Le ricette di torte quasisacher sono infinite, ma alla fine uno si ritrova a fare sempre le stesse, un po' per abitudine e un po' per non rischiare con qualcosa di non collaudato.
In cucina, però, a meno che non si debba portare qualcosa in una cena d'amici un po' schizzinosi, si può - anzi si deve - osare.
Sempre, anche a costo di sbagliare. Anzi, proprio per imparare dai propri sbagli.
La cucina fatta con amore non ha una mete ma solo percorsi.
Non serve solo a portare a tavola qualcosa di decente a chi si vuole bene - o a chi ci paga.
Serve a capire e ad esplorare.
Se poi la cosa funziona, bene: si sarà fatto qualcosa di cui andar fieri.
Le sorprese, poi, ripagano quasi sempre gli sforzi, anche se non è sempre così facile, anzi.
Però quando succede la sensazione è indescrivibile.
Questa volta la ricetta me l'ha data un'amica ormai da tempo in pensione.
Ma non è una tranquilla vecchina, di quelle col cache celestino, che si presentano la mondo in maniera impeccabile e si dividono tra l'uncinetto e i fornelli muovendosi con consumata abilità in una vita senza troppi scossoni.
E neppure una di quelle signore che hanno da raccontare un passato di forte presenza sociale - che una volta senza vergognarsi veniva chiamata lotta - e che con la loro caparbietà e la loro forza hanno contribuito a far sì che oggi sia normale pensare che una donna possa avere il controllo della propria vita e del proprio corpo senza renderne conto al proprio compagno.
Beppa Giosef è una banditessa. Proprio così.
Una che, come si dice qui, puzza de moriammazzato (1).
Una corposa virago con la passione per le armi da fuoco, che manovrava con rara abilità, e i giovanotti, che copriva di bigliettoni pur di circondarsi della loro compagnia.
È stata moglie di Ezechiele Bluff, il cui nome in effetti non dirà un gran che, se non associandolo a quello del più temibile criminale di tutti i tempi: l'efferato Superciuk, il super criminale dalla temibile fiatata alcolica che rubava ai poveri per dare ai ricchi. Questi, un netturbino - o devo usare con finto pudore l'eufemismo di operatore ecologico? tanto sempre di monnezzaro si tratta... - con la passione per i vini di pessima qualità, scoperto quasi per caso il suo superpotere si è subito mutato in un personaggio che pochi hanno avuto il coraggio di affrontare.
Solo lei, la giunonica virago dal neo peloso, sarebbe riuscita a domare un caratterino così bizzoso.
Solo lei, in grado di correre a perdifiato nonostante la mole e le scarpe ortopediche impugnando due mitragliette e sparando all'impazzata, avrebbe avuto ragione di un marito tanto inetto quanto pericoloso.
Solo lei, così truce ma anche così romantica..
Sì, perché anche lei ha un suo lato tenero - come tutti noi - anche se ben nascosto sotto uno spesso strato di sugna che lo isola e lo protegge dalle minacce esterne.
Chi se non lei, quindi, poteva escogitare una torta del genere?
Certo, sapendo che spesso nel cucinare zuppe per il marito lascia volentieri cadere nella pentola giganteschi ragni ed altre schifezze, verrebbe quasi da non fidarsi, ma un'occasione va data sempre a chiunque, e magari tra gli angoli scabrosi di questa donna può davvero nascondersi una dolce - e anche piccante - sorpresa.
Beppa Giosef - Una quasisacher al pepe
(da 20 cm di diametro o giù di lì)
150 g farina
150 g zucchero
150 g burro
100 g cioccolato fondente
3 uova
3 cucchiaini di pepe macinato
2 cucchiai di cacao (facoltativi)
un pizzico di sale
Il procedimento è quello delle paste morbide che abbiamo spesso visto, tanto per fare un paio d'esempi, sia per il Saccherpone che per la Torta Calla: occorre lavorare a crema il burro pomata, aggiungere lo zucchero e poi le uova, una a una, amalgamando bene il composto prima di aggiungere la successiva.
Quindi il cioccolato fuso (e fatto freddare), al quale io di solito unisco sempre un paio di cucchiai di cacao per rinforzarne il sapore. Lo so è un vezzo...
Poscia il sale, pepe e la farina, mescolando con cura.
Si mette a cuocere in forno a 180° per una quarantina di minuti e quindi, previa prova stecchino, si fa raffreddare bene prima di dividerla in due.
Per la farcia, invece della solita marmellata ci mettiamo:
Crema all’arancia senz'uova
100 g zucchero
50 g farina
3 arance spremute
1 scorza arancia grattugiata
Mescolare bene tutti gli ingredienti e cuocere a fuoco basso, sempre mescolando, per far addensare.
Far intiepidire prima di distribuire nella torta.
Per la glassa si può usare quella che abbiamo visto qui:
Glassa al cioccolato pro-Sacher-e-non
100 g cioccolato fondente
70 g zucchero
1 bicchiere d'acqua.
Una punta di peperoncino in polvere, davvero un'ombra.
Portare ad ebollizione l''acqua con lo zucchero, e cuocere lo sciroppo per cinque minuti.
Aggiungere il cioccolato a pezzetti e mescolare bene per farlo sciogliere.
Rimettere sul fuoco, a fiamma moderata, per far addensare la glassa, sempre mescolando.
È pronta quando, immergendovi il cucchiaio, questo risulterà velato.
Si lascia raffreddare fino a circa 40° circa: non deve più scottare toccandola.
E non facciamo i furbi che con la scusa immergiamo il dito e alla fine ne assaggiamo la metà, eh?
Messa la torta su una gratella vi si distribuisce sopra la glassa in modo possibilmente uniforme.
Avendo avuto cura di porre una teglia o una scodella sotto la grata si potrà raccogliere l'eccedenza di glassa e versarla di nuovo sulla torta. Un'operazione che già di suo è d'una libidine indecorosa.
Lasciarla raffreddare bene, ricordando l'anatema: "La sacher non va in frigo!"
Dopo un paio d'ore - dette così, per scrupolo, perché lo so che tanto non si resisterà un granché - si potrà affettare e gustare.
Dolce, aspra e piccante.
Una vera banditessa.
Detto romano del giorno
Taja che è rosso!
Tipico grido dei cocomerari, ossia i venditori d'anguria, verso gli avventori.
Come a dire: su, che è bono, è al punto giusto di maturazione.
Un grido che s'addice molto alla nostra Beppa. La torta, intendo...
Oggi ascoltiamo
Joan Sutherland - Son vergin vezzosa
da I Puritani di Vincenzo Bellini
http://www.youtube.com/watch?v=2e4e-_fsPNM
Un dolce cinguettio che s'addice molto alla nostra Beppa. La banditessa, intendo...
NOTE
1) Una che non la racconta giusta, di cui si sospettano, a ragione, risvolti poco chiari.
la Beppa si può fare!
RispondiEliminaSì, sì, la Beppa merita!
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