Lallallààà... Che ciò qua?...
Sondare le profondità del freezer è come esplorare un album di piccoli ricordi.
Ritrovi la quiche preparata due mesi prima che ti guarda ansiosa e infreddolita come a dire: "Mangiami, te ne prego... non ne posso più!"
Poi il solito chilo di gelato che sta in agguato e, magicamente (mica è colpa mia...) riempie la tazza del dopo-pranzo e/o del dopo-cena.
Poi verdure a non finire. Un minestrone, preparato mischiando tutto il mangiabile, che attende paziente come solo le piante (e la verdura; congelata, poi...) sanno essere.
Poi cose messe alla rinfusa, avani di pranzi e cene dove le dosi (cosa per me abituale) erano state duplicate, se non triplicate.
Innsomma il freezer è la versione alimentare di un armadio, con gli abiti che si usano, quelli smessi che non vedono ancora la via del secchio e quelli ancora da provare...
Vabbè, mica ci farai tutta 'sta sviolinata per due foglie di verza...
Eh sì, invece, perché poi le cose, le idee (specie se culinarie) nascono da accostamenti fortuiti, come dall'unione di un ombrello su una macchina da cucire. O quasi...
La cucina non è certo "ingredienti in libertà", ci mancherebbe (se no avrei già avuto la spudoratezza di fare un sandwich nutella e cozze, agghjiumai!...)
Però a volte restiamo soddisfatti per poco, solo per averci dato il fuggevole piacere di qualcosa di piacevole. La cucina insegna il gusto per le sensazioni buone ma effimere, fugaci, per quel l'arte che non è pietra ma gesto, per quella delicatezza di fiore che dura un solo giorno ma in quel tempo breve esprime tutta la sua gloria al mondo.
Bene, allora facciamoci questo pranzetto falena, questo piatto sakurà, questo inno al transeunte, al passeggero.
Il cibo, in fondo, è un inno alla vita...
Quindi: foglie di verza, bollite in acqua salata fino a renderle morbide, mettiamo un paio d'etti...
Poi delle cozze, o fresche o già preparate e sgusciate (e messe via, al freddo, ad aspettare)...
Anche qui un paio d'etti.
Poi un bel soffritto d'aglio e (poco) peperoncino.
Fate saltare la verza, e se risulta troppo asciutta unire un po' d'acqua di cottura della pasta.
A proposito: ognuno ha le sue preferenze, si sa. A me piace quello corto.
I bombolotti, che si sposano bene col semplice condimento di ricotta romana e parmigiano, qui li ho visti bene con i molluschi. Proviamo...
A metò cottura della pasta unire le cozze già aperte e sgusciate, il loro succo fatto decantare e filtrato, e far ritirare un po'.
Quindi scolare i bombolotti, scatrafrombolalli* nella padellona dove giacciono assieme in tenero connubio la verza e le cozze, e far saltare per un paio di minuti.
Niente di che, figuriamoci. Ma quant'è bbono!
Au revoire!...
* lanciarli, gettarli, tuffarli
Aforisma del giorno
Amare se stessi è l'inizio di un idillio che dura una vita.
Oscar Wilde (of course...)
Oggi ascoltiamo
Ottavio Padiglione - Ho picchiato la testa
http://www.youtube.com/watch?v=fJg4Wazoato
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