- Sì, eh? - Leccandosi le zampe, come fa di solito quando è imbarazzato e non vuole darlo a vedere.
- Eh sì! Dimmi tu se quello era il modo di ringraziare chi ci ha portato un regalo. Che, tra l'altro, ha viaggiato per centinaia di chilometri per arrivare fin qui.
- Per me, guarda - Sempre leccandosi il pelo e senza guardarmi minimamente in faccia - avrebbe potuto anche restare là dov'era, sai...
- Ma come, così buzzurro sei? Era un formaggio da caseificio di paese, quello, mica da bancone di supermercato.
- Ma a me quell'odore... brrr! se ancora ci ripenso mi si rizza il pelo!
- E c'era bisogno di farlo capire così chiaramente? Mettendoti sul muso una mascherina antismog?
- L'avrà capito che non mi garbava tanto?....
- Tu che dici? Bestia, che sei!
Sempre così.
Io cerco di essere conciliante e lui, malcurante, spara a zero; io cerco di tastare il terreno e lui, irruento, si butta a capofitto; io assaggio con cautela e lui, ingordo, trangugia tutto senza ritegno.
E non è mica per un atteggiamento moralistico da borghese piccolo piccolo che dico tutto questo.
Ci mancherebbe...
Il perbenismo, il decoro, il ritegno, sono valori che vanno presi, come il veleno, a piccole dosi, per non rischiare la paralisi vitale.
Ma mi dico: uno ha già il suo Es, la sua parte psichica più irrazionale ed istintiva; uno già deve frenare a stento le proprie pulsioni, che non sentono mai ragioni; e già si devono fare i conti, notte e giorno, con gl'impulsi più arcaici e selvatici della mente, a volte anche violenti, perché no.
Insomma: non basta che la propria vita interiore sia una camminata su un filo sospeso dove, da sopra il tiranno del Super-Io cerca di schiacciare e, da sotto, il gorgo dell'Es cerca di inghiottire.
Non basta che si faccia una continua fatica per tenere a loro posto le imposizioni restrittive e gl'impulsi senza freno: no, ci manca pure il demone felino a metterci del suo...
Ecco, se non fosse una sorta d'archetipo potrei fare come chi crede enl trascendente: telefonare a un esorcista e tanti saluti.
Invece no: visto che fa parte della mia mente, e anzi di tutte le menti, me lo devo tenere così com'è e blandirlo, redarguirlo e costringermi ad avere con lui, come si dice, uno scontro dialettico...
Intanto, per non saper né leggere e né scrivere, la ricotta forte me la pappo tutta io.
Alla facciazza sua!
La ricotta forte (che nella forma dialettale è chiamata ricotta 'scante, ascuante, ashcande o sciquante) è un formaggio fresco di latte di pecora tipico della Puglia centro-meridionale e della Basilicata.
È simile, per lavorazione, alla ricotta fresca e come la ricotta vera e propria si ottiene separando la parte sierosa dal latte cagliato sottoponendolo a una seconda cottura; viene, appunto, ri-cotta.
A questo punto arriva il bello: il formaggio viene schiacciato per ricavarne un composto semi-molle e messo in recipienti chiusi di terracotta dove viene rimescolato quotidianamente fino alla completa acidificazione.
Ed è così che a ricotta assume il suo particolare sapore deciso e intenso.
Appunto: FORTE.
- Troppo forte!
- Zitto tu, che già hai fatto danno. Tanto me la magno tutta io, stai tranquillo.
- Dimmi quando lo fai che me ne vado a trovare i parenti della Tasmania.
- Spiritoso... Basterà che indossi la tua bella mascherina, no? Tanto la figurella l'hai già bell'e fatta!
- No, no: Tasmania o morte.
- Vai, caro, vai. E già che ci sai salutami il tilacino e il sarcofilo arruso...
- Chi???
- Il diavolo orsino, no? Non è un tuo parente?...
La ricotta forte, così stagionata, è in grado di mantenersi commestibile anche per lungo tempo.
In genere si conserva e viene confezionata in barattoli di vetro.
Mi fanno ridere i cultori della cucina giapponese che vantano la delicatezza di sapori, indecisi come un acquarello sfumato, la loro commistione di cui si fa fatica a percepire la differenza tra una pietanza e l'altra.
Mi fanno ridere quelle affermazioni, scritte anche con la massima serietà, in cui il gourmet di turno si dice capace di distinguere un pesce pescato in un certo periodo piuttosto che in un altro...
A me che piacciono i sapori decisi, con cui si debba instaurare un corpo a corpo tra il boccone e la lingua.
Una bella bruschetta con la ricotta forte e le alici è in assoluto il paradiso del palato, un orgasmo papillare che lascia storditi e soddisfatti per lungo tempo.
Oggi però pasta. Anzi, orecchiette. Anzi: recchjetedd'.
Occorrono:
1/2 cipolla
200 g passata
100 g olive nere sminuzzate
3 cucchiai di ricotta forte
A un soffritto di cipolla (come al solito a fiamma bassimissimissima) si aggiungono le olive nere, si fa insaporire per un paio di minuti e poi si versa la polpa di pomodoro, o la passata, a piacere.
Si cuoce facendo bollire per una decina di minuti e nel frattempo si mettono a cuocere le orecchiette in abbondante acqua salata.
Quindi, dulcis in fundo, si aggiunge al sugo la ricotta forte, amalgamandola bene.
Scolare la pasta e condirla con il sugo forte.
E siccome così non mi bastava ho aggiunto anche un paio di cucchiai di pecorino e ho fatto riposare due minuti al coperto, per far mantecare il tutto.
Semplice e forte, come tutto quello che arriva dal tacco d'Italia.
Sapori che stupiscono, che sorprendono ogni volta dopo anni e anni; sapori che fanno innamorare.
Schietti, generosi, e senza fronzoli, come l'adorabile gente del Sud.
Detto pugliese del giorno
A cavàdde gastemàte nge lusce u pile.
Al cavallo bestemmiato brilla il pelo. (Cioè, spesso il disprezzo è dettato dall'invidia).
Oggi ascoltiamo
Franco Battiato - L'Animale
http://www.youtube.com/watch?v=DBHlXwwDnVU
A proposito dell'Es...
Vivere non è difficile potendo poi rinascere
cambierei molte cose
un po' di leggerezza e di stupidità.
Fingere tu riesci a fingere
quando ti trovi accanto a me
mi dai sempre ragione
e avrei voglia di dirti che è meglio se sto solo.
Ma l' animale che mi porto dentro
non mi fa vivere felice mai,
si prende tutto anche il caffè,
mi rende schiavo delle mie passioni,
e non si arrende mai, e non sa attendere,
e l' animale che mi porto dentro vuole te.
Dentro me segni di fuoco e l'acqua che li spegne,
se vuoi farli bruciare tu lasciali nell'aria oppure sulla terra.
Ma l' animale che mi porto dentro
non mi fa vivere felice mai,
si prende tutto anche il caffè,
mi rende schiavo delle mie passioni,
...
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