domenica 9 giugno 2013

Vellutata di lupini

- Mh... Uh... Uff...
- Leppagorre, che ti sbuffi? Mi stai facendo diventare nervoso.
- Uh... Mh... Uff...
- Allora? Hai finito di fare la locomotiva? Mi pari un gatto a vapore!
- Vorrei vedere te, a vivere in queste miserrime condizioni!
- Che c'è stavolta? Che ti frulla in quella coccia pelosa?
- Non va, non va! Non riesco a muovermi, non c'è spazio qui dentro!
- Vuoi dire che nella mia panza non c'è spazio? Ma se tra un po' fa provincia, da quanto sono ingrassato.
- Ecco, appunto! Sei grasso, grasso! Non c'entro più qui dentro! Dimmi tu se uno deve passare l'età della ragione...
- Tu l'età della ragione? Non farmi ridere!
- ... e ritrovarsi come uno studentello fuorisede squattrinato, chiuso in una stanzetta buia e senza luce!
- Sì, adesso metto l'illuminazione interna, così sembro una lucciola di cento chili che scorrazza per Roma. Ma dài!
- Ecco, pensi sempre e solo a te stesso! E a me chi ci pensa? Nessuno, ci pensa!
- E calmati!...
- Nessuno! E quando verrà la mia ora (il più tardi possibile) che dirò al Grande Gatto quando mi troverò al suo cospetto? Signore, ho vissuto miseramente in una panza sovraffollata di budelle! (1)
- Attenzione! È tornata Francesca Bertini! (2)
 

   Accendete l'occhio di bue, mettete la Patetica di Čajkovskij e via! Ciak: si gira!

- Prendimi anche per i fondelli! Voglio vedere te, a fare 'sta vita da sorcio!
- Ma dimmi un po' una cosa: ti stai lamentando dello spazio che manca o di ciò che in quello spazio non  vi entra più come prima?
- Io...
- Lo sai che sto cercando di mangiare meno, sia per quantità che per tipo di cibo, vero?  Lo sai bene che sto cercando di fare a meno dei cibi calorici, no?
- Io...
- Quindi, se vuoi lasagne tutti i giorni mi sa che hai sbagliato panza, tesoro mio. Se mi vuoi far venire un ictus attaccato al filo di un supplì accomodati, ma non credo di volerti dare questa soddisfazione!
- Io... lasagna... fonduta... bavarese... macedonia sciroppata...
- See, lalléro! Taci o ti fulmino con una sorsata di essenza d'anice! E non fare gli occhioni da Gatto con gli stivali, con me non attacca!
 
- Fame, io...
- Dov'è l'anice? Dove l'ho messo?
- No, no, no! Perdono! Scusa! Nollofaccioppiù!
- Ecco, e sia chiara una cosa: meno carboidrati, va bene?
- ...
- Vieni ad aiutarmi a sbucciare i lupini, su.
- Fritti dorati in pastella e cosparsi di salsa agrodolce con tanto tanto zucchero?
- Taci!

Vellutata di lupini
per due (dico due!) persone:
200 g    lupini
3            patate medie (circa 500 g)
1/2        bicchiere di latte
2            cucchiai di pecorino grattugiato
4 fette   pancarré, tagliate a dadini
sale  e pepe q.b.
opzionali:
2     cucchiai di tahine
50 g    coppa di Parma (a Roma detta: lonza)

Per prima cosa sdilinquire la sapidità dei lupini tenendoli a bagno in acqua fresca almeno un'ora.
Poi sgusciarli e cuocerli in acqua bollente per una ventina di minuti per ammorbidirli.
Si possono far andare anche al microonde, girandoli ad ogni sessione di cottura (di 3-4 minuti) verificando che siano diventati "cedevoli".
Lavare le patate e lessarle in acqua non salata (non si sa mai, coi lupini...) tenendo da parte una tazza di acqua di cottura.
Quindi schiacciarle, e per non pelarsi le dita farlo pure con tutta la buccia, che resterà intrappolata nell'apposito strumentino ben separata dalla polpa.


In una pentola versare le patate, i lupini, il latte e riscaldare a fuoco medio.
Con un frullatore a immersione ridurre a crema gli ingredienti aggiungendo, se occorre, un po' d'acqua di cottura delle patate.
Volendo si possono tritare a parte anche i lupini e unire poi le due verdure ma col frullino il risultato è di gran lunga migliore, secondo me.
Aggiungere il pecorino e (se si vuole) la salsa tahine.
È questo il momento di assaggiare, pensare con gli occhi al cielo (in perfetto stile Francesca Bertini) quanto è bella la vita e, se occorre, aggiungere del sale.
Ah, e pepare, ovviamente.
Prima di tutto questo ambaradam si saranno fatte rosolare le fette di coppa di Parma in  una padella capiente, senza aggiungere altri grassi. Si toglieranno quindi dal fuoco quando saranno croccanti.
Nella stessa padella si aggiungono due cucchiai d'acqua (per liberare il fondo di cottura) e vi si faranno abbrustolire i dadini di pancarré aggiungendo, se occorre, un cucchiaio o anche meno di olio evo.
La vellutata va servita bella calda con una corona di fette di coppa e i dadini di pane... 'n coppa.



- Me misero! Me tapino! Me sventurato! Avvinto nelle spire della sorte avversa!

 
- Sora Bertiniii! La cena è pronta!
- Arrivo! Dov'è il mio piatto?


Detto romano del giorno
Chi magna le lumache caga le corna.

Chi è causa del suo mal...

Oggi ascoltiamo
Freddie Mercury - Guide Me Home (How Can I Go On) 

http://www.youtube.com/watch?v=qF_AaQ9TQGA 
Versione di prova, senza la voce di Monserrat Caballé.

NOTE
1) A Roma si dice: Che je racconto a Gesucristo (quanno moro)? per dire che non gli si avrà da raccontare un granché, viste le pessime condizioni di vita e le privazioni subite dalla sorte. Ma la frase è usata in senso ironico, ovviamente, e senza alcun accenno di bertinismo (vedi la nota seguente).
2) Francesca Bertini
Pseudonimo di Elena Seracini Vitiello (Firenze, 5 gennaio 1892 – Roma, 13 ottobre 1985), è stata un'attrice cinematografica italiana dell'epoca del cinema muto. [...]
Il fascino che emanava la sua figura, gracile, dai capelli corvini e con uno sguardo acceso e intenso, le fecero presto varcare i confini come tipo d'una bellezza meridionale e popolaresca. [...]
La sua notevole bellezza e la capacità di imporre la propria presenza in scena, soprattutto in parti tragiche, fecero di lei il primo esempio di diva cinematografica. [...]  incarnava il personaggio di donna passionale, assoluta, straziante e fatale, allora di moda.[...]
(da Wikipedia)
Le sue grandi capacità espressive le permettevano di interpretare qualunque ruolo; era grande come donna del popolo quanto come nobildonna. Tuttavia, col trascorrere degli anni e nella ripetitività dei ruoli, Francesca Bertini accentuerà quel suo muoversi tragico ed esagerato che andrà sotto il nome di bertinismo che, per esprimere silenziosamente la disperazione, la faceva spesso aggrappare alle tende.

4 commenti:

  1. filava tutto liscio per la dieta fino alla coppa, ah me misera (occhi sgranati al cielo, mano alla tena di velluto scarlatto)mi cade sulla coppa :)

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  2. Non dire mai più quella brutta, orrenda, immonda parola... guarda, la prendo con le pinzette senza toccarla, come un insetto che faccia ribrezzo e, la "dieta", la getto dalla finestra.
    Quando uno è coerente, eh? È un cane che si morde la coda: frigo vuoto = tristezza infinita -> spesa sconsiderata e folle -> tentazione a portata di mano -> uso della coppa (o altro alimento equivalente) -> sproprorzione tra l'intenzione e la fame psicosomatica = lievitazione delle trippe e frigo vuoto. E via e via verso l'apocalisse delle cellule adipose.
    Però ho scritto opzionale, eh?

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  3. consiglio: piatto grande e colorato di insalata mista (a questa stagione ci sta un mondo di sapori e colori in quel piatto) prima dell'affondo al piatto principale, riempie mette allegria, toglie la frustrazione

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  4. Mi piace! Altro che minestrina!... Dovrò solo lasciare da parte la malia della coppa, mi sa tanto.
    I colori nei piatti fanno quasi metà del gusto. ;-)

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