lunedì 17 giugno 2013

Gnocchi di semolino ("alla romana"?...)

Quanno se magna mejo nun fà mai polemica...
Ma è meglio chiarire, per chi non lo sa.
Il fatto è che a Roma col temine “gnocchi” si intende quelli fatti di patate.
Piatto tipico del giovedì, tra l'altro.
Credo che pochi romani conoscano invece gli gnocchi di semolino come parte della propria cucina tradizionale, tant'è che molti romani de roma non li hanno mai neppure assaggiati...
È sentito, casomai, come piatto "importato" (sì, come tutto ciò che fa parte di Roma, del resto) ma ancora non integrato e fatto proprio (a differenza dell'amatriciana, per esempio).
A Roma si fa poco caso da dove venga qualcosa o qualcuno: se questi ci garbano diventano prima o poi romani, per simpatia, per affiliazione e per senso atavico d'accoglienza.
Lo so, rischio di generalizzare, come faccio spesso.
Quando però vedo nella mia affollata e multietnica periferia due ragazzi, uno di carnagione "nera"  e l'altro "gialla" (i cosiddetti "immigrati di seconda generazione") che sul tram  scherzano tra loro in un romanesco che nemmeno io padroneggio così bene, be', io mi commuovo.
Non siamo ancora abituati ai mescolamenti massicci, alla presenza del "diverso" (apparentemente e solo superficialmente tale, intendo) nella propria società monocromatica.
Comunque, tornando ai gnocchi, è proprio l'uso del burro nella ricetta che li fa sgamare come "nordici".
C'è chi dice piemontesi, chi lombardi.
Gli Gnocchi alla romana sono quindi una innocua, anzi gustosa, leggenda urbana propalata proprio dai cuochi del Nord Italia.
E noi romani ci sentiamo gratificati da questa ulteriore attribuzione.
Qualcuno che conosco gongolerebbe solo all'idea che possa averla fatta un milanese, pensa un po'...
Ma noi non facciamo i puntigliosi, ci mancherebbe.
Quando si tratta d'allargà le ganasse (ovvero le ganasce) non ci tiriamo mai indietro, anzi...
E allora facciamoci pure questi!

1 litro   latte
250 g   semola
2-3       tuorli
15 g      burro (e altri 50 g per gratinare)
parmigiano q.b.
Bollire il latte con il burro, aggiungere la semola, salare, amalgamare bene con la frusta e cuocere finché il composto si stacca dalle pareti.
Far intiepidire. Aggiungere quindi i tuorli, uno ad uno, e il parmigiano.
Mescolare bene e stendere l'impasto, alto 2 cm circa, e farlo raffreddare bene.
Con una formina per biscotti tagliare in dischi e disporli in una teglia imburrata, disponendo le fette leggermente sovrapposte. Dice la ricetta.
Ma visto che è una leggenda urbana, e pure bona, metterli in teglia come ci garba.
Aggiungere parmigiano e burro a fiocchetti in superficie.
Far gratinare a 200° per 10 minuti.

Come ogni impasto che si rispetti accetta ogni tipo di aggiunta che dia sapore e colore: se li volete verdi e farne una bella scacchiera aggiungete 200 g di spinaci lessati e tritati.
A metà dell'impasto, ovvio.


Ma accettano garbatamente anche dadini piccinissimi di prosciutto cotto.
O anche di formaggio; fate voi quale: a me piacciono tutti, italiani o esteri, sono infatti un impuito, impenitente e inguaribile casofilo.

Detto romano del giorno
Pensece prima pe nun pentitte poi.
Pensaci prima, per non pentirtene dopo.


Oggi ascoltiamo
Nina Zilli - Per sempre

http://www.youtube.com/watch?v=tHRjyysyB2E
Gli gnocchi, s'intende; non importa se di patate o di semolino...

9 commenti:

  1. ciao Riccardo, non sono riuscita a risponderti perché mi sono scottata prima le dita, perché non ho resistito e ho infilato nella taglia damier una delle falangi oggetto del tuo omaggio cavalleresco e poi la lingua! Scottanooooooooooo sempre gli gnocchi anzi "i" gnocchi alla romana senza dop, denominazionediorigineprotetta ma doap, denominazionediorigineapiacere. E da dove arrivano come diciamo noi a milano "nun me po' fregà de meno !"iomil-lau si capisce che sto correndo?

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  2. una parola sola celo! L'originale e la nuova edizione anastatica, con i colori più vivi degli affreschi restaurati. corre via ciao Lappagore, lau

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  3. Lau, sei 'na matta come me, soltanto così si spiega che mi fai ridere da solo!...
    Sì, ho capito pure che il secondo commento è sul Manuale, pensa te come sò intelligente.
    Comunque parole sante: NUN CE NE PO' FREGA' DE MENO", come si dice anche qui, tra pecore e rovine, da dove arriva un piatto.
    Basta che arrivi a tavola.
    Ciacciào.
    P.S.
    - Leppagorre, saluta. Non fare il solito cafone.
    - Lap, lap... Mh... eh?... ah... - Si stava leccando la schiena, e non so come faccia, con quelle trippe - Ciao, Lau... Lap, lap...

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  4. interessante il nubilato con lo spinacio

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  5. Amà, se la vuoi fà patriottica dividi l'impasto in tre; una parte la lasci semplice, un'altra con lo spinacio e l'altra con del concentrato di pomodoro.
    Poi fai le forme e componi la nostra bandiera.
    Da cucinare il 25 aprile, evitando commensali di destra, possibilmente.
    Bacioni

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    1. quelli si evitano volentieri

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    2. A roma si dice "manco come patocco ar portone", cioè neppure come batacchio dietro la parta di casa.

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  6. ehi voi due,Amanda e RIccardo, ma non solo il 25 aprile! Meglio soli, oh sì. Anzi meglio sola, ché sono una sòla ! Bella battuta eh? Per favore Riccà, devi comunicare cortesemente ( che sia permaloso l'ho capito perfino io, ci riconosciamo tra simili) a Leppagore che lo chiamo Lappagore solo perché mi è stato riferito che è, eh "intimo"insomma frequenta assiduo e pervicace sia Anastatica che Onomatopeia e quando mangia si sente anche fuori quartiere il suo lap-lap. Sono pronta a confutare tutte le sue banali argomentazioni. Che si esprima.'notteeeeeeeeeeeeeeee! lau-romainside

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  7. - Chi?...
    - Onomatopeia. Così dice.
    - Ah!... Ma ne sono passati di anni dacché non la vedo.
    - Cioè, la conosci?
    - Diciamo di sì, va.
    - Mi pareva... Ma secondo me ci stai prendendo tutti per i fondelli, da bravo demone che si rispetti.
    - No, no, macché! Onomatopeta era una mia carissima amica. Un tempo.
    - Onomatopeta? Ho capito bene?
    - Sì, il suo soprannome. Immagini perché, vero? Insopportabile, credi a me.
    - Ci credo, ci credo. Basta guardarti che ispiri fiducia.
    - Appunto. E a un certo punto ne ho avuto abbastanza.
    - Eh lo credo, con quell'odorato fino che ti ritrovi!
    - Eh, sì, immagini un viaggio per la Settima Curva cosa può essere con una del genere? Un tormento senza pari!
    - La...Settima Curva?... E che d'è?
    - Ma che sto a fare io qui, a perdere tempo con te? L'avessi saputo sarei piombato nella panza di Higgins o di Hawkins, non nella tua, brutto nullatiègnente che non sei altro!
    - Ah sì? Vieni a farmi da padrone a casa mia? Ora ti faccio vedere io!...
    - No!... Lascia quella boccettina! Posala! Per favore!...
    Click
    - Cosa? Ho capito bene?
    - Perdono! Sì, sì, ma lascia stare l'estratto d'anice, ti prego!
    - Bene, adesso ci capiamo. E adesso fila, che devo scrivere.
    - Salutamela.
    - Sì, sì, ma adesso va', che non t'abbozzo più! Fila!

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