sabato 22 febbraio 2014

Frappe, ravioli, e il Carnevale è servito

- Dove andiamo per Carnevale?
- Ma Leppagorre dove vuoi che andiamo, secondo te? Qui contiamo i centesimi e pensi che si possa prendere e andare festeggiare così, allegramente?
- È nei momenti di crisi nera che le persone si buttano nelle danze e nei piaceri sfrenati. Ricordo che nel '29...
- Senti, a "piaceri sfrenati", qui non è aria di far festa, e poi la musica assordante non l'ho mai sopportata.
- Cioè, nemmeno quando eri giovane, e si parla di secoli fa, andavi a ballare?...
- No, proprio no, anche se poi alla fine mi diverto, eh? Ma, non so, la musica troppo forte mi infastidisce...
- Ah, ecco, mentre quella etnica no, eh?
- E tu come lo sai? Ah, già... Quella povera martire della mia ex-moglie s'è dovuta sorbire interi concerti di fado portoghese e la morna della pora Cesária Évora, gli strilli da gatte scorticate delle Voci Bulgare e, onta delle onte, due ore di Sajncho Namčylak.
- Povera donna... S'è impiccata alla maniglia della porta, vero?
- Fai poco lo spiritoso, Leppa, che non è aria.
- Con te non è mai aria!... Andiamo al Mucca, allora!(1)
- Lo fanno di venersì, e poi non mi piacciono i locali troppo "settoriali"...
- Ma se ormai ci vanno in maggioranza gli etero!
- Appunto...
- Andiamo in qualche piazza!
- Ma no, no, e a far che? Non se ne parla nemmeno!
- Che barbogio che sei! Dimmi tu se uno di seicento anni...
- Seicentoventitré, mi pare.
- Sì, va bene, quelli, deve rinchiudersi in casa a sentire i gargarismi delle voci bulgare e sorbirsi semolino scondito.
- Sei un animale senza matricola, Leppa, un essere infame, un... demone, ecco!
- E sai che novità!
- Sai che si fa? Un bel fritto di frappe e ravioli, così ti cheti e non rompi li zebbedei!
- Oh... E ci voleva così tanto per estorcerti un fritto? Che fatica, figlio santo!
- Maledetto...

È ormai un fatto appurato da tempo che esistono più ricette di frappe che posizioni del Kamasutra.
Laddove l'anatomia impone dei limiti alla capacità combinatoria delle membra umane, in cucina questo stranamente non avviene, e con soli quattro ingredienti, i soliti farina, uova, grassi e liquore, si riesce ad ottenere una vasta gamma di ricette.
Che sì, hanno tanti nomi diversi: chiacchiere, bugie, frappe, e così via ma, stringi stringi, si tratta sempre della stessa cosa.
Un semplice impasto tagliato a strisce e fritto, da mangiare caldo o freddo, spolverato di zucchero a velo o fatto a raviolo con un buon ripieno di ricotta ben condita…
E serviva scriverci ancora sopra?
Eccome! È notorio che sono proprio le cose più banali quelle che si rischia di perdere per strada.
Figuriamoci le ricette delle frappe...

Frappe
200 g farina
2        uova
1 bicchierino di liquore*
1/2 cucchiaio di zucchero
poco burro fuso, o un cucchiaio d'olio
una punta di lievito
un pizzico di sale
buccia di limone grattugiata (facoltativa)
Mescolare tutti gli ingredienti e formare un impasto che andrà fatto riposare per almeno venti minuti, mezz'ora, prima d'essere steso non troppo sottile, tagliato con la rotellina ondulata o anche con un coltello, e fritto in abbondante olio bollente.
Una volta dorate, le frappe si mettono su un piatto foderato di carta assorbente per togliere l'eccesso d'olio e quindi spolverate di zucchero a velo.
* Come liquore si può usare grappa, alchermes (che le farà belle rosate), sambuca, Strega, limoncello o altro a piacere. L'importante è non ometterlo, visto che è proprio l'alcool che rende morbido l'impasto favorisce la formazione delle bolle in cottura.
Ehm, io ho usato della vodka, ottenendo delle friabili e deliziose fruappje...

Per dire con quanto poco si possono fare le frappe, ricordo che mia madre, che notoriamente non amava molto cucinare, ne faceva sempre qualcuna sfruttando parte dell'impasto della pasta fatta in casa, friggendolo e spoverandolo poi di zucchero semolato. Compatte e rustiche, sì, ma alla fine erano buone anche fatte così.

Ravioli
300g farina
3       uova
4 cucchiai zucchero
4 cucchiai olio evo (o 50 g di burro sciolto, o strutto)
una punta di lievito
un pizzico di sale 

Per il ripieno
450g  ricotta
1       tuorlo
2 cucchiai di zucchero
1/2 bicchierino di liquore (Alchermes o similari)
una punta di cannella
buccia limone grattugiato


Lavorare gli ingredienti e far riposare l’impasto la solita mezzora.
Formare una sfoglia alta 3 mm, ricavarne dei cerchi con un coppapasta o con una rotella dentata,  riempirli con il composto di ricotta e chiuderli facendo uscire l’aria e sigillando bene i bordi per evitare di far uscire il ripieno durante la cottura.
Friggere a doratura in abbondante olio bollente, quindi spolverare con zucchero a velo.


Come si vede non ho resistito, e ne ho fatto anche qualche culurgione... Il problema è che vanno ben serrati in chiusura o rischiano di aprirsi durante la friggitura, con sommo disdoro per l'ambizioso quanto pecione aspirante cuoco.

- Sono pronto!
- Pronto? Per cosa?... Cosa???


- Che c'è, non ti piace il rosso?...

Detto romano del giorno
La peggio rota der carro è quella che strilla.

La peggior ruota del carro è quella che stride.

Un inno a una prudente temperanza o a una quieta rassegnazione di fronte alle storture del mondo? Fatto sta che rispecchia quella disincantata indolenza che è uno dei più grandi pregi e uno dei più grandi mali dell'essere romani. O italiani.

Oggi ascoltiamo
Billy More - Up Down

http://www.youtube.com/watch?v=Ma2d9j_5U4A
Anche le migliori drag se ne vanno, e senza alcun clamore...

Nessun commento:

Posta un commento