Alla fine degli anni '70 Tomas Milian incarnò in una decina di film l'ispettore Nico Giraldi, un ex ladro in seguito arruolatosi in Polizia, un personaggio divenuto icona di quel periodo, con la sua tuta azzurra, i lunghi capelli neri e ricci tenuti sotto una bandana e gli occhi scuri che sembravano fulminare il malcapitato di turno. Un tipo trucido e dalle maniere spicce ma anche verace e di buon cuore, che grazie alla sua abilità riusciva a risolvere con arguzia anche i casi più intricati.
In ogni film Giraldi aveva come degna compagna la scorbutica Angela, ossia Olimpia Di Nardo (una grande attice, scomparsa troppo presto...)
Ma la vera spalla di Milian in tutta la serie di film era Franco Lechner, nella parte dil'indimenticabile Bombolo, un ladruncolo amico dell'ispettore che, volente o nolente, riusciva sempre ad aiutarlo ad arrestare il criminale di turno ...
Sì, perché Bombolo rappresentava il ladro un po' guitto e ingenuo, con un suo codice etico che non prevedeva l'assassinio o la prepotenza verso i più deboli.
Era il romano un po' fregnone e molto Rugantino, e sempre con la battuta pronta (Mejo perde n'amico che na risposta pronta, dice un proverbio romanesco...):
Le battute di Bombolo sono state il tormentone di un'intera generazione, ed anche oggi conservano la loro capacità di farci divertire:
"Metti giù le mano che te tajo come na cipolla, e manco me metto a piagne!"
"Tsé, tsé... - Piagnucolava, dopo l'ennesimo schiaffone di Giraldi - Si te riconosco me meni, si nun te riconosco me meni uguale!... Dimme che me voi menà!"
La coppia Milian-Bombolo funzionava alla perfezione: l'attore e la sua spalla intercalavano battute salaci, quasi da avanspettacolo, con un turpiloquio spudorato, quasi candido ma funzionale ai personaggi, che li rese subito popolari.
Nel "Delitto al ristorante cinese" Milian impersona sia l'ispettore Giraldi che Ciu Ci Ciao, un cinese immigrato de straforo (1) in Italia per lavorare nel ristorante dove, fatalmente, si svolgerà il delitto.
Con i denti sporgenti, una pettinatura improbabile e i suoi modi garbati resta un personaggio indimenticabile.
Memorabile la battuta rivolta a Bombolo, che non capiva mai al volo i suoi giochetti o i suoi ragionamenti: "Ah...io mongoloide di Mongolia, e tu mongoloide di malattia"
La scena del riso ripieno con folmichina è diventata una scena classica del film, come pure il battibecco "Pocoto, pocoto" ("Presto, presto", nel "cinese" di Ciu Ci Ciao).
Film semplici, di poche pretese, ma quei tempi il cinema offriva i polpettoni di Antonioni o le cialde de "Er Monnezza", nient'altro in mezzo...
Film per ridere, film senza alcuna parvenza di politically-correctness, film di "cassetta" si sarebbe detto poi.
Ma film interpretati da professionisti inaspettati (andate a vedere il curriculum artistico di Tomas Milian...), con dei personaggi al limite della macchietta (come il povero Bombolo) che erano la vera spezia forte della storia.
Personaggi stereotipati ma, in qualche modo, "veri": chi è di Roma ricorda un Franco Lechner venditore ambulante assieme al fratello, pari pari al Bombolino dei suoi film...
Oggi Tomas Milian è un anziano signore di quasi ottant'anni, che compare poco in tv se non per rievocare il suo personaggio più popolare.
Un uomo d'una mitezza e dai modi così gentili che fa scoppiar dentro guizzo di tenerezza.
Un uomo molto diverso dal Giraldi o Er Monnezza dei film dei tempi d'oro.
Ecco quello che racconta del suo compagno di lavoro di sempre...
Ah, quello schiaffetto sulla bara...
Non bisognerebbe mai rinnegare o dimenticare il proprio background culturale.
Nella mia giovinezza non c'era ancora Pirandello e Kierkegaard... Quelli sono venuti dopo.
Non c'erano Leopardi, Platone o Shakespeare: c'erano Topolino, Tirammolla, Tomas Milian e Bombolo.
C'era Ciu Ci Ciao, che oggi nessuno si sognerebbe di portare sullo schermo, per non offendere i nostri concittadini cinesi...
Allora le minoranze erano sparute, e Piazza Vittorio era ancora abitata da romani.
Oggi i Ciu Ci Ciao vestono in jeans e non con un improbabile caffettano di seta; hanno i capelli lisci di gel, il telefonino d'ultima generazione e parlano romanesco meglio di me.
In onore del tenero, scaltro e indifeso Ciu Ci Ciao dei primi anni Ottanta (del secolo scorso...) un piatto che unisce Roma a Pechino.
Bombolini di ricotta in brodo o, anche: Bom-bo-lin alle Cinque Spezie.
Per due persone (io e Lǐ Kǎ Ěr Duō)
Versione romana
500 ml brodo (di carne o, ahimé, di dado)
100 g ricotta
1 uovo
2 cucchiai di parmigiano
3, 4 cucchiai di farina
sale e pepe q.b
Per la versione cinese, aggiungere:
1/2 cucchiaino di curry
una punta di zenzero fresco grattugiato
Lavorate la ricotta fino a ottenere una crema liscia e omogenea.
Amalgamatevi un uovo intero, il parmigiano, la farina, il sale e il pepe.
Lavorare il composto, che deve essere di consistenza abbastanza sostenuta, come un puré ben sodo.
Se occorre aggiungere un poco di farina e di parmigiano.
Per la versione cinese unire anche le spezie e mescolare bene.
Portare il brodo a ebollizione.
Per la versione cinese, aggiungere un cucchiaino di Polvere di Cinque Spezie.
Aiutandosi con il cucchiaino (un po' come per le quenelles) formare con l'impasto delle palline grandi come nocciole.
Tuffarle, poche alla volta,nel brodo bollente.
Man mano che saranno cotte scolarle con una schiumarola e versarle nelle tazze.
Aggiugere brodo a piacere.
Per la versione cinese-romana-trucida:
Infarinare leggermente le palline di ricotta (alla romana o alla cinese, non importa. Sono entrambe trucide...) e friggerle in olio ben caldo.
Asciugarle su carta da cucina. Mettetele quindi nelle tazze e versarvi il brodo bollente.
Servite, in tutte le versioni scelte, con formaggio grattugiato.
Detto cinese (e romano) del giorno
不做 亏 心 事 ,夜半 不怕 鬼 敲 门
bú zuò kuī xīn shì , yè bàn bú pà guǐ qiāo mén
Male nun fà, paura nun avé
Oggi ascoltiamo
Chewingum - L'alba di Roma Est
http://www.youtube.com/watch?v=trtHE_ojP9U
Le peggio cose tra i vicoli ciechi di Roma Est, dove tutto può quasi sempre succendere...
1) ossia di nascosto, clandestinamente...
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