lucilla, che nel 1961..." e giù di colpo con una sequela di episodi degni del signor Stica.(1)
C'è poi chi ci prova, sbandando clamorosamente nel tentattivo di mantenere un equilibrio tra diario culinario e appunti di sperimentazioni alimentari.
Non è sempre facile.
Prendiamo, per esempio, un accostamento che da anni è ormai consolidato: cioccolato e sale.
La cioccolateria S.A.I.D. a Roma, nel cuore del popolare quartiere di San Lorenzo - sì, quello dei bombardamenti alleati su Roma città aperta -  sono anni che propone tra le sue specialità delle tavolette di cioccolato fondente col sale dell'Himalaya.
Che poi, io mi chiedo: ma a forza di grattarne via il sale di questo povero Himalaya che ne rimarrà?
Diventerà piatto come la Pianura Padana?...
Quindi sale e cioccolato è sì qualcosa di insolito, ma anche ben conosciuto, e anche da un bel po'.
Ora, non è che io viva a Cecafumo (2), ma son cresciuto e mi son formato in un quartiere dove alle parole "cioccolato" più "sale" ne segue, prevedibilmente, la scena seguente:

"Ines! Ineseee!"
"Che d'è, Jole, ch'è successo?"
"Cori, va a chiamà er sor Agusto, che c'è Riccardo che stà male!"
"Oddio, e che ha fatto stavorta, poro fijo?"
"Sta a mischià a cioccolata cor sale!..."
"O madonna santa! Lo sapevo che succedeva! S'è finito de beve er cervello! Agustooo! Agù! Coriii!"
Con conseguente scalpiccìo e chiacchiericcio mentre l'ambulanza mi porta via soffocando il mio flebile: "Spegnete er fornooo!"
Ecco, questo per dire che tante cose non sono poi così scontate, e tante che lo sono riservano sempre qualche deliziosa sopresa.

Torta cioccosale (magari alla rosa)
Per uno stampo da 15 cm di diametro. Per uno "regolare" da 24 cm triplicare le dosi.
60 g cioccolato fondente
40 g zucchero
60 g burro
60 g farina
1 uovo (60 g, pesato con il guscio)
1 cucchiaino di sale (5 g ca.)
Si lavora a crema il burro - lasciato ammorbidire a temperatura ambiente - con lo zucchero per formare un composto spumoso.
Si aggiunge l'uovo - anch'esso tenuto a temperatura ambiente per almeno un'oretta - e si fa assorbire bene nel composto.
L'avete riconosciuta vero?
È una Quattro-quarti, ma modificata con cioccolato e sale.
Una volta che si conoscano le proporzioni tra gli ingredienti si può anche capire dove vada a parare una qualsiasi ricetta che ci viene data o che cerchiamo di escogitare noi stessi.
Si aggiunge quindi il cioccolato fuso a bagnomaria (o al microonde) e si mescola con cura.
Quindi il sale, e ben tritato se non si sopporta la presenza nel dolce di granelli, altrimenti tritato alla bell'e meglio.
Ultima la farina, lavorando bene il composto, che deve risultare spumoso e soffice.
Come ogni Quattro-quarti che si rispetti non prevede il lievito. Non serve.
Ma se proprio non si resiste a doparlo ne basterà mezzo cucchiaino, quel tanto che gli dia una spinta in più...
Ah, benedetti fermentofili!
Volendo si possono aggiungere dei canditi (magari dello zenzero, che ormai si trova in tutte le forme commestibili). 

 
Quello che ho utilizzato io è un sale marino con petali di rosa.
Di uso alimentare s'intende, quindi senza alcun prodotto chimico tipico dei sali da bagno.
Semplicemente sale e rose, che si può usare per aromatizzare impasti o delle creme, come riportato qui.
Volendo lo si può anche preparare in casa: alla quantità di sale marino, grosso, va aggiunto il 30% di petali di rosa (rosa e rossa, i più profumati) non trattati (visto che, appunto, se ne farà un uso alimentare).
Si lasciano essiccare completamente le rose - il sale ne assorbità l'umidtà e gli aromi - et voilà!

Ma... dove?... 
sciàf... sciàf...
- Leppagorreee! hai visto il mio sale alla rosa?
- L'oro e l'argento e le sale da tèèè. Paese che non ha più campanelli!
- Ma che fai in vasca? E quest'odore...


- Oggi prigione tu...Prigioniera iooo!
- Lo riconosco! Maledetto! Mi hai finito tutto il sale!
- Sì, ma guarda che pelo bello lucido!  Concerto di viole e mondanità... Profumo tuo di vacanze romaneee!
- Adesso tolgo il tappo alla vasca e ti faccio fare la fine di Stanlio!



Detto romano del giorno
Chi ha raggione paga la piggione, e ddorme pe' le scale.

Quindi non serve a niente...

Oggi ascoltiamo
Matia Bazar - Vacanze romane

http://www.youtube.com/watch?v=ZrGxc93AkPc

NOTE
1) Si intende "'Sti cavoli!"
2) Immaginario paesino lontano dai grandi centri urbani dove la vita è semplice e la gente ingenua ma qualche volta anche sprovveduta.

4 commenti:

  1. senza mascherponate, stico o meco?,, questa tortina qui, mi attira parecchio. Come la cuffia da bagno, in verità. Buona serata

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  2. rettifica: non stico , ma stica...scusi pardon

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  3. mi scusi ndove li trovo i petali di rose in dicembre?

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  4. @Laulau: Bona così, senza mascarponate. Esagero sempre, lo sai, no?...

    @Amà: Mah, visto che il tempo è impazzito, non escludo fioriture fuori stagione, come ho avuto modo di vedere in giro questi giorni.
    Altrimenti, suvvia, bisogna aspettare la primavera e, nel frattempo, usare sale nudo e crudo...

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