- Verdi!
- Rossiii!
- Verdiii!
- Ho detto che li voglio rossi, ripieni di riso e con tante patate intorno!
- Invece ce li faremo verdi, col tonno, olio, aceto e basilico!
- Mangiatela te quella sbobba da ospedale per lungodegenti!
Di fronte ai capricci d'un bambino, solitamente, una madre fa valere la sua autorità genitoriale: si strattona il piccino e gli si impone un "si fa così e basta!"
E a meno che la povera animuccia materna sia intrisa di tremebondo lassismo e di timor panico per ogni possibile diniego, tenderà a trascinare il piccolo demone verso reparti del mercato meno compromettenti.
Un minimo di durezza serve, si sa: sono i piccoli "no" che aiutano a crescere.
Fermo restando che la fumosità dev'essere bandita e che una promessa, anche e soprattutto a un bambino, è SEMPRE una promessa.
Ma quando ci si ritrova con un gattodemone che al massimo del (mio) delirio supera i due metri e dieci - dai quali ti guarda anche con divertito sfottò - e che pesa almeno almeno trecento chili, per non parlare poi del fatto che ha ormai superato i 623 anni, quali argomenti addurre per superare l'impasse e seguitare serenamente indenni le compere alimentari?
- Chiamo l'esorcista!
- Mi spiace - Fa lui con una smorfia da beone d'osteria - ma non credo agli esorcismi...
- Ti lascio qui!
- Davvero? Splendido! Così assaggio tutto: gelato alla vaniglia con sgombri sottolio, peperoncini ripieni e frollini al cacao, banane ancora asprigne e miele di castagno!...
- Ti spruzzo con una soluzione di anice stellato!
- Ma dài, dici dici e poi ti scordi sempre di portartela appresso. Uh, ma cosa c'è lì? Le bacche di goji! Corri!
Insomma, ogni tentativo di arginare il ciclone Leppagorre è destinato a una penosa sconfitta fatta di cedimenti, di compromessi e di rivalse (sue, ovvio).
- Allora ne prendiamo quattro rossi. Guardami, dico quattro, eh? E tre verdi, così per un paio di giorni siamo a posto.
- Va be', va be'... Il riso ce l'hai, sì?
- Sì, ce l'ho il riso. Come se non lo sapessi: vivi per metà del tempo nelle mie viscere e l'altra metà nella dispensa: dovresti conoscere ormai ogni mollica che vi conservo dentro.
- Devo dire che di molliche non me ho visto l'ombra ma, piuttosto, c'è del riso soffisto che rischia davvero grosso con la scadenza...
Ottuso come un triangolo, furbo come una faina, ingenuo come un micetto appena nato.
Come si fa a non volergli bene, in fondo?
In fondo, ho detto.
Non s'è mai capito se questo sia un primo piatto, un piatto unico, un secondo di verdura o che.
C'è chi lo usa indifferentemente in tutte e tre le accezioni senza troppi drammi, anche se poi il dubbio resta.
Comunque, è una delle poche cose che riescono bene anche per chi ha il bollino nero in cucina.
Più difficile è preparare un sugo ben fatto o una anche solo una frittata, tanto per dire.
E se ci riusciva mia madre, che aveva un repertorio manesco (nel senso che si contavano sulle dita delle mani le cose che sapesse cucinare davvero bene) allora posso dire senza tema di smentita che un piatto semplice, della cucina popolare, gustosissimo.
E che portato in tavola, come le lasagne, fa sempre festa.
Pomodori ripieni di riso
Per ogni persona occorrono:
2 pomodori rossi tondi da insalata
2 cucchiai abbondanti di riso
2 patate, belle grosse
Uno spicchio d’aglio, del basilico, olio sale e pepe q.b.
Tagliare la calotta superiore dei pomodori e tenerla da parte.
Scavarli quindi delicatamente con un cucchiaio per togliere la polpa, il sugo e i semi, che verserete in una ciotola e passerete al setaccio.
Aggiungere il riso, crudo, l’aglio tritato e le foglie di basilico a pezzettini.
Salare, pepare e aggiungere un cucchiaio d’olio.
Con questo condimento bello liquido riempire i pomodori svuotati e disposti in una teglia, rimettere al loro posto le calottine e disporre, attorno ai pomodori, le patate pelate e tagliate a spicchi grossi, e senza salarle. Bagnarle con un poco del sugo dei pomodori per insaporirle.
Cuocere a forno già caldo per almeno 40 minuti, girando solo un paio di volte le patate.
- Ma qui manca qualcosa... Leppagorre, hai visto per caso...
- Di' un po': non sembro forse un pittore franzoso?
- No, sembri il solito rincoglionito italiano.
- Dài, un Matisse, un Monet, un Picasso.
- Che era spagnolo, tra l'altro. Piuttosto Leppomodoro... Ma dammi qua.
- Uffa vuoi sempre tarpare le mie ali!
- E capirai, dove s'è mai visto un demone gattesco con le ali?
- Cattivo!
- Ingordo!
E così via, per tutto il resto della giornata... ad libitum.
Detto romano del giorno
Pazienza, vita mia, si paghi pena, annerà pe quanno hai fatto vita bona.
Oggi ascoltiamo
Tiro Mancino - Due destini
Pazienza, vita mia, si paghi pena, annerà pe quanno hai fatto vita bona.
Oggi ascoltiamo
Tiro Mancino - Due destini
ma tu e il demone fate ancora andare il forno con 'sti calori???????????????
RispondiEliminaE secondo te il mostro si ferma davanti a 35° all'ombra? Allora non lo conosci.
RispondiEliminaSarebbe capace di mettermi il muso per un mese, rinfacciandomelo a ogni piè sospinto.
Meglio patire il caldo che quella goccia continua sul cervello, credimi.
E poi la cucina, come stanza a sé, è comunque isolata dal resto della casa e chiudendo la porta posso far andare il forno senza troppi patimenti.
Forse...
ah,Chef Ric, ecco perché! CRUDO, il riso deve essere CRUDO! Altrimenti si ammappazza e i chicchi sembrano minifusilli, con tanto di capino reclinato. Così lo proverò anch'io, ciclope permettendo. Magari con cottura in notturna, che è più scic! Ciao
RispondiEliminaBrava, così è, infatti.
RispondiEliminaCottura in notturna mi dà il sapore della visita al museo di notte, o della Notte Bianca... ;-)
Adoro le verdure ripiene, le riempio con qualsiasi cosa, riso, couscous, quinoa, miglio...però a questo bel letto di patate non avevo mai pensato! Geniale!
RispondiEliminaGrazie, Cri, ma geniale qui è la cucina popolare, che prevede un bel letto di papate in ogni occasione, carnea o vegetale che sia.
RispondiEliminaSe devo essere sincero spesso le patate così insaporite sono meglio dei pomodori.
Quando la damigella è più bona della sposa...