sabato 15 novembre 2014

Polpettine di pesce alla Nyanko

Ovvero: ミートボールの魚 (Mītobōru no sakana)

Certe cose accadono per caso, o per quella fortunata connessione di coincidenze che er poro Jung chiamava sincronicità, e che nel suo strisciante afflato mistico stentava ad attribuire alla pura concatenazione di eventi accidentali.
Sempre meglio che ci pensi un Caso a tessere l'ordito della vita, per quanto spietato e disumanizzante possa apparire - avrà pensato er sor Gustavo - piuttosto che l'idea insopportabile per noi poveri esseri umani (dis)senzienti che le cose avvengano per pura legge statistica.
Sia come sia, spesso però accadono cose che lasciano davvero a bocca aperta.
Che non sarebbero accadute "se..."
Un po' alla "Sliding doors" maniera, insomma.
Del tipo l'amore della tua vita che tarda alla fila del supermercato e tu così, "per caso", riesci ad incontrarlo...
Del tipo due passi in più e la tegola così, "per caso", si schianta dietro di te...
Del tipo la persona che ti cambia l'esistenza conosciuta in un posto dove quel giorno non saresti di certo andato e sei capitato così, quasi "per caso", ...
Chi di noi non ha collezionato una sequela di eventi che, a posteriori, sembrano avere nella loro "necessità" quasi del miracoloso?
Pochi però hanno questo pregevole oggetto:

Un ciondolo raffigurante un gattone Maneki-neko con boccale di birra nella zampa alzata...
Non è adorabile?
Appena l'ho visto che mi ammiccava dalla vetrina del negozio me ne sono subito innamorato.
Dovevo averlo, a tutti i costi.
Solo che uscendo troppo tardi da lavoro mi ritrovavo sempre là davanti con la vetrina già buia, e da fuori rimanevo a scrutare un mondo di origami, di kimono e altre delizie nipponiche che non vedevo l'ora di vedere e toccare alla luce del sole.
Un bel giorno riesco a passarci in orario decente e oltre alla simpaticissima Yuko scopro tutto un mondo di cose e di eventi di cui nemmeno sospettavo l'esistenza.
Cose che mi cortocircuitano nella mente lasciandomi strabiliato.

Il gattone in questione è infatti il personaggio di un manga (e di un anime che in Italia non è stato ancora trasmesso) dal titolo "Natsume degli spiriti".
E fin qui, tutto normale.

Natsume è un adolescente che ha il dono di vedere gli yōkai , gli spiriti della mitologia giapponese, e che a causa del suo potere che lo rende "strano" agli occhi degli altri, viene affidato da una famiglia all'altra.
È insomma la storia di un outsider in cerca di stabilità, di una comunità che lo accolga, di fiducia ed affetti.
E fin qui, tutto normale.

Un giorno per errore libera da un sigillo che lo teneva prigionero Madara, un potente demone-cane, che per gli umani ha assunto la forma visibile di un maneki-neko, il gatto che con la zampetta alzata attira la fortuna verso il luogo in cui è ospitato. Madara vuole impossessarsi del libro che Natsume ha ereditato dalla nonna Reiko, anche lei una potente veggente, dove questa aveva scritto i nomi di tutti i demoni che aveva sfidato e sconfitto e che per questo erano divenuti suoi servitori. Visto che il ragazzo è un medium troppo potente da affrontare il demone decide di fargli da guardia del corpo, diventando suo amico e salvandolo spesso da situzioni pericolose e anche dalle mire di altri yōkai.
E fin qui, tutto normale.

La cosa assurda, o meravigliosa, che poi è lo stesso, è che Madara, chiamato da Natsume "Nyanko-sensei" (1) ama bere e mangiare smodatamente.
Spesso esce di notte e torna al'alba col muso rubizzo e l'alito che trasuda sake.
E ha sempre fame, sempre...
E dice che non è grasso, ma ha solo di avere la forma tonda...
È un demone, e solo Natsume può vederlo...
Ricorda qualcuno, vero?

Quando ho capito che Madara è un Leppagorre nipponico, una sorta di Giappagorre, non ho resistito: dovevo a tutti i costi farli conoscere.
Figurarsi, uno con il faccione da lottatore di sumo in disarmo e l'altro con l'espressione da Aldo Fabrizi di fronte all'amatriciana!
Pensa che scintille e che faville!
Oppure, chissà, magari tuoni, lampi e saette.
L'incontro tra due demoni non è mai definibile a priori.
Sarebbero diventati amici o si sarebbero sbranati a vicenda?
Costi quel che costi devo rischiare, mi dicevo.
Ma come attirarli entrambi, un gattone italoromano e un nippodemone?
Ma che stupido sono!
Di fronte a un bel piattone di polpettine di pesce quale gatto, seppur demone, e di qualunque latitudine, può resistere?
E quindi, in onore di questi popoli così lontani ma, come tutti gli esseri di questo pianeta, così vicini, ecco una ricetta di polpettine in duplice forma, fritte e al vapore.

- Dōmo arigatō!
- Prego, prego. O che bellezza! [Anna Marchesini direbbe: "Due mostri in una botta sola!"] (2)
- Arigatō! Arigatō!
- Sì, sì, arigatō a te. Nyanko-san, ma non chinarti così spesso che m'imbarazzi. Leppagorre, stai per dire una cattiveria, vero? Te lo vedo dal luccichio verde negli occhi. Quel lampo è una malignità. Sputa la lisca, su!
- Ma no, che cattiveria! Pensavo solo che è una fortuna per me e Nyanko-san che tu abbia una panza così capiente da contenerci entrambi...
- Ah... grazie. Sei sempre così caro, Leppa...
- Figurati, è la verità. Secondo me c'è spazio anche per un altro gastrodemone. Chissà che non ne esista anche uno sudamericano...
- Magari nella mitologia vudù, che dici? Mi informerò e ti farò sapere. Tu però nel frattempo ti farai una doccia di Sambuca coi fiocchi, tesoro della casa, anzi della panza.
- Ma che suscettibile!
- Sì, velo. Tloppo süscettibile.
- Nyanko-san, te ne prego, non iniziare anche tu, eh?
- Ma tu li ümani li magni?
- No, io li faccio magnà e poi mi cibo del loro cibo.
- Che cosa stlana, davvero. Come palassita, ah?
- No, be' diciamo come ospite... [Se continua così me lo magno vivo. E poi magno te! L'hai chiamato tu, vero?]
- [Leppa, su, non essere cafone con il nuovo arrivato...] Nyanko-san, gradisci una tazza di tè? Una birra?
- Arigatō! La seconda che hai detto. Billa plima di cena è salute di panza.
- Anch'io ne voglio!
- Pelò fai bene. Così meno fatica, ah?
- Be' sai, noi romani non siamo molto rinomati per essere degli sgobboni.
- Parla per te, Leppagorre!
- Uffa... Ma dimmi un po', puoi anche rompere un sigillo scritto in un'altra lingua?
- Oh sì, sì. Devi leccale calta su cui è sclitto, Chiüdi li occhi così...
- A-ah.. Non sembra difficile...
- No, pel niente. Adesso te lo insegno..
- Avete finito voi con le cose da demoni? Meglio passare in cucina, va.
- Mejo!
- Mellio!
E in me il tremendo sospetto che certe coincidenze, o sincronicità che dir si voglia, debbano esser lasciate svanire e perdersi nel vuoto cosmico, nel caos entropico che ci circonda senza necessariamente star lì a sfruculiarle.
Ho davvero scatenato due mostri?
Faranno di me polpettine?
Intanto è meglio rabbonire loro, con delle polpettine...

Polpettine di pesce
Per una ventina di polpettine (sufficienti appena appena per due demoni affamati):
400 g   merluzzo (filetto)
80 g     mollica di pane
50 g     parmigiano grattugiato
2          uova
1 spicchio d'aglio
Prezzemolo e timo, due ciuffetti (3)
Sale, pepe, farina per infarinare e olio di semi q.b.
Nell'armadio di Maga Magò, tra le migliaia di spezie a disposizione, ho trovato un barattolino di "ginger and orange", una polverina miracolosa più delle ali di pipistrello. Ovvio che ce l'ho messa, almeno un pizzico.
Sbriciolare la mollica di pane (se occorre ammollarla in acqua e strizzarla bene), quindi frullare i filetti di  pesce e mettere il tutto in una ciotola, dove aggiungeremo il timo, il prezzemolo, l’aglio tritati e il formaggio grattugiato.
Amalgamare il composto con le due uova e regolare di sale e di pepe.
Formare delle piccole palline e passarle nella farina, togliendone quella in eccesso.

Per cucinare quelle al vapore si potrebbe (e si dovrebbe, in realtà) utilizzare una di quelle belle vaporiere di bambù o d'acciaio che si trovano ormai anche a prezzi abbordabili, ma non usandole spesso preferisco un semplice disco traforato da porre su una pentola contenente acqua in ebollizione.
Intanto in una padella far scaldare l'olio di semi per qualche minuto e quando uno stuzzicadenti immerso farà le bollicine, immergervi metà delle polpettine e friggerle, rigirandole spesso.
Le altre disporle sul disco traforato coperto con un dischetto di carta forno leggermente oliato, e farle cuocere coprendo con un coperchio bombato (o in mancanza d'altro anche con una padella...), girandole di tanto in tanto
Quando le polpette fritte saranno dorate estrarle dall’olio e poggiarle su un foglio di carta assorbente per farle perdere l'olio in eccesso.
Quelle al vapore saranno pronte quando saranno rassodate, circa una decina di minuti scarsi, direi.
Volendo si possono anche cuocere in forno, a 180°C per circa un quarto d'ora, rigirandole di tanto in tanto.
Ma qui si richiedeva la gravità del romanaccio e la delicatezza nipponica in un sol colpo, quindi l'esperimento forno lo faremo un'altra volta.

Disporre le polpettine a piacimento su un piatto di portata accompagnandole con pomodorini, champignons crudi e altre deliziose amenità.

 
- Celto che è così wabi-sabi, eh Leppagorre-san?
- Avoja! Ma chiamami Leppagorre-kun, dài.
- Che tlistezza vedere tanto, come dite voi?... scomposto disoldine. Detto tla noi, fa desolazione.
- Si, ma devi capire che lui è pecione.
- Ah?
- Ehm,  è... clumsy... come dite voi?
- Ah, ecco: è  不器用... Bukiyō!
- Sì, quello! Proprio così!
- Se non la smettete voi due mi bevo mezzo litro di anisetta e saionara a tutti quanti, eh?
- Ma birra ce n'è?
- Quella non manca mai.
- Non è che li preferisci col sake, Nyanko-kun?
- Oh, non vollei distulbale, Leppagolle-kun, ma se c'è...
- Mi spiace proprio tanto Nyanko-sensei, ma sake non ne ho!... Oh, come posso essere perdonato per questa terribile mancanza? Che vergogna insopportabile! Vado a fare harakiri in cucina.
- Ma che lo stai a prenne per c**o?
- No, perché, lo vedi sollevato? E tu zitto, mostro! Sei solo capace di fare comunella con questa palla di pelo!
- Sei tu che l'hai chiamato. Vuoi essere scortese tu, adesso?
- No, ma tu esageri, Leppa, come al solito tuo!
- Vuoi sentire  che cosa gli ho insegnato? Attacca, Nyanko-kun!
- Oh, sì, allola...

                     そして我々は言う         Soshite wareware wa iu
                     そして我々はやる        Soshite wareware wa yaru
                     あなたは水を入れ        Anata wa mizu o ire
                     あなたが払っていない  Anata ga haratte inai


- E sarebbe?... Aspetta, questo è...
- Sì proprio quello!
e noi je dimo
e no je famo 
ciài messo l'acqua
nun te pagamooo!

- Leppagorre, ti spelo con le mie mani, tantèveriddìo!
- Cattivo!
- Warui!
Annamo bene, annamo proprio bene!...


NOTE
1) Visto che "nya" in giapponese equivale al nostro "miao" e il suffisso "-ko" è un vezzeggiativo (spesso usato per i nomi femminili) il suo nome significa qualcosa come "er sor miagoletta", come diremmo a Roma.
2) Nell'indimenticabile "In principio era il trio".
3) Vanno bene lo stesso anche secchi o surgelati. Io di solito il prezzemolo lo trito e lo metto in una formina per ghiaccioli e lo lascio nel congelatore. Come tutte le verdure resiste anche per un anno. Sempre che prima non arrivino in casa le vongole...

Detto giapponese del giorno
見ぬが花。
Minu ga hana.

(Non vedere è un fiore. ovvero La bellezza è di quello che ancora non si è visto)

L’attesa è la parte migliore. La realtà non può competere con l’immaginazione.

Oggi ascoltiamo
per la parte al vapore:
中孝介 : 夏夕空
Kōsuke Atari - Natsu yūzora (Cielo serale d'estate)

https://www.youtube.com/watch?v=q6VDA8v7aSo

per la parte fritta:
夏川 りみ : 島唄
Natsukawa Rimi - Shima Uta
(Canzone dell'isola)

https://www.youtube.com/watch?v=xsUKiMfNG4c

4 commenti:

  1. ma il merluzzo e il parmigiano si sposano bene?

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    1. omeuì! nelle polpette oltre a fare da "collante", se mi passi il termine, dà quel suevviù di sapore umami che al pesce piace tanto...

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  2. Troppo poche. anzi pochissime, coco. Da pucciare nel pomodoro frullato, via i fintifunghi per cercare di scegliere tra fritte e svaporate. La mitica Cesira con il prezzemolo rigorosamente lavato ma con gli steli senza tritarlo forma dei cilindri stretti stretti e li avvolge nell'alluminio. Fuori dal freezer quando taglierai una fettina dal bastoncino verde che si è formato in un colpo solo lo sminuzzi. E' un genio.
    B8uona)s(erata).

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    1. Pocherrime, in effetti, e me lo dicono in coro i due mostri.
      Genialata questa del prezzemolo, ma si sa dalla sora Cesira vengono solo perle di saggezza e di genuina tenerezza...
      BS anche a te, Tesora cara!

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