venerdì 26 ottobre 2012

Pomodori sull'orlo di una crisi di nervi


Il critico non è, come tanti altri,  il mio mestiere.
Non sono troppo obiettivo e né riuscirei ad essere spietato e sarcastico come il signor Ego in Ratatuille.
Mi si compra con poco, difatti: con la simpatia, con l'originalità, con l'onestà.


Ecco, Alessandro Fullin oltre ad essere un attore bravissimo (la Professoressa insegnante di lingua Tuscolana, certo, ma anche il suo Le serve di Goldoni) è, in primis, una persona onesta.
Con calcolato candore dichiara apertamente di non saper cucinare nemmeno una trota al microonde, che risulterebbe irrimediabilmente mummificata, e che le ricette del libro sono, in realtà, del suo caro amico Stefano Chiara.
E questo me lo fa essere più simpatico di quanto, in realtà, già lo fosse.
Questo libro, scritto apertamente come un divertissement è, malgrado le sue intenzioni, molto di più.
È perfetto, come può esserlo una sonatina di Mozart.
Questo perché, nonostante l'aspetto,  è un vero e proprio libro di ricette, con un titolo divertente, un'introduzione spassosa e la regolare trafila di ogni ricetta degna di questo nome: lista degli ingredienti, tempo impiegato, la difficolta e quindi i passi d'esecuzione.
Seguono le preziose note enologiche di un'inedita Adua Villa, della quale scopriamo finalmente la vena spiritosa (che su Rai Uno, per forza di cose, non può trapelare), che abbina con precise indicazioni il vino adatto ad ogni piatto.
Ogni ricetta è poi accompagnata dalle illustrazioni stile anni '60 di Giovanni Battistini, che rendono onore con garbo (e anche a Greta, difatti) ai personaggi citati tra una ricetta e l'altra.
Il libro è infatti costellato di citazioni filmiche messe lì come perle quasi con malcelata noncuranza.
A cominciare dal titolo: Pomodori sull'orlo di una crisi di nervi.
Una genialità in stile almodovariano, che è anche la dichiarazione d'amore del nostro autore per il cinema.
La copertina, infatti,  ci mostra un Fullin vestito da chef e assediato da un nugolo di pomodori assassini, come un novello Janet Leigh nell'indimenticabile scena della doccia in Psycho.
Le ricette sono semplici ma accattivanti, perfette per ogni occasione e ogni commensale.
Ve ne sono, suddivise nelle varie sezioni:
- Per le occasioni importanti, cioè per ogni data o personaggio icona che ogni gay non può non conoscere e celebrare;
- I piatti della mamma, che per ogni gay non è mai solo la mamma;
- Piatti e gay regionali, dove ogni ricetta è accompagnata dalla definizione della tipologia omo del posto.
- Piatti per eterosessuali, perché qui non siamo mica settoriali, qui si fa della vera cucina fusion, tesori miei;
- Piatti per sedurre lui, a dimostrazione del fatto che è vero che ogni uomo (e ogni donna) si può prendere per la gola;
- Cocktail, che non possono mai mancare (come anche i salatini...) e, dulcis in fundo, lo spassoso Cibo per chihuahua, dove si ironizza con amarezza sul fatto che le coppie gay possano riversare il loro smisurato affetto solo su cagnolini, gli unici esseri viventi che a loro è concesso d'adottare, almeno qui in Italia.
Ecco, un libro così merita un posticino vicino all'Artusi (la cui frase, molto gaya, La cucina è una bricconcella, è appunto messa in apertura del volume); soprattutto perché il buon Pellegrino, che di cucina la sapeva lunga, non ha dato delle sue ricette indicazioni che a noi, esseri più frivoli, sono fondamentali.
Indicazioni del tipo: che espressione assumere dureante l'esecuzione del piatto o quando lo si serve a tavola?
Un vuoto che Fullin completa con i suoi arguti consigli.
Per esempio, a chiusura della ricetta Arancia Lear (ovvero budino di semolino all'arancia), segue la preziosa indicazione sull' espressione  consigliata quando servite il piatto: Lea Massari quando passa sotto la statua e guarda in alto ne Il Colosso di Rodi (1961).
Un libro così ha tutto, e non vi aggiungeremo nulla di nostro, neppure tra le pagine messe a disposizione per gli appunti del lettore.
Oggi, come in ogni periodo buio, c'è una sorta di inflazione di comicità, sia in tv che sula carta stampata, ma di libri che fanno ridere da soli leggendoli non ce ne sono poi molti.
E bisogna sempre essere grati a chi ci fa ridere, a chi ci cucina qualcosa di buono e a chi ci fa compagnia nell'amore con inaspettato affiatamento.

Pomodori sull'orlo di una crisi di nervi
La vera cucina gay italiana.
(Alessandro Fullin, Cairo ed.)

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