Le ricorrenze, si sa, sono micidiali catalizzatici d'ansia. E mica così, per dire...
Feste dell'infanzia andata ormai via nel tempo, delle persone amate e perdute, di ciò che sarebbe potuto essere e non è (più, o ancora... a scelta) o non sarà mai (per sventura o per fortuna).
È la conta dei vivi dopo una battaglia, il silenzioso e inevitabile consuntivo di ciò che non abbiamo più e il triste (perché sempre incompleto) elenco di quel che, nonostante tutto, ci rimane.
Aggiungiamoci poi anche la colletiva sceneggiata dell'amore a tutti i costi, tanto per sgravarsi la coscienza, o della fraternità melensa perché insincera e mal recitata (e ci credo: solo una volta l'anno riesce nel peggiore dei modi. Ogni arte, e quindi anche l'ipocrisa, ha bisogno d'esercizio continuo...)
Verrebbe voglia di chiudersi nel buio di un barile fino al due gennaio, a fuochi (d'artificio) spenti.
Ecco, anche stavolta ho speso la mia annuale dose di cinismo, che a stento serve a controbilanciare l'ondata d'ipocrita buonismo che permea la nostra cultura.
Ma, tant'è, le feste sono anche il modo per assaporare po' di più il tempo che si passa con chi amiamo, l'occasione per ricordare il passato e progettare il futuro.
E anche l'occasione per cucinare qualcosa di buono, che alimenti quel sottile calore nel cuore e che mantenga sui volti un sorriso spontaneo, festoso e sincero.
E, lo so, sembro fin troppo cinico, ma spesso amo solo scherzare sulla "sacralità" intoccabile delle cose che ci circondano (e ci sovrastano, anche).
Le situazioni del tipo "Parenti serpenti" (Non l'avete visto?... Via, a noleggiarlo!) non sono mica la norma, ci mancherebbe...
È che, in fondo, noi italiani non usciamo mai davvero dalla famiglia che ci ha visto crescere, e ce ne accorgiamo solo quando ci confrontiamo con altre genti.
Le feste sono i momenti in cui sentiamo quella rete invisibile (che a volte ci salva amorevolmente dalle cadute e altre, invece, ci blocca nei movimenti e ci cattura) stringercisi attorno, protettiva e asfissiante, materna e matrigna.
Per chi poi, come me, non crede che le ricorrenze abbiano un valore mistico, l'aspetto giocoso, fraterno e culinario, prende il sopravvento, e la tavola diventa il simbolo della condivisione e della scelta di stare con chi la sorte ci ha dato come parenti.
Quest'anno per i miei cari ho preparato un paio di cose: la Lasagna alla zucca e salsiccia e la Torta Porella che, per l'occasione, come My fair lady, è diventata Torta Sciccosa di ciocco-arancia.
Lasagna alla zucca e salsiccia
Per due teglie da 30 x 20 cm, ognuna nominalmente da 6, 8 persone (Ah, ah, ah...ancora rido...)
occorrono:
Per la sfoglia (a mano, cari, sennó che festa è?):
350 g farina 00
150 g semola rimacinata
5 uova
sale q.b
Preparare la sfoglia, e non mi ripeto.
Per la besciamella (ne serve almeno 1 l):
100 g farina
100 g burro
1 l latte
sale, pepe e noce moscata q.b
Da preparare nel modo che sappiamo.
Per il ripieno:
1 kg zucca
(e qui cercatene una bella saporita da un ortofrutta di fiducia, e non al supermercato... le papille e gli ospiti ve ne saranno infinitamente grati)
6, 7 salsicce di prosciutto
due cucchiaini di un mix di macis e pimento (che, come da esperimenti effettuati in precedenza, si rivelano essere la combinazione vincente per la nostra zucca).
sale, pepe e grana grattugiato q.b
Il procedimento è lo stesso seguito in precedenza.
Unica accortezza è l'aggiunta del macis+pimento nel composto di zucca che, come si dice a Roma, è la morte sua.
Ora, lo so, vi avanzerà qualche quadrato della sfoglia che con tanta fatica e amore avete preparato.
E allora dico: ma dobbiamo festeggiare solo noi?
E ai nostri fedeli amici a quattro zampe la solita minestra?
Lo so, lo so: tanto non se ne accorgono e via dicendo. Eppure...
M'erano avanzati due quadrati di pasta, già lessata e stesa sul panno... E mo'?
Ho preso due stampini per muffin, un barattolino di omogeneizzato e della besciamella (che avevo lasciato da parte senza sale e spezie, in un raro attacco di lungimiranza).
Con un coppapasta ho formato dei cerchi di pasta che ho alternato a un composto di besciamella e omogeneizzato (qui, davvero, il gusto è a piacere...) e ho composto due piccole
Lasagnette per Babà...
... che ha gradito molto:
Per il dolce, visto che ho un vasto repertorio, ho scelto un esperimento recente: la Torta Porella.
Solo che mi pareva brutto questo nome e allora ho preparato:
Una "cinque-quarti", come base.
250 g burro
250 g zucchero
200 g farina
50 g cacao amaro
4 uova
Come bagna:
mezzo bicchiere d'acqua, due cucchiai di zuccheo e due di Cointreau, fatti bollire per cinque minuti.
Come farcia la Crema suscettibile all'arancia, nella dose da due uova. Quindi:
200 ml succo d'arancia
70 g zucchero
25 g farina
2 uova intere
Come glassa la stessa dellaTorta Porella, la Glassa al cioccolato pro-Sacher-e-non,
con due modifiche:
150 ml acqua
75 g zucchero
100 g cioccolato fondente
1 cucchiaino di miele leggero
1 noce di burro (una decina di grammi, ca.)
Dovendo conservare la torta in frigo, per via della crema simil-pasticcera che la farcisce, ho notato che il freddo faceva risaltare la sabbiosità dello zucchero nella glassa.
Come fare? Ci vuole qualcosa che inibisca il processo...
In genere, nei gelati e nelle creme si usa lo sciroppo di glucosio che, da bravo zucchero invertito (e qui Leppagorre ne direbbe di cotte e di crude...) impedisce alle creme di gelare e agli sciroppi di cristallizzare...
Ma chi fa il surf in rete a caccia di escamotage sa bene che il miele, per sua struttura, si comporta come uno zucchero invertito, e quindi ha la stessa (o quasi) funzione del glucosio.
Aggiungendone un cucchiaino (di quello dal sapore tenue) nello sciroppo, la sabbiosità è solo uno scampato pericolo.
E poi c'era l'opacità della glassa... Uh, e quanti cavoli!...
Eh, lo so, ma mica è bello fare una glassa di cioccolato, ricoprirci una torta e poi vederla diventare opaca...
Anche qui l'accortezza di aggiungere poco burro nella glassa una volta addensata, alla fine e a fuoco spento, facendovelo amalgamare bene, le dona una morbidezza e setosità che si mantengono anche in una permanenza in frigo (che è la cosa che ci interessa).
Lo so, faccio il cinico, e poi mi metto a decorare con alberelli, scritte e stelline la torta al cioccolato...
Ma questa, anche se è la festa degli altri è per noi il pretesto per celebrare la vita, quello che abbiamo ancora di buono (che per fortuna è tanto), e per superare le difficoltà che spesso e volentieri ci assaltano a tradimento.
Tipo passare due giorni come questi al Pronto Soccorso...
Ma, nonostante tutto:
Aforismi del giorno, e non solo:
Natale. Giorno speciale, consacrato allo scambio di doni, all'ingordigia, all'ubriachezza, al sentimentalismo più melenso, alla noia generale e a domestiche virtù.
Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo, 1911
Il Natale è una cospirazione per far sentire ai single che sono soli.
Armistead Maupin, I racconti di San Francisco, 1978
Oggi ascoltiamo
The Ramones - Merry Christmas (I Don't Want To Fight Tonight)
http://www.youtube.com/watch?v=Xtc1DabD580
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